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Diversità di Dexter

Stefano Olivari 13/11/2012

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E’ iniziata la settima stagione di Dexter su FoxCrime, non abbiamo trovato un modo più sciatto per scriverlo. Il fatto stesso che noi lo si noti adesso ci smaschera: non guardiamo i telefilm americani in lingua originale a in anteprima piratata, in parte perché non guardiamo niente di piratato e molto perché (per ignoranza e mancanza di orecchio) non riusciamo a cogliere tante cose dei prodotti più complessi. Come appunto Dexter, una di quelle tante serie che può essere opposta ai cantori della bella televisione di una volta (che su RaiUno-Canale Cinque corrisponde spesso a quella dei giorni nostri) e del tristissimo cinema di oggi, diviso fra effetti speciali per bambini e storie deprimenti per adulti (ma almeno i ‘maestri’ franco-polacchi le protagoniste le scelgono strafighe e non a caso sono maestri). Nella prima puntata della settima serie c’è stato l’atteso confronto, per dirla alla Pizzul, fra Dexter e la sorella Debra che ormai ha preso tutta la scena nonostante la sua dipendenza psicologica dal protagonista. Il tutto in mezzo a mafia ucraina (il giustiziato di giornata è tale Viktor, assassino di un collega di Dex e Deb), tracce (il vetrino trovato dalla La Guerta nella chiesa bruciata) che possono portare alla verità e casi del passato (il killer del camion frigo, cioé il fratello ‘vero’ di Dexter nonché ex fidanzato di Debra) visti in altra luce. Giuriamo di non sapere cosa succederà, nonostante la quantità di amici che ci vuole rovinare la partita in differita, ma scommetteremmo su una Debra che comprende le ragioni del fratello e che in qualche modo sia allea con lui o brigatisticamente lo fiancheggia in questa sua giustizia personale così diversa da quella dei tanti giustizieri della notte o del giorno di cui sono piene letteratura e cinema (meno, purtroppo, la realtà). La diversità di Dexter risiede infatti non nella perdita di controllo, pur nel quadro di una apparente lucidità (anche all’interno di questa serie i serial killer classici non mancano), ma proprio nell’eccesso di controllo. Progettato per lui fin dall’infanzia dal padre adottivo Harry, da defunto telefonatissimo SuperIo ma anche pratico consulente globale, per incanalare gli impulsi del ragazzo non tanto verso un presunto Bene quanto verso un meno filosofico meno peggio.

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