Eroe nazionale

11 Gennaio 2009 di Stefano Olivari

Qualche sera fa abbiamo seguito su EspnClassic la finale del 1966 fra Inghilterra e Germania Ovest, strafamosa per i suoi episodi da manuale (primo fra tutti il ‘non gol’ del tre a due segnato da Geoff Hurst) ma non certo per il suo spettacolo. Invece si trattò di una partita piena di situazioni spettacolari e giocata tatticamente bene da due squadre quasi speculari (anche se la squadra di Schoen aveva piedi generalmente migliori, come quelli del sottovalutato Siegfried Held), la cui visione rende ridicoli molti luoghi comuni tramandati da uno ‘Speciale Mondiale’ all’altro, con i giornali che copiano da se stessi quattro anni prima replicando l’errore originario. Il principale di questi errori è la marcatura a uomo di Beckenbauer su Bobby Charlton, che di fatto avrebbe tolto dalla partita entrambi i fuoriclasse: peccato che il Kaiser avesse giocato quasi tutta la finale da centrocampista davanti alla difesa e che il fratello di Jack lo avesse incrociato solo per questioni di posizione. Soprattutto entrambi giocarono un’ottima partita e Charlton ebbe più volte l’occasione per aggiungere il suo nome al tabellino dei marcatori (memorabile un suo sinistro rasoterra, su cui fu straordinario Tilkowski). Ma ovviamente parliamo dell’Episodio, spinti da un dettaglio che non avevamo notato nella partita completa BBC (dvd in vendita dal 2002, partita più tutti gli extra che vi vengono in mente): lo schiaffetto che a fine partita Beckenbauer dà sulla nuca al guardalinee Tofik Bakhramov, come a dirgli ‘Ci hai battuto tu’. Tutti abbiamo visto i mille fermo immagine con relative foto: l’idea del novantanove per cento degli spettatori neutrali, anche prima del famoso studio di Oxford (purtroppo in fisica avevamo 4, abbiamo solo capito che anche per questi fisici inglesi la palla non aveva superato la linea), è che non fosse gol. Ma più interessante di un errore arbitrale (lo svizzero Dienst, che non aveva capito cosa fosse successo, fu convinto ad assegnare il gol proprio da Bakhramov) sono di solito i suoi retroscena: con i sovietici che si sentivano derubati dai tedeschi in semifinale (arbitrava Lo Bello padre) e che quindi si sarebbero vendicati, con il ricordo della guerra di vent’anni prima (secondo qualcuno Bakhramov avrebbe risposto alle proteste dei tedeschi citando la battaglia di Stalingrado, ma nessun giocatore ha mai confermato questa versione), con i soliti sospetti sull’ospitalità moggiana della nazione ospitante. E la verità del guardalinee e dirigente azero, morto nel 1993 nella sua Baku? Molto semplice, stando all’autobiografia: ”Non ho visto il punto in cui la palla è rimbalzata, ma ero in ogni caso convinto che fosse rimbalzata in campo dopo avere toccato la rete e non la traversa”. Insomma, un errore ancora più grosso di quello che sarebbe stato qualche centimetro in più o in meno di valutazione della posizione della palla. L’aspetto più incredibile della vicenda non è ovviamente l’errore, per quanto enorme o voluto possa essere stato, ma il fatto che Bakhramov in Azerbaigian proprio per questo errore sia diventato un eroe nazionale. Non a caso lo stadio nazionale di Baku è intitolato alla sua memoria e qualche anno fa prima di una partita con l’Inghilterra Hurst fu accolto dagli azeri come un mito.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
(Mondiale dà appuntamento a domenica 18 gennaio)
Video: il gol del 3 a 2 di Hurst.
Video 2: le immagini più famose della finale del 1966.
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