Depressione da ridere

11 Dicembre 2008 di Stefano Olivari

Chi conosce persone malate di depressione sa che si sono curate o si stanno curando con farmaci, oltre che con un sostegno psichiatrico: perché il depresso, qualsiasi sia la causa della depressione (spesso nessuna, guardando la situazione da esterni), ha come prima reazione quella di isolarsi dal mondo e come primi effetti quelli di stanchezza fisica e di mancanza totale di concentrazione. Insomma, non la ‘malattia dei ricchi’ di cui si parlava qualche decennio fa, ma qualcosa che più o meno lentamente uccide. Per questo vedere una malattia derubricata a mezzuccio per vendere più libri o per incassare qualche soldo facile fa rabbia. Un depresso non può fare per sei mesi non diciamo il portiere della Juventus, visto che pochi lavori al mondo esigono più concentrazione di questo, ma nemmeno il portiere d’albergo. Un depresso non diventa tale perché il suo presidente lo fa pedinare in discoteca, al di là della tristezza e della volgarità di tutta l’operazione. Per questo Buffon che va tre volte in un giorno a vedere la mostra di Chagall (l’ha scritto nell’autobiografia recentemente uscita) fa ridere, chi ha avuto questa idea per farlo sembrare più profondo ed interessante forse ha confuso la depressione con la sindrome di Stendhal. Per questo Vieri depresso perché Moratti lo faceva pedinare è ridicolo quanto Moratti stesso (che poteva cavarsela con pochi euro di abbonamento a Novella 2000 per sapere le stesse cose) e la sua richiesta di risarcimento (12 milioni alla Telecom e 9 e rotti all’Inter) sembra più pretestuosa di quelle della vecchina malferma che scivola sulle scale mobili e fa poi causa al supermercato. Affari loro, ma l’aspetto comico della situazione è pubblico: nel 2008 per dimostrare una sensibilità bisogna fare i depressi.
Stefano Olivari
stefano@indiscreto.it
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