E paghiamo questa wild card

22 Settembre 2009 di Stefano Olivari

Nei paesi calciocentrici la promozione degli ‘sport minori’ (così, senza vergogna, li definiscono anche certi caporedattori illuminati) dipende soprattutto dalle nazionali. Saranno anacronistiche, ma sono loro a guadagnarsi quelle poche finestre televisive in chiaro, uno straccio di breve al telegiornale e qualche articolo del grande inviato (di solito pezzi del tipo ‘è colpa della federazione’, come se ben assistito dalla FIT Starace potesse battere Federer). Per questo che l’Italia non abbia partecipato agli Europei in Polonia è una sciagura più per il futuro, per i bambini a cui non verrà in mente di giocare a basket dopo avere intravisto per caso Bargnani e Belinelli, che per il presente. Come tutti i fanatici eravamo consci del fatto che i diritti Rai senza Italia significassero oscuramento quasi totale, con le poche dirette obbligatorie per contratto confinate sul sito o su RaiSportPiù (in questo caso rigorosamente non annunciate), ed abbiamo pagato i 22 euro per lo streaming del sito Fiba per non perderci quasi niente. Ottima qualità senza dover scaricare player strani, telecronache obbligatoriamente didascaliche (da Svizzera di una volta) in quanto rivolte a tutto il mondo, la possibilità di rivedere in differita questo e gli altri tornei Fiba (in particolare quello americano). Noi potremmo vivere così per sempre, al di là della tristezza di guardare le partite attraverso il computer. Ma la promozione, dovere primario di ogni federazione, è un’altra cosa: per questo il mezzo milione e passa per comprarsi la wild card mondiale sarebbe ben speso.

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