Di Caprio con la pancia

15 Novembre 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Un primo posto che era normale, le bizze di LaSette, la fame di Andersen, il posto di Pisapia, la mano esagerata degli allenatori, il basket di Messina e Scariolo, le ricette dei grandi. Voti a Milano-Siena, Mancinelli, Armani, Atripaldi, Reyer, fratelli Gentile, Vitucci, Sabatini, Vacirca e Gallinari. 

Oscar Eleni dal Bel Air Hotel di Los Angeles dove, grazie ad amicizie speciali, ha potuto vedere come Clint Eastwood è riuscito ad inventarsi un altro capolavoro trasformando Leonardo Di Caprio nel vecchio J. Edgar Hoover, l’uomo del potere FBI che qualcuno sospetta anche di omosessualità, con i denti gialli e la pancia prominente per la disperazione delle giovani che ancora vedono il bel Leo sulla prua del Titanic. Perché il set di un film? Per farsi le idee più chiare su questa settimana con il basket aperta dalla vittoria di Cantù contro l’Olympiakos e chiusa dal successo dell’Emporio Armani sui campioni di Siena per una notte con oltre diecimila persone sulle tribune, per la serata del primo posto in classifica dell’Olimpia che sembra un avvenimento ai nuovi venuti, una normalità per i vecchi più affezionati all’idea una squadra- un club.
Cerchiamo l’uomo che la superficialità italiana guidata da una battuta del grande Leone considerava un attore con due espressioni. Con e senza il cappello. Ci siamo sbagliati, come succede spesso con i giocatori americani e non, anche se non ci piegheremo mai alle estemporaneee dei Crosariol, e l’arte di Clint ora la conoscono tutti i mistici del grande cinema. Abbiamo paura che stia succedendo la stessa cosa nel nostro basket che cercava di essere televisivamente più chiaro e invece si trova stritolato dal solito share anemico, anche se resta sempre il mistero di spiegare come può essere che in una giornata ci siano almeno 80.000 spettatori paganti nelle varie categorie e così poca gente a godersi lo spettacolo gratuito. Misteri del rilevamento di ascolto che non dovrebbero interessare se tutto funzionasse al meglio e se La7 la smettesse di angosciarsi su chi traina cosa. Certo che la sfiga ci vede bene se al primo spostamento nell’ora delle bevande ambrate ci si trova fra i piedi uno speciale dimissioni. Poi le bizze del digitale sulla 7D, almeno a Milano, ma anche questo non è un problema.
La vera questione nasce dal modo di vivere e giocare delle nostre squadre migliori nella settimana che non ha cambiato davvero le gerarchie del nostro basket, anche se Milano, dopo 21 sconfitte consecutive, ha superato questa Siena da rifare subito, da risistemare in maniera più logica considerando la leggerezza sotto canestro, l’età e i malanni che stanno facendo diventare giocatori comuni quelli che sono stati i fenomeni degli ultimi anni: Stonerook, Lavrinovic e Kaukenas. Come temeva Pianigiani in questo paese di santi e di allenatori, di magliari e finti competenti, se soltanto zoppichi ti arrivano addosso i boomerang che tiravi nelle giornate di gloria e di primato. Domande, domande, ma la realtà è quella che si vede: una squadra partita molto tardi nel lavoro di ricostruzione, una squadra dove serve linfa nuova e Davidino Andersen, senza la fame e la frusta dei bei tempi, non è certo il tipo che ti trascina oltre la barriera di corallo del tempo che avanza, dell’usura e della noia del “vinciamo sempre noi”.
Difficile dire se anche Scariolo vive l’angoscia del probabile divorzio dal Danilo Gallinari che ha spezzato la catena caricando come un magnifico bisonte. Come pensa di arrivare alla vera Armani da scudetto se ancora non riesce a capire quanto hanno da dargli giocatori che avendo vinto molto non si sentono davvero angosciati dall’idea che la gente li applaude, paga per vederli, ma non riesce proprio ad affezionarsi? E la dimostrazione l’abbiamo avuta persino nella sera dell’apoteosi al botteghino, dei bagarini, del sindaco di Milano Pisapia che 25 anni dopo Tognoli è tornato a vedere una partita di quella che fu la squadra delle scarpette rosse, lasciamo perdere dove ha dovuto sedersi in tribuna, lasciamo stare la sgradevole partita a ping pong sul “nuovo” che si qualifica se paga il biglietto, sul vecchio che è la fedeltà del governatore Formigoni non accolto da troppi applausi, anzi, al momento dell’ingresso.
Se dovessimo dare le pagelle per il Milano-Siena appena visto salveremmo davvero pochi protagonisti della sfida e di certo non gli allenatori perché ci stiamo convincendo che questa mania del super allenatore, del super tecnico che tutto decide, dalla dieta al dolce, ci stia ingolfando i motori e la stessa cosa la pensavamo a Desio nei primi due quarti della Bennet quando i giocatori facevano sempre un passaggio in più, ma non per armonizzare il gioco ed ampliare gli spazi, soltanto, sospettiamo in tanti, per la fifa blu di dover poi contare le crocette rosse sul foglio delle statistiche. Se lo diciamo a Pianigiani, Trinchieri, Scariolo, a quasi tutti, per la verità ci rispondono che non sappiamo bene come si costruisce una squadra all’inizio dell’anno. Certo poi le cose cambiano se qualcuno di loro deve rispondere in una interessante inchiesta promossa dal quotidiano spagnolo El Pai di cui vi abbiamo già parlato.
Ora vi proproniamo le risposte di Ettore Messina, pregandovi di non ricordare come azzannava i giocatori pigri ed egoisti, e del don Sergio aromatizzato come una meneghina al rum dal sistema che pretende un rapporto con la gente, facendo però in modo che non ci si possa avvicinare troppo alla creatura allevata nel centro liofilizzazione dei sentimenti altrui. Dunque ecco cosa dice Messina quando gli domandano perché si è perso il gusto del basket naturale: ”L’atletismo ha complicato il gioco, indurendo la difesa, provocando molte difficoltà per il tiratore di effettuare una buona giocata. Per attaccare bene certe difese servirebbero buoni passaggi e sotto questo aspetto i giocatori non sono certo migliorati. Per questo motivo la qualità degli attacchi è tanto peggiorata”. Per don Sergio le dichiarazioni rilasciate il 7 novembre fotografano bene la notte della festa e dei baci con abbraccio a Giorgio Armani che Mason Rocca ha raggiunto insieme ai compagni sul fischio finale di tre arbitri dalla diversa qualità, la più alta rappresentata dal vero Facchini non prepotente, la media dal buon Cerebuch, la normale dal Filippini di rincorsa. Cosa disse Scariolo Bellavista: ”Si pensa soltanto al risultato, (se magnifica el resultado, detta in spagnolo dal cittì della nazionale bicampeon europea che pure divertiva, ndr). C’è questa ansia del risultato che porta giocatori ed allenatori ad essere molto conservatori. Piuttosto che pensare ad un buon attacco si preferisce far giocare male l’attacco avversario perché è più facile mettere in piedi una difesa competiva che un attacco di grande qualità. Costa meno tempo e meno denaro. Non si compa più il talento, si compera il muscolo…”.
Ahi Maria, ahi virgen del Pilar. Certo ci vuole sempre uno che faccia il passo per primo e nell’inchiesta viene fuori anche una verità che dovrebbe allarmare i Bertomeu e i Zanolin della terra: Le regole addormentano il gioco (Aito Reneses), si penalizza l’inventiva (dottor Corbalan, grande play del Real), i giocatori non hanno libertà (lo dice Carlos Jimenez dopo aver parlato con il Mancinelli che certe libertà, fortunatamente per Milano, se le prende, anche se farebbe bene a rivedere la sua smania da finto tiratore), tutte le squadre giocano allo stesso modo (Bozo Maljkovic passato dallo splendore croato alla negazione del gioco con

il Limoges), gli arbitri interrompono troppo (Villacampa), manca immaginazione nel sistema di gioco ( Comas)….
Dicevamo delle pagelle nella notte del Forum, pagelline prima del pagellone.
MILANO
Giachetti 6: Serve più di quello che si pensava ad un certo livello, forse soltanto per la vaporosità di Cook.
Fotsis 5.5: una freddezza che piace, meno quando lo fa giocare da isolato, da mimetizzato.
Cook 4.5: Troppa dedizione al concetto fate voi, io apparecchio poi arrangiatevi. Pensavamo che il tempo lo avrebbe fatto diventare capo sala, cuoco e anche divoratore delle facce dei compagni in maschera. Succederà?
Nicholas 5: C’è dentro ancora poco del vecchio Drew da imperi scudettati e con coppe da alzare.
Bourousis 5: Danza sulle uova un sirtaki che fa imbufalire chi vorrebbe vedere sempre in campo gente con il cuore di Mason Rocca a cui invece mancano i talenti concessi in maniera esagerata a chi segue il detto sui denti che non ci sono quando hai il pane.
Radosevic 6.5: Ma non diteci che il suo futoro è da pivot. Non c’è la statura, per fortuna ha tutto il resto oltre ad un a bella gioventù.
Gallinari 7: Il finale da rodomonte ci fa dimenticare la fase dove pensava davvero ad un congedo innaturale dalla piazza che gli vuole più bene. Lui che studia tutto, è andato anche al Corsera per seguire una riunione di redazione, dovrebbe rimettersi davanti allo specchio per chiedere dove si fa i nodi e dove è Gengis Gallo.  
SIENA
McCalebb 7.5: Se regge, Pianigiani può ancora sperare di sorprendere chi adesso vorrebbe già prenderlo a calcioni. Quando usa la seta dei suoi muscoli è fantastico.
Zizis 5: Non deve stare benissimo perché così anonimo fa davvero impressione.
Andersen 5.5: Non ci incanta con qualche bel tiro. Serve ben altro per dare consistenza al gioco e alla difesa.  
Rakocevic 4: Fingiamo che in campo al Forum non sia andato proprio lui.  
Carraretto 5.5: Non il solito rigore nel fare la guardia, non il solito piglio nel fare il guastatore.
Lavrinovic 5: Una caso legato alla sua condizione fisica e psicologica. Succede.
Kaukenas 5: Non ci siamo mai esaltati per i lituani, che nella storia hanno avuto mille secchi di latte da vendere trovandosi quasi sempre nella condizione di chi abbatte tutto con un calcio. Kaukenas non è più l’implacabile dei giorni santi. Madrid, l’Europeo lo avevano fatto capire anche se in mezzo c’è stata la semi resurrezione del quinto scudetto.
Ress 5: La testa altrove e in questo momento Siena non può permetterselo…
Michelori boh: Che cosa può aver mai fatto il gladiatore per non avere più un minimo di fiducia dal grande capo della scuola di Fontebranda? In anemia rimbalzi il tipo forse servirebbe, ma dicono che passerà a Venezia. Boh.
Stonerook 7: Non per come ha giocato, ma per quello che cerca sempre di essere anche adesso che non è più il vero re leone.
Aradori 4.5: Avrà lavorato tutta l’estate come si dice, ma ci sono giorni in cui questo lavoro lo devi mostrare davanti ad avversari veri e non alle sagome di cartone.
Allenatori 5.5 e sappiamo di essere sacrileghi nei confronti dei migliori d’Italia, al momento, si capisce, ma se non sono loro a liberare la mente degli amministrati chi può farlo? Adesso volete quelle solite? Va bene, ma una roba breve.
10 Al MANCINELLI che un amico bolognese considera davvero grande ammesso che non tiri quasi mai. Ecco come passa la gloria di una bella serata.
9 A Giorgio ARMANI che ha voluto almeno fare una fotografia con il sindaco Pisapia che era mischiato fra le gente nella prima tribuna. Pisapia 25 anni dopo Tognoli perché la Moratti nella sera dell’esibizione Armani-Knicks era presente all’evento, non al tormento.
8 All’ATRIPALDI che adesso cammina sul cielo di chi ha finalmente imbroccato tutto, dagli americani alla conferma dell’allenatore che vive di magie musicali e letterarie.
7 Al popolo REYER che si gode davvero giornate speciali nella terra dei nemici trevigiani.
6 Ai FRATELLI GENTILE tanto attesi nella sfida Casale-Treviso, tanto bravi da tenere bene la scena. Siate gentili, continuate così.
5 Al VITUCCI sopreso dalla brutta Avellino di Cantù: succedeva anche l’anno scorso in certe trasferte. Succede quando devi fare sempre tanti salti oltre il fuoco.
4 Al SABATINI che sembra proprio deciso a lasciare la Virtus. Perché non ci dice, finalmente, cosa vuole davvero dagli 8.000 fissi di Casalecchio, dalla città, dal basket? Vivere con questa angoscia che la Virtus non sarà mai più quella dei giorni d’oro è un tormento.
3 Al Gianmaria VACIRCA che considera finito il suo impegno con Montegranaro proprio nella stagione del grande balzo verso frontiere più ampie. Dispiace perdere un tipo come lui, ma se cede perché vuol far cedere altri allora è un gioco già visto e non tanto produttivo.  
2 Al Basket che parla tanto di spese da calmierare se ci sarà un americano in più o in meno e poi mette sul tavolo assegni da oltre un milione di dollari per molti giocatori delle squadre di prima fascia. Qualcosa non torna.
1 Al DIGITALE che ogni tanto deruba il basket di un mezzo punto di share alimentando la bava di chi vorrebbe vederlo in pezzi questo gioco che non è riuscito a capire gli slanci tipo la notte del Mamba.  
0 Al super GALLO che non può andarsene proprio adesso che Milano si era riabituata ad amare davvero uno dei suoi giocatori. Cari Stern e Jordan continuate a litigare ancora un po’.  
0 bis: A chi considera il pugno di Homan a Finelli una primizia dimenticando che il proferssor Rinaldi fu davvero la prima vittima quando a Pesaro giocava uno stuntman con un dito in meno.

Oscar Eleni
(14 novembre 2011)

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