Delocalizziamo Montezemolo

4 Agosto 2011 di Italo Muti

di Italo Muti
Coesione, nuova parola d’ordine. Napolitano docet: bisogna stare uniti in questo momento in cui l’Italia è sotto attacco, con gli alfieri dell’amor patrio in testa. LCDM e Marcegaglia i primi nomi che mi vengono in mente. In un altro momento potremmo discutere sui soggetti che attaccano l’Italia, che poi non sono diversi da quelli del ’92, che tanti danni hanno fatto nella nostra storia, ma se SB sta sbracando in maniera invereconda nell’uscita di scena, come neanche un bocciato Cepu potrebbe, gli altri soloni non sono da meno.
Uno dei soggetti passabili per il dopo SB, Dei permettendo, è il nostro Luca Cordero di Montezemolo, un vero innovatore e un fautore del prodotto italiano. LCDM, oltre ad essere figlio putativo del grande cazzaro, e ci fermiamo qui perché vogliamo bene al Direttore e non gli toglieremo la possibilità di tornare a Wimbledon, è anche l’autore di massime quali “La Fiat non ha preso una lira dallo stato italiano”: proprio il personaggio che ci rappresenta meglio, anche in senso pirandelliano.  Questo fenomeno nel collezionare posti di AD o Presidente, avrebbe (non è certo, ma probabile) deciso da poco tempo, dopo aver acquistato 115.000 azioni Frau , di delocalizzare parte della produzione dei mobili Cassina in Romania. 
Cassina è il marchio che si occupa del lusso e dell’alta qualità del settore, una fortissima specializzazione con un ottimo indotto in Brianza, terzisti compresi. Cassina è ovviamente controllata da Poltrona Frau. Il nostro condottiero ha quindi mostrato, dietro quel suo sorriso a metà tra lo squalo de’ noantri e la pubblicità di un dentifricio sbiancante della Lidl, la cialtroneria del riformista nostrano, sempre pronto a fare le pulci agli altri, senza vedere il suo pessimo incedere con la consecutio temporum.  Delocalizzare solo la cucitura per vedere l’effetto che fa, costa 40 posti lavoro diretti, poi c’è il resto, ovvero la possibilità minacciata ma in maniera dolce e non offensiva , di trasferire tutto la parte rimanente. E la qualità? Secondaria ai costi, per colui che rispose con entusiasmo contagioso all’idea di essere nominato ambasciatore del Made in Italy da Silvietto nostro nel 2008. A meno che, non si abbassino le richieste salariali. Di questi tempi, questi operai, con il lavoro che latita, vogliono pure essere pagati. Il disfattismo si vede dalle piccole cose.
D’altra parte, con la Marcegaglia che vuole delle riforme a tutti costi, sarà questa la risposta del vate di seconda categoria?
Pagare meno o pagare ancor meno all’estero? Co co co, sembra il canto del secondo millennio, d’altra parte la benzina per le Lamborghini Diablo o le Ferrari costano sempre di più, tagliare sul millesimato è improponibile, si cominci con i tagli sugli stipendi, il resto verrà da solo. Si vede che la Marcegaglia, un’altra che si è fatta da sola…forse la colazione, è troppo occupata, come il fratello, a fare compravendita di azioni nel suo studio, con due computer, uno per gli acquisti e uno per le vendite, per capire il momento. Mon Dieu, l’argent de poche est necessaire, pas de quoi. Rouge or Noire ?
E mentre ci richiedono di fare sacrifici, di rimboccarci le maniche, loro danzano con passo leggiadro la polka di Johann Strauss,
non rendendosi conto che il giramento di palle ha raggiunto il nucleo centrale, neanche fosse Giulio Verne nel suo viaggio al centro della terra. Un viaggio veloce come l’alta velocità privata dove, il nostro, ha imposto le ferrovie francese di SNCF come partner, sempre nell’ottica di una perorazione assoluta del made in Italy con tratteggio degno di Jerome K Jerome, forse involontario. Colui che minacciò di tradimento coloro che non tifavano Ferrari, ha preso una strada contorta per guidare il paese, forse è il caso di delocalizzare pure lui…la scienza riuscirà a dare una risposta?
Italo Muti
(15 luglio 2011, in esclusiva per Indiscreto)
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