Grazie al cane

12 Giugno 2007 di Stefano Olivari

LA CHIAVE – Alla fine del secondo set della finale del Roland Garros molti noi erano convinti che questa fosse la volta buona: Roger Federer aveva trovato la chiave per battere Rafael Nadal, la sua ossessione. Certo, l’aveva fatto anche ad Amburgo, ma qui era diverso, era Parigi, era tre su cinque. Eravamo convinti perché Roger aveva trovato la soluzione, quegli schemi in diagonale che davano fastidio allo spagnolo e l’avevano messo nell’angolo dopo un primo set perfetto. Poi però tutto è tornato come prima, Federer che sbaglia troppo e non sfrutta le occasioni, Nadal a tratti ingiocabile. Con una sola morale finale: Roger non si libererà mai dalla sua ossessione perché Rafa, sulla terra, ha sempre una chiave in più.
PROSSIMAMENTE – Nadal va a giocare al Queen’s, Federer salta Halle, che per lui è sempre stato l’allenamento preferito prima di Wimbledon. Vuole prevenire gli infortuni, dice che Parigi è stato troppo faticoso, dice che è troppo rischioso. Sarà: ma non è che adesso teme di poter perdere da Rafa anche sull’erba?
CHI HA VINTO? – Di Justine Henin ormai sappiamo tutto: sulla terra è la più grande e il quarto trionfo di Parigi coincide anche con la rinnovata armonia familiare. Della sua avversaria in finale, Ana Ivanovic, cominciamo a sapere ora: una storia di un talento nato quasi per caso e cresciuto in una piscina vuota. E comunque Ana, pur sconfitta da Justine, un titolo l’aveva già vinto: quello di Miss Fed Cup 2006. Dite che conta poco?
SPERIAMO BENE – Gli organizzatori del Roland Garros hanno fatto sapere di aver effettuato 182 controlli antidoping nel corso del torneo con test sistematici a partire dai quarti di finale. Tanto per dire: l’anno scorso i controlli furono 152, quindi trenta di meno, e questo depone a favore del tennis. Speriamo solo che non finisca come due anni fa quando Mariano Puerta risultò positivo all’efedrina: lo squalificarono dopo il Masters. Che giocò, tra l’altro.
CAN CHE ABBAIA – Doveva tornare a giocare ma il suo cane ha fatto saltare tutto. A Liverpool avremmo rivisto Bjorn Borg in campo contro Pat Cash, esibizione nostalgica in vista di Wimbledon. Invece la sfida è saltata per colpa del pastore tedesco del 51enne ex giocatore svedese. Borg è stato morso mentre tentava di difendere il suo cane dall’aggressione di uno più grosso: «Aspettavo da tanto questa occasione, da 4 mesi mi preparavo per essere all’altezza». Detto che dispiace per lui: ma – proprio per la nostalgia che abbiamo di Borg – è davvero un male?

marcopietro.lombardo@ilgiornale.it

Share this article