Estinzione della squadra

28 Marzo 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
La scoperta di Pozzecco, le retrocessioni abolite, il ritorno di Gherardini, Sabatini ridimensionato e gli insegnamenti dimenticati. Voti a Mian, Marconato, Corny Thompson, Myers, Bonamico, Rai, Markovski, Gigli e Sportitalia.

Oscar Eleni dall’Oceano Indiano, isola di Reunion, dove siamo fuggiti su consiglio del Viperino che vede tutto nero fra le nostre ruote, dove abbiamo cercato quello che ci manca nel Paese, non soltanto nel basket: apertura alle idee, meglio quelle buone, tolleranza persino verso gli arbitri che meritano di essere almeno protetti dal fanatismo ultras, da chi usa fischietti per spezzare ritmi, gioco, maroni; allegria che non trovi più nei bungalow dove i giocatori ascoltano musica a palla e considerano pallosi i problemi, i drammi, le angosce dei compagni, dell’allenatore, della società come potrebbero spiegarvi quelli che, come il Poz, scoprono oggi che Roma è una squadra senza l’anima. Alla Reunion esiste anche una buona ospitalità e a Dina Morgabin, come la chiamavano i pirati arabi, fanno un corso per spiegare che fra gente dello stesso mondo si può chiaccherare, bere insieme, senza per questo sentirsi sminuiti, corrotti o, peggio, interrotti sulla strada dei ritorni a casa dove siete attesi da statistiche, da gente che è al di fuori, di tutto, da qualche arpia.
Sul Piton des Nieges abbiamo aperto il seminario sul basket che verrà. Non c’era troppa gente ad ascoltarci, diciamo che erano più o meno quelli che su SKY hanno visto il B-day del calcio, più o meno quelli che erano sulle tribune della cadetteria, perché è noiosissimo sentirsele cantare da chi non è autorizzato a farlo. Sulla montagna per sentirsi dire cose che sapevamo da tempo, che erano già state denunciate quando ancora si cercava di ridurre al minimo i regolamenti vincolanti per la costruzione delle squadre ed era stato aperto un giardino zoologico dove leoni e capre potevano mangiare dalla stessa parte senza paura che il più forte sfogasse la sua rabbia sul più debole. “Abolite la retrocessione” è l’ultimo profumo che viene vaporizzato in mezzo al marasma perché in questo modo chi ha scelto giovani giocatori italiani potrà farli andare alla corrida senza il pericolo di trovare un toro con corna affilate. In Spagna lo facevano, la limatura delle corna dicevamo, nelle corride truccate. Giochi e ti diverti. Ti pagano pure. Unico problema è stabilire chi deve stare, per sempre, nella massima serie. Qui cascheranno tutti gli asini e avere idee nuove non è così facile come scrivere che ci servono nuove idee.
Entriamo nella settimana europea che darà colore alla bandiera dell’Italbasket per tutta la stagione, proprio adesso che a Toronto sembrano intenzionati a liquidare il gruppo tricolore visto che il preparatore atletico Cuzzolin servirà soltanto la Nazionale, visto che è stato messo in vendita l’oneroso contratto del Bargnani che sposta in alto i valori delle sue statistiche, ma non quelli della franchigia che lo paga; considerando che Maurizio Gherardini ha finito la sua corsa nel freddo e potrebbe interessare questa parte calda del Pianeta, anche se i piccoli don Rodrigo che decidono quali matrimoni non si debbono fare dicono che ci sarebbero ostacoli sotto ogni vescovo. Milano? No, se arriva Messina, anche se la cosa appare strana come se pensassimo che Scariolo è pronto al rientro senza avere la garanzia che farà tutto lui, dal mercato alle videoclip per giocatori annoiati. Treviso? Ma con chi? Roma? Il Toti sta pensando alla fuga, altro che al nuovo manager. Alla Lega? Ci mancherebbe. Non vogliono nessuno intorno, soprattutto se ha troppa personalità e risultati buoni da presentare.
A Bologna? Forse nello staff del candidato sindaco che non sa niente di calcio, di sport, perché ci si sporca l’intelletto pensando terra terra, ma non nel basket dove stranamente, stranamente?, il creativo Sabatini annuncia di voler investire meno dopo certe sviste arbitrali che certo ci sono state a Treviso, ma pure a Bologna, quando a vincere era invece la Virtus, come dicono a Cremona, sicuramente allo stesso Palaverde quando a cadere era la Benetton. Il coro che si prepara al grande rientro al Pala Dozza-Porelli, per la chiusurta di stagione il 14 maggio, prepara anche un gospel diretto al cielo: investire meno di così?
Eurosettimana per esplorare molto più delle Reunion del basket dove esistono isole di sofferenza per chi ha amato davvero quelli che ci hanno lasciato insegnamenti che certo non si estinguono con la loro partenza per il grande viaggio, uomini come Aldo Allievi che avrebbero meritato almeno di essere accompagnati sulla collina da quelli che hanno camminato con loro, ma anche da quelli che da loro hanno ereditato un regno diverso da quello che ora si contendono strappando da più parti la tela che loro stessi disfano di notte. Siamo in un periodo dove si vive di racconti più che di visioni di cose belle da raccontare. Per tutti quelli che ci chiedono da mandare un bacione a Franco Grigoletti, in coma farmacologico, diciamo che lo faremo quando i medici scioglieranno ogni prognosi e Boscia Tanjevic, che a metà di aprile andrà a leggere l’ultimo verdetto, dopo l’ultima chemio, urla al telefono, che non sarà così facile farci fuori. Parole che servono per illudersi, ma la ruota gira, lo capiscono persino queli che sono stati grandi giocatori e ora si congedano mandando il messaggio a quelli che restano: non esiste un giocatore completo senza l’idea della difesa, non esiste squadra se non si regala una parte della propria pelle al compagno, non esiste società se gli agenti dei giocatori dominano la scena e alimentano il non disinteressato amore per un tiro in più.
Pagelle da cultura creola. 
10 Alle TRE ITALIANE di coppa se ci daranno una settimana radiosa, ma anche se dovesse andare male diciamo che si sono battute come aspettavamo: grande Siena, discreta Treviso, non fortunata Caserta.  
9 Ai tipi come MIAN e MARCONATO perché stanno in piedi da soli anche adesso che potrebbero chiedere una sedia comoda.  
8 Alla festa varesina per Corny THOMPSON che ha avuto onori per quello che ha dato, una cosa stupefacente per chi arriva da un Paese dove le medaglie d’oro olimpiche, ma anche i grandi giocatori, finiscono spesso fra i senza tetto.  
7 A Carlton MYERS che ha ufficializzato il suo ritiro dal centro di San Patrignano. E’ stato grande, è stato bravo, ha avuto molto, forse avrebbe potuto avere di più se non gli avessero detto troppo presto che era indispensabile.
6 A Marco BONAMICO che sembra davvero solo nella pianura circondato da troppa gente che gli dice vai avanti tu e poi si nasconde. Mantenga lo spirito battagliero e non si inginocchi davanti a nessuno.  
5 Alla RAI se è vero che si sta ritirando dalla corsa per i diritti del basket televisivo. In questa partita capiremo tutti chi ha voluto fare passi più lunghi delle sue gambette, ma anche chi vende fumo.  
4 A Zare MARKOVSKI per averci messo una fastidiosa pulce nell’orecchio quando da Limoges ha dichiarato che per questa Virtus la prospettiva è soltanto un mediocre futuro.  
3 Alle RISSE nei finali e nei tunnel. Camomilla gente, certo sopportare certi arbitraggi ti rovina la digestione di qualsiasi partita: caro Zancanella non è più tempo per sorridere, serve mano ferma e logica del gioco.  
2 Al candido GIGLI di Roma che finalmente sussurra una cosa che avevamo cap
ito anche prima di Pozzecco: ”Basta alibi, i colpevoli siamo noi”. Troppo tardi, molto tardi se pensiamo alle teste che sono rotolate andando dietro a gente che non è mai stata veramente al servizio di un progetto.  
1 Al TIRO LIBERO, nuova prigione per gente frollata dal professionismo facilitato, cappio che si stringe quando sbagliare vuol dire perdere e questo costa tanto a chi non è preparato mentalmente, a chi non si è allenato mentalmente.  
0 A SPORTITALIA che serve benissimo il basket ma il cambiamento di banda sul digitale ha escluso gran parte del Paese cestistico dalla dirette della TV che Bruno Bogarelli offre ancora come unica ancora di salvezza per il brigantino italico alla deriva.

Oscar Eleni

Share this article