I venti miliardi per Rusconi

18 Febbraio 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Le ragnatele della Nazionale, l’ultima generazione dei Benetton, la bolla del dopo-Gardini, il fuoco amico su Meneghin, il barbecue sotto Peterson, le redazioni di una volta, Tanjevic da combattimento e le emergie di Siena.

1. Siamo stanchi degli uomini che parlano d’amore: ne parlano tanto che si dimenticano di farlo. Lo diceva Arletty, grande attrice francese, a Jean Gabin, icona della storia cinematografica, in una scena madre di Alba Tragica, ma lo ripetiamo anche noi dopo essere rimasti nelle ragnatele della presentazione dei programmi della nazionale italiana dentro la babilonia dei dialetti e delle lingue madri di altri paesi alla Fiera di Milano.
2. Ci sentivamo confusi come tanti che in questi giorni si domandano se l’addio della famiglia Benetton, alla radice di tutto c’è la separazione in casa fra vecchia e nuova generazione, fra chi vedeva lo sport come passione, possibilità di socializzare, rilancio della città e delle risorse del territorio, e chi guarda allo sport soltanto come perdita di denaro, come fastidio, se questo abbandono non provocherà una crisi generale nel sistema senza entrate, senza visibilità, in un mondo nelle mani di pochi, ma non buoni.
3. La realtà è questa, ma nessuno ci fa caso e al BIT sembrava di essere sul Titanic perché ci pare impossibile che la gente non si accorga del possibile effetto domino. I Benetton accettarono la sfida da 20 miliardi per Stefano Rusconi, un pivottone portato da Varese a Treviso dando ai Bulgheroni i quattrini per realizzare, finalmente, il Campus che resta un gioiello al di là di certe ottuse gelosie, perché nella mischia c’erano Berlusconi, Gardini, insomma era una battaglia fra gente ricca, o perlomeno fra gente che aveva soldi. Erano i giorni del vino e delle rose e del super contratto televisivo. Quando la bolla scoppiò rimasero soltanto i Benetton e il grande Scavolini. Ora con questo annuncio è probabile che altri dicano: ma se mollano loro perché dovremmo restare proprio noi?
4. La Lega ci avrà pensato? Non ne siamo sicuri. Ma dicevamo del disagio generale girando fra i pupazzi della politica sportiva. Sembra ormai evidente che gli attacchi a Dino Meneghin arrivano da troppe parti per non capire che anche lui, prima o poi, dovrà ribellarsi come faceva sul campo, anche se ha fatto bene a correre subito a Torino per tamponare la prima denuncia dell’Espresso. Qui il fuoco amico fa strage e Petrucci è stato bravo a guidarlo fra le rocce, anche se lui voleva rimandare, voleva attaccare in altra maniera. Forse anche gli amici gli nascondono cose che portano a denunce gravi come quella del magistrato ligure Macchiavello che accusa gli arbitri di inventare insulti da mettere a referto per lucrare sulle multe, come quella del dirigente veneto Gianbattista Ferrara che parla di un milione in euro che non è al posto giusto per le valutazioni errate sui parametri dei giovani in viaggio. Arbitri, soldi, mondi esterni ad una presidenza, ma sono mondi federali. Aria di tempesta che non sembra sfiorare chi governa, per la verità siamo in una bolla tipo quel pianeta tenuto lontano dall’ossigeno della verità, non soltanto nello sport. Insomma abbiamo problemi a capire e capirci.
5. Per fortuna ogni tanto giocano, per fortuna qualcosa succede mentre Peterson fa sapere di conoscere per nome e cognome chi ha fatto accendere il barbecue sotto la sua panchina. Lo diceva anche Bucchi. Siamo nel paese di chi conta e di non conta un cazzo come direbbe il presidente federale dei tempi buoni, quel Marchese del Grillo che conosceva i peccati della gente perché aveva tutti i difetti dei peggiori con il “vantaggio” di essere anche molto ricco.
6. Non sappiamo se tornerà la pace, se chi fa dell’ironia sulle troppe sedie e poltrone non abbia già pronta la daga per lasciare Cesare a terra, ma ci viene mal di stomaco anche perché Boscia Tanjevic, da Roma, ci scopre troppo morbidi, poco orsi, incapace di andare al cuore dei problemi. Se lo dice Boscia sarà sicuramente vero. Vecchiaia? Forse. Certo non riusciremmo più a reggere una battaglia come quella che stanno combattendo da altre parti con colleghi che, questo è vero, se anche sono seduti a mangiare con te si alzano di scatto e raggiungono l’antro del re di Cappadocia per paura di venire confusi con un gruppuscolo dissidente che tiene compagnia magari ad altri telecronisti, altri mondi. Siamo in una bella mischia e Tanjevic ha capito che non abbiamo più il fisico, e anche il tempo, per metterci al centro della battaglia come diceva Abatantuono in Mediterraneo mentre il fido Conti gli domandava se non si poteva stare anche ai margini. Che senso avrebbe rimettersi a duellare con gente che ha più mezzi e pochi controlli? Una volta nelle redazioni era tutto diverso. Già. C’era una volta e qui si sbuffa. Si fanno schiamazzi per coprire con il peperoncino dell’ironia tutto il resto. Gente che trema davanti al bosco, gente che fischietta fra le fronde, poi si spaccia per eroico difensore del nuovo mondo come il sindaco di Firenze che gioca davvero fra bosco e riviera e ci vorrebbe obbligare a credere che ha ragione.
7. Il Boscia in combattimento era anche entusiasta della settimana di allenamento della Lottomatica che ha progetti interessanti anche per il domani. Non gli abbiamo creduto, anche perché sappiamo che su quel domani intereverranno tutti gli appartenenti alla setta del “fate largo che pasamo noi”, su quel domani giocheranno in tanti per prendersi vantaggi se va male, gloria se va bene. Però era Boscia e allora abbiamo guardato la Rometta che doveva affrontare il terribile Barcellona. Per la prima volta non ci siamo staccati dal video, almeno fino a quando è entrato a cavallo Roberto Benigni, ma era già finito l’incantesimo perché se ai blaugrana regali quando sono dormienti affaticati, poi paghi quando diventano i campioni d’Europa. Comunque sia abbiamo visto almeno una squadra, una difesa, un ritorno dei corsa dalla zona grigia del campo. 
8. Il Barca come Siena era reduce dal trionfo nella coppa Nazionale, era stanco e, rispetto ai nostri campioni, non aveva neppure la necessità di considerare vitale la vittoria. Per il Montepaschi vita durissima, con spesa di energie fisiche e mentali che, probabilmente, lasceranno poco nella prossima partita di campionato visto che tutto ora si concentra nella sfida conto Istanbul della prossima settimana. State accorti gente, se volete amare fatelo più spesso con quelli che vivono nel vostro stesso ambiente e, se potete, andate all’attacco per aiutare il basket circondato.

Oscar Eleni

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