I soldi di Boban

31 Dicembre 2020 di Indiscreto

Zvonimir Boban ha vinto la causa contro il Milan: il Tribunale del Lavoro di Milano ha infatti stabilito che il club rossonero dovrà dare al croato un totale di 5.375.000. Cifra non esagerata, perché di questi soldi 4.125.000 rappresentano le spettanze fino alla scadenza naturale del contratto, il 2023, e quindi il risarcimento in senso stretto è soltanto di 1.250.000. La materia del contendere era il licenziamento per giusta, che evidentemente il tribunale ha ritenuto non giusta, causa, dello scorso marzo in seguito all’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui Boban fra le altre cose si lamentava di essere stato tagliato fuori dalla trattativa fra Gazidis e Rangnick. Un caso diverso da quello di Fassone, che non riguardava reati di opinione ma proprio la sue capacità come manager, anche quello comunque concluso con il Milan che ha dovuto pagare (4 milioni circa).

Il problema con Gazidis non era soltanto una questione formale, perché il manager tedesco nella testa dell’amministratore delegato del Milan sarebbe arrivato per ricreare una sorta di sistema Red Bull, non solo per fare l’allenatore tedesco alla moda (fra l’altro dei vari Nagelsmann potrebbe essere il padre). Nella testa dei Singer non c’era ovviamente il progetto di imitare la famiglia Pozzo, ma di presentare ai futuri compratori un club con grandi prospettive finanziarie, in aggiunta al progetto approvato per lo stadio nuovo a San Siro (qui pare in arrivo, per loro e per i cugini cinesi, una stangata storica di cui parleremo presto). Alla fine Pioli, cioè la seconda scelta di Boban dopo Spalletti per sostituire Giampaolo (scelta di Maldini, con la consulenza di Sacchi), si è guadagnato sul campo la riconferma anche senza l’uomo che lo aveva voluto al Milan ed il resto è storia di oggi. Come storia di oggi sono Ibrahimovic (scelta condivisa di Boban e Maldini), Theo Hernandez (Maldini), Rebic (Boban) e tutto il resto di una squadra sulla carta da Europa League e che quindi sta facendo molto più del dovuto.

Dal nostro punto di vista la parte interessante della vicenda è che la giustizia italiana ancora una volta ha stabilito il principio che si possano esprimere critiche al datore di lavoro, se queste non danneggiano l’azienda. Un concetto sconosciuto ai tifosi, che vedono traditori ovunque, e spesso non chiaro ai giornalisti, che pure un minimo interesse alla libertà di espressione dovrebbero averlo. Poi ci sta che criticando la tua azienda il contratto non venga rinnovato, nessuno è così democratico, ma interromperlo gratis in questo modo non si può. Senza contare che per il Milan Boban ha abbandonato la vicepresidenza FIFA ed una vita facilissima dove gli sarebbe bastato essere Boban. Adesso è probabile che il Milan faccia ricorso, perché gli americani sono fissati con gli avvocati: ma hanno stratorto.

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