Grazie Kelly

8 Novembre 2008 di Stefano Olivari

Quanto bisogna giocare, al di là del ‘cosa’? John Kelly era un fisico texano che negli anni Cinquanta elaborò varie teorie per massimizzare i rendimenti finanziari e non è un caso che molti giocatori professionisti usino la sua formula più famosa, basata sulla differenza di valutazione fra acquirenti ed offerenti, per definire la puntata. Esempio: l’over di Inter-Udinese è dato dalla Snai a 1,83. Per il banco quindi ha il 54,6% (100 diviso 1,83) di probabilità di verificarsi, mentre secondo noi sarebbe corretta un’ipotesi del 60%. Il ‘Kelly criterion’ dice che la giocata (in rapporto al totale) deve essere pari alla quota moltiplicata per la ‘nostra’ probabilità, sottraendo uno e dividendo per la quota netta. In cifre: togliamo un’unità dal prodotto fra 1,83 e 0,6 e dividiamo per 0,83 (1,83 meno 1). Risultato 0,11: per Kelly andrebbe messo sull’over l’11% del budget. Percentuale che si alza più sono diverse le nostre idee da quelle del banco. Applichiamo il metodo alle tre scelte ‘value’ del fine settimana, quindi con quote più alte rispetto a quelle che avremmo proposto noi: oggi Brescia a 1,60 e Sassuolo a 1,65, domani Catania a 2,10 con il Cagliari. Ma chi vuole può anche continuare con i 10 euro a partita…Kelly dice quanto puntare, poi sta a noi ricordare che si tratta di teoria: non a caso lo scienziato (a lui si deve il vocoder, primo sintetizzatore vocale della storia) americano morì senza mai avere usato il suo algoritmo per fare soldi.

stefano@indiscreto.it
(pubblicato sul Giornale di sabato 8 novembre 2008)
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