Casa sbagliata

3 Gennaio 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Quelli assolti da Sky, la vita di Fultz, i mezzi giocatori di Roma, il passo di Galanda, l’energia di Bechi, l’amichevole di Sabatini, i resti di Bucchi, i frilli di Treviso. Voti a Banchi, Vitucci, Mahoric, Lardo, Green, Scarone, Reyer, Snaidero, Gallinari e Recalcati…

Oscar Eleni dalla casa sbagliata dove mi ha fatto andare il Tarozzi, collega bolognese che ricorda Amici Miei, per cercare le origini di John Kociss Fultz. Spinto dalla passione sono arrivato in Nuova Zelanda, a Marlborough, dove l’azienda vinicola Framingham attirava di più della cittadina del Massachusetts dove oltre sessant’anni fa è nato appunto John Kociss Fultz. Diciamo che la scusa per bere molto l’abbiamo presa dal famoso ”basket petulante day” di SKY, quello dove ti fanno venire il mal di testa e un sacco di rimorsi perché non vedi quello che loro stravedono, perché non ti sembra possibile l’assoluzione a prescindere per certi giocatori che fanno porcate da licenziamento in tronco, molto prima degli allenatori che mettono su una strada, eh sì la maggioranza di quelli che abbiamo visto sul campo il 2 gennaio aveva alle spalle notti senza sonno, bevute esagerate, con la testa persa ben oltre l’ultimo petardo.

Certo la Nuova Zelanda non ci ha curato, mentre nella culla dei Fultz hanno un centro per lo studio sulle malattie cardiovascolari, sulla chiururgia per il cuore che potrebbe aiutare quando batte troppo forte per certe emozioni.
Eh sì ci siamo persi e siamo anche rinati leggendo la vita di Fultz, passata attraverso l’età dell’oro varesina, diventata epica nel regno di Torquemada Porelli, ragionando a posteriori sulle cose che ci ha detto quando lo incontrammo a Domegge in uno dei camp che Ottorino Flaborea organizzava per Dino Meneghin, guardandolo insegnare. Lo fa anche adesso a Napoli, ma su una cattedra, non sul campo. Pensare, poi, che il suo libro è stato pubblicato nella collana “ Sul filo di lana”, per una casa editrice dove fra le menti creative c’è Lorenza Guerra Seragnoli, ramo Montenegro, un cognome che ci ricorda Isabella e il suo baseball appassionato e fantasioso, che ci riporta a Giorgio e alla sua magnifica ossessione per quella che è stata la grande Fortitudo perduta ora nel vicolo Sacrati, abbandonata persino da chi le voleva un bene dell’anima, ci ha rimesso a posto le ultime ferite come diregge Ugo preparando l’ultima cena. Non abbiamo indagato sulle parentele, ma ci accontentiamo di aver comunque sognato seguendo la strada che dalla casa di Kociss porta a quella di John Kerouac come ci aveva suggerito il Tarozzi.

Dicevamo del tavolo neozelandese scolpito da Pirilampe di Atene: ci siamo alzati con la testa che girava. Troppo di tutto. Troppo bello per sembrare vero, troppo brutto per dirci che era proprio vero. Pensieri del nuovo anno ai piedi del basket melenso day.

1) Guardare Roma è proprio irritante e viene da piangere a pensare che hanno coinvolto uno come Tanjevic, che la setta degli allenatori estinti spara sul pianista Boniciolli e non su quei mezzi giocatori che il “progetto” Italia impone di tenere sul campo. Vero che anche gli americani fanno spesso schifo perché non hanno niente dentro da regalare agli altri, ma il Vitali e il Datome di Caserta erano la fotografia sulle utopie di regole che danno perle ai porci.

2) Siamo sicuri anche noi, come Recalcati, che gli arbitri lo abbiano preso di mira, ma anche la sua Cimberio fa acqua difensiva, proprio come Roma: torna indietro dopo un’azione offensiva con il passo del Galanda influenzato e del Crosariol che non sorride a nessuno.

3) L’energia Bechi ha fatto del bene a Brindisi, ma, cara gente, se il Perdichizzi della promozione non riusciva a scuotere i “ragazzi”, sono sempre ragazzi i giocatori, allora sarà meglio rivedere tutto
e al momento di dare gli stipendi detrarre la parte per la gnagnera sapendo che un capro espiatorio l’italietta dello sport di squadra, in fallimento da anni e non soltanto nel basket, lo trova sempre nell’allenatore. Pagare in multe il bere esagerato, le danze nei privati, lo schifo in genere e a Pesaro faranno bene a fare lo stesso ragionamento anche se cambiare americano sembra sempre così facile.

4) Piacevole vedere i ragazzini Virtus impegnare Siena nell’amichevole di gennaio, ma la domanda che si fanno in tanti è: perché un amichevole in pieno campionato?
Perché il Sabatini che si è dato tanto da fare per rilevare il Bologna calcio non ha capito che questa Virtus aveva bisogno subito di un ritocco, anche prima del caso Kemp che lascia perplessi, non perché siamo tutti insensibili davanti al lutto, alle faccende famigliari come è accaduto negli anni scorso, ma perché restiamo sempre sbalorditi davanti al professionismo sportivo che pretende tutti i privilegi, pensate alla baraonda dei calciatori per le feste natalizie da passare in “casa”, con la “ famiglia”, ma poi, davanti ai doveri dimenticano tutto e fanno il broncio. Sulla partita di Siena si potevano costruire tante belle storie, tipo quella di Gaddefors lo scandinavo, tipo il chirurgo che ha messo in piedi Pianigiani in poche ore dopo l’intervento sul menisco, ma ci siamo accontetati del sonno beato e giusto del nipotino di Minucci. La ninna nanna la suona il Lavrinovic che incanta nel momento in cui i campioni stanno pensando di cambiare l’alettone posteriore Moss con quello anteriore Hairston, in attesa di vedere l’effetto che farà il nigeriano Akindele sul mondo europeo che ora dovrà proprio considerare Siena come avversaria per le finali a Barcellona, anche se sappiamo, per aver già vissuto quella esperienza ai tempi di Pesic e dei blaugrana al primo titolo continentale, che sarà durissima digerire poi il tutto.

5) L’occhio vitreo di Livio Proli al Pianella per capire che l’Armani ha perso la beata sponda del tutto va bene, tanto stiamo imparando, per approdare sull’isola dei fumosi dove tutto si confonde e dove Piero Bucchi prende fischi e anche qualche fiasco. Lo abbiamo sempre detto che per allenare a Milano, Roma, Bologna, serve gente speciale, gente che buca il video, che prende tutti i fulmini, ma te li spara anche indietro, non certo chi è permaloso, chi vede ombre anche dove c’è soltanto polvere di stelle e grande storia, ma, stabilito questo, bisogna anche dire a Proli e, pensiamo, speriamo, a Pascucci, che non si può avere una idea di squadra e poi trovarsi con i resti del magazzino. Certo che Finley regista lo ha voluto Bucchi facendo dire a Proli che era il migliore play del decennio milanese, absit, certo che su Petravicius qualcuno deve aver datto il nulla osta per dargli l’occasione perduta per infortunio l’anno scorso, ci saranno delle relazioni del nuovo staff di medici che in presentazione è stato glorificato come se in passato, quello vero, Milano non avesse già avuto i migliori senza dover ricorrere, come pensava il Zanca bevuto in una stagione, a gente che veniva da lontano, ma, tornando al soggetto della questione, cioè allenatore e squadra, prima di colpirne uno per educarne altri quindici, assistenti compresi, bisogna dare almeno la possibilità di ricreare le stesse situazioni di Mosca e Valencia, ammesso che già in quei giorni non ci fossero i sintomi della malattia della valutazione esagerata di tutto, un po’ come il precampionato fatto mostrando solo la faccia brutta di chi “ vuol fartela vedere”.

6) Treviso è meno irritante di Roma, c’è qualcosa che fermenta nel tino di Repesa, ma sono anche questi dei frilli che si prendono tutto il bene della terra verde
e poi ricambiano soltanto se hanno smaltito la loro voglia di sguazzare dove stanno i coetanei “più fortunati”. Tornare al metodo Buzzavo sembra doloroso, ma altre strade hanno portato alla clinica SKY, quella dove medici-cronisti così pietosi, così affratellati ai poveri milionari del campo, continuano a fare fiorire piaghe purulente che ti fanno sveni
re. E adesso voti.

10 A John FULTZ e la suo libro ‘Mi chiamavano Kociss’. Da leggere, da meditare, con tutti i rimpianti nella Bologna che era dei Porelli, ma anche dei Germano Gambini, che era Virtus, ma anche Fortitudo, che era basket city con passione e cultura.
9 Al BANCHI senese, assistente di Piaanigiani, il Taylor nella saga del nostro Brian Clough, il Sales che fu oro per Gamba, il Frates che fu diamante per Recalcati, lo Zorzi che ha servito tutte le bandiere tecniche più importanti dopo la sua meraviglia veneziana dove oggi la gente sventola bandiere oro granata nel segno della nuova Reyer da promozione. Voto alto perché lui stà il più nascosto possibile ed è un grande pregio.  
8 Al VITUCCI che fa pentole e coperchi nella terra dei lupi avellinesi insieme al paron Zorzi. Sapere che che hanno i punti di chi riceve molto di più fa pensare ed anche applaudire. Dai Ercolino, resisti.  
7 Agli spinaci di Tomo MAHORIC che al primo faccia a faccia con Repesa lo ha stesso per il conto totale. Cremona meglio di Roma e Treviso, ma ci pensate?.  
6 A Lino LARDO perché non si spaventa davanti a certi burroni e a certi burloni, perché non si domanda cosa può aver fatto di male per non veder riconosciuti i capolavori di Verona, Reggio Calabria, Milano, Rieti e con la stessa Virtus.  
5 Al GREEN di Cantù che alla fine è stato persino valutato più di sciagura Finley, a proposito per i medici SKY è un grande quando segna, ma è uno sfortunato con ginocchio urlante quando fa troiate variate, dopo una partita giocata con la testa nel sacco. Gli è andata bene.  
4 A German SCARONE che lascia Caja, Corbelli, Rimini, per andare a guadagnare nel regno di Piacenza, in una serie inferiore dove hanno progetti ambiziosi. Ci dispiace non vederlo ancora al vertice, forse chi cercava un play poteva rivolgersi a lui o, magari, a Rombaldoni. Avercene rispetto a certi fusibili sempre in avaria.  
3 A REYER e SNAIDERO perché ad un certo punto, mentre Cantù e Milano se la tiravano in faccia, ci hanno quasi convinto che era più divertente seguire la festa del Taliercio, seguire Lauro e poi lo Zancanella che spiegava il pasticciaccio brutto del Forum. Il capo degli arbitri alla Rai e non a Sky. Ma che strano.  
2 Al GINOCCHIO di Gallinari che adesso ci farà stare in ansia più della sua schiena e del suo polso pensando all’Europeo.  
1 Alla NAZIONALE che Milano dovrebbe vedere il 13 febbraio nella partita fra polveri di stelle. Metterla insieme adesso è da neurodeliri, a meno che Pianigiani non abbia voglia di stupirci convocando soltanto uomini e rinunciando agli ominicchi.  
0 A Carlo RECALCATI che non può essere un problema per Varese per ciò che è stato in Federazion ed ora non è più. Pensare a vendette postume di chi, magari, soffriva la dittatura nata nell’ottica del siamo padroni e voi dovete soltanto ubbidirci, non ha senso. Meneghin, sul campo, le dava volentieri al Reaclcati giocatore, ma poi lo ha amato e non ha memoria corta. O no? 

Oscar Eleni

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