Forum di fantasmi

30 Ottobre 2012 di Oscar Eleni

Vince e non ingrassa il Frank Vitucci che segue il detto veneto dei saggi, prima di parlare taci, se la gode pensando a come era stato trattato a Treviso nella commedia degli equivoci che ha spezzato troppe amicizie, nel momento in  cui i Benetton, come Sandy, hanno  mandato in corto una città che soltanto adesso ritrova la sua genuina passione, come se ai tempi dell’oro si fosse stancata di essere davanti alle grandi città, alle organizzazioni che si sentivano grandi. A proposito, non è vero che la Benetton è fallita e per questo Treviso è fuori dai giochi dei burocrati con l’abaco sulle chiappe. Altre società sono fallite davvero, una due, tre volte, altre hanno sperperato beni fino a doverli vendere in un’asta pubblica, ma non Treviso. Questo lo sanno tutti, anche se non è ancora chiaro a tutti perché siano finiti in promozione. Ma a costo di non farci salutare più dai Renzi e da chi ne cura l’immagine laccata, così uguale alle scimmie nasute del Forum, pur sapendo che persino Meneghin ci ha menato il torrone con la storia dei regolamenti, noi diciamo che una Lega capace di vivere su sfide come Varese-Cantù, che può vantare un torneo dove Pesaro e Bologna si scanneranno, perdendo più del previsto, per far entrare a bilancio il premio assegnato, nella solita confusione per chi azzarda sull’azzurro tenero. Sapendo di fare il male come si vede bene,  a chi utilizza più italiani.

Siamo a questo nei regimi dove troppe regole ammazzano la vera libertà creativa. Si devono aiutare i vivai in altro modo, si deve vendere il prodotto molto meglio, puntando sugli affetti e non sugli effetti. Questi non sanno che il Madison di piazza Azzarita  fu inventato da Gigi Porelli studiando l’ambiente, la gente, la natura stessa del suo popolo: colori e non pubblicità sparate alla pene di segugio (a proposito, arbitri birboni che tenete “pulite” le panchine vi siete accorti che i tabelloni luminosi  hanno un effetto devastante per gli occhi dei giocatori più dei laser del becero in tribuna, delle trombette in panchina?), ambiente elegante, ma non elitario, musica di sottofondo per ballare insieme e non per evitare di rivolgersi la parola perché intanto il vicino non potrebbe sentirti. Questi non curano i particolari e non arrivano mai alla sintesi. Vedi la vendita dello sport professionistico americano e capisci che non tollererebbero mai scarpe rosa e scarpe verdi, scaldamuscoli da nonna Abelarda, vedi le università nel football, nel basket, e scopri che non esistono scorciatoie per chi gioca nella tua squadra.

Dicono che a Milano è arrivato il tempo del terrore inteso come multe. Ne dai una pesante dopo la figuraccia ad Avellino e i muri fanno rimbalzare fuori la storiella che siamo arrivati a 50 mila euro per ogni testolina nello zoo di don Sergio. Esagerazioni, esistono limiti direbbe l’associazione giocatori, ma intanto li vedi ciondolare quei milionari pagati dal genio di Armani, li trovi sempre un po’ cupi, una tristezza  sul campo di lavoro ben diversa dallo stato d’animo che i “ragazzi” della loro età e con il loro portafoglio mostrano ballando sui tavoli, mangiando pesce crudo, facendo vasche fino agli intrugli più costosi. Milano come tante altre squadre. Il pesce puzza sempre dalla testa. Si soffre in allenamento, ci si diverte in partita. Non il contrario. Non chiedeteci se abbiamo verificato di persona. Non ce lo hanno permesso quando eravamo davvero curiosi di capire il nuovo che avanzava, adesso è tardi. Si tengano la loro torre di Babele dove tutti parlano una lingua diversa, tecnica, del cuore, con cervelli da ammassare  al  nuovo ordine come facevano i ragazzi in camicia bruna. Un collega di Reggio Emilia ci ha chiesto perché è stato così difficile tentare di avere una intervista con l’ex bambino prodigio reggiano Melli, non gli abbiamo creduto, ma poi o Viperigno sul Carlino, l’acutissimo Angelino della Costa, ha confermato in un pezzo esemplare che chiarisce molte cose in poco spazio e questo per la nostra rabbia costretti a questi viaggi troppi lunghi.

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