Carta cantante

10 Luglio 2008 di Stefano Olivari

Oscar Eleni da Las Vegas per vedere quanti italiani sono alle macchinette cercando i tre simboli del successo, un bel giocatore, una bella persona, un contratto che diventi bello col tempo. Girano i nostri eroi alla ricerca dell’amico perduto nei campi di lavoro dove la NBA concede a tutti una prova, dove le agenzie di collocamento guardano in faccia questi italioti che si stanno convincendo di dover preparare in breve tempo squadre che vadano bene per un campionato aperto a tutti, europeo ed extracomunitario, senza più legami con le scuole nazionali che, come si è visto, interessano poco quando i giocatori hanno pretese ancora prima di essere veri giocatori. Basterebbe girare per i moltissimi campi estivi che a pagamento illudono i quasi dotati, che tolgono alle famiglie l’angoscia della vacanza intelligente, che sembrano aiutare il sistema senza che nessuno se ne accorga se in Cadore, fra gli allenatori, trovi un Matteo Boniciolli, il migliore nel campionato secondo gli esperti, se nel campo che ogni anno allestisce Dino Meneghin, nessuno va a parlare con il capo organizzatore Ottorino Flaborea che ne avrebbe di storie da raccontare, che ha visto tutto e di più, che vi potrebbe dire finalmente la verità, lui che ama ancora Biella, che ricorda Varese con affetto e Napoli con nostalgia, lui che ha un rifugio in Grecia quando si rompe di ascoltare le solite balle.
Questo è il paese del sole dove finalmente il giornale sportivo più letto, o più acquistato, forse sarebbe meglio definirlo così perché molte delle sue pagine sono da utilizzare subito, al primo sguardo, per la famosa trippa, ha scoperto la sua vocazione con un titolo che cancella tutto il resto, persino certe prime pagine affidate a certi untoni, persino certe lettere lasciate sulla scrivania di chi non sa davvero di cosa è stato chiamato a parlare, di capi rubirica che guardano con ribrezzo il loro sport. Quale titolo? Beh diteci voi sbavanti per Ronaldo e Ronaldinho se un tre colonne taglio basso come “Gel per l’orgasmo, creme arrapanti, l’erotismo sbarca in profumeria”, non vi fa venire voglia di mare, di fuga, di foga, di tutto quello che incendia le pinete dove i nostri eroi passano la vacanza in attesa di tornare al duro lavoro dello sportivo professionista che, certamente, seguendo il filone, deve fare molte più rinunce di qualsiasi precario, di qualsiasi operaio, di qualsiasi disgraziato che poi dovrà rinunciare a qualcosa per essere presente in tribuna senza il diritto di urlare ai giocatori sei una merda come il tuo piede sinistro, come la tua mano destra, frase celebre di un film amabile come certi vini che non legano la bocca.
Carta canta per sapere che siamo alla rottura fra chi dice di rappresentare i giocatori e chi sostiene, dategli torto, di mantenere i giocatori italiani oltre il livello di vita che potrebbero permettersi in un vero mercato concorrenziale. La carta canta e si suona perché abbiamo scoperto con dolore una cosa che sembrava sfuggire: cosa? Pazienza.
Dunque l’Europa sceglie come miglior dirigente Ferdinando Minucci. Tripudio senese. Meritato riconoscimento che poi diventa apoteosi anche con il premio per quello che in Mens Sana fanno valorizzando marchio, squadra, organizzazione. Ora tutti sanno che Mephisto Ferdinando ha giustamente messo la Lega davanti a certe scelte, spingendola verso l’accordo che, come già vi hanno spiegato in tanti, era stato ratificato dalla stessa federazione dopo la benedizione di Petrucci che per farci notare, lui così machiavellico, così abile nel tenere vicini gli amici, ma ancora di più i nemici, quanto era d’accordo ha persino fatto un viaggio a Madrid durante le finali di eurolega andando a parlare ai giocatori di Siena ancora avvelenati dalla sconfitta col Maccabi. Pensare che la Lega avrebbe fatto un passo indietro perché l’associazione giocatori si era messa a capo della rivolta, annunciando lo sciopero per il raduno di Azzurra fasulla, ci sembrava molto strano. Siena ha la carta che canta: nella sua squadra campione gli italiani Carraretto e Ress giocano quando servono, giocano spesso e spesso sono anche importanti; nella sua squadra multietnica gli “italiani” Stonerook ed Eze hanno molto spazio; nella squadra virtuale, quella dei Datome e dei Lechthaler, ci sono giocatori allevati nella più bella delle città, sono italiani e giocano altrove perché non abbastanza forti per stare con chi vince gli scudetti, questo l’associazione non può contestarlo e nemmeno suggerire che sarebbe meglio perdere facendoli restare al Palasclavo invece di mandarli in giro perché a decidere dovrebbero essere gli allenatori a cui magari si vorrebbe imporre l’italiano fisso; nelle squadre giovanili di Siena ci sono tanti talenti presi anche in altre regioni, ma di sicuro ci sono ragazzi che possono crescere con assistenza tecnica adeguata se è vero che nelle tre finali di categoria Siena è sempre stata presente vincendo pure due titoli.
Fatta cantare la carta ora veniamo a ragazzi che, sembra, si dovranno presentare a Bormio, pronti poi ad incrociare le braccia in modo che si possa dire poi che la Federazione era stata avvisata ed è colpa soltanto di chi ha trattato male l’argomento se poi non dovessimo trovare una qualificazione all’Europeo che in altri tempi avremmo considerato abbastanza semplice da ottenere almeno in seconda battuta se davvero la Serbia farà le cose come si deve, fatto tutto da verificare considerando cosa hanno combinato i plavi di Belgrado e dintorni quando hanno organizzato loro, quando hanno fatto figuracce impensabili per quella che era considerata la grande scuola. Ora ditemi voi se la Lega può essere impressionata da un teatrino del genere, da minacce di squalifica dei giocatori che le società prestano alla Nazionale pagando anche i mesi in cui questi probabili azzurri non sono utilizzabili nel club? Le vie di uscita sono molto semplici: campionato che si organizza in proprio, una cosa privata e poi il Coni pensi al resto affidando alla federazione i tornei dal semiprofessionismo. Campionato che guarda verso altre consorelle europee per la famosa Lega pro continentale che anticiperebbe le mosse della NBA, mosse lente e non valutabili oggi anche se ogni tanto ci mandano il farlocco di turno per far sognare un paio di giorni, per rimandare un paio di mesi come è avvenuto a Milano.
Qui, bella gente, ci sono posti strani dove non ti danno un metro quadrato in più anche se sei promosso, dove te ne danno molti in più anche se ne hai importanti già funzionali, qui ti promettono che sarai in regola con le norme delle organizzazioni a cui sei affiliato, ma poi cambiano idea, scelgono palliativi come un tempo fecero a Varese, come non sono mai riusciti a fare a Cantù. Davvero l’avvocato Cassì si era illuso che Corrado avrebbe accettato di ridiscutere una cosa che era stata decisa all’unanimità dalle società, quasi all’unanimità dal consiglio federale, perché se non fosse così dovremmo pensare alla denuncia, una carta controfirmata dal Petrucci che soltanto due anni prima avrebbe bruciato i firmatari del documento?
Raccontatecela bene cari amici, fate cantare la carta e spiegateci la transumanza probabile del Corbelli da Milano ad Udine per dare sollievo all’Edy Snaidero che si è chiamato fuori, che ha urlato la sua rabbia dopo aver scoperto che era stato mal consigliato quando gli hanno detto che sarebbe stato presidente felice se avesse smontato il bel gruppo che lo riportò in serie A. Carta armena per profumare il territorio della grande Milano pronta ad abolire la sua Provincia, in modo da poter concedere alla nuova proprietà Armani uno spazio più grande per far sapere che la città non ha niente da offrire al grande basket: presidente ed amministratore dall’Emilia, general manager da Pesaro come il team manager, allenatore da Bologna, preparatore atletico da Modena, a proposito un saluto al paziente Lassini liquidato senza una carezza. Possibile che il tempo perduto abbia lasciato così tanti buchi? Certo prima c’erano un romagnolo-bresciano ed un livornese, nella storia è stata la componente v

eneta a fare la grande storia, ma insomma qualcosa a Milano si trovava. Pazienza. Non bisogna essere schizzinosi.
Pagelle prima che la carta comincia cantare per chi non ha ancora messo insieme una squadra decente eppure parla, straparla, s’infiamma per architetti giapponesi, per americani che dovrebbero cambiare la faccia di squadre che dovevano essere tenute insieme.
10 A Carlo RECALCATI per non aver inserito nel gruppo azzurri scioperanti i naturalizzati. Non vuole fare favori a nessuno, non vuole dare patenti di italianità gratuità. Sarà vero? Curiosamente l’unico mensanino scelto è il Datome da viaggio, quello che lui faceva giocare pochissimo, quello che per primo ha fatto sapere di essere pronto allo sciopero, quello che ha rischiato di stare a casa dall’Europeo per Garri. Il voto alto è al futuro presidente federale. Candidate lui e poi avremo tutte le leggi che servono per lo sviluppo, pazienza se la Lega e l’ex amico Minucci non saranno proprio d’accordo.
9 A Matteo BONICIOLLI scoperto in canottiera sui campi di lavoro del centro cadorino di Meneghin. Un tipo strano questo allenatore che ad Avellino ora minacciano per la fuga di due americani, senza spiegare perché altri se ne sono andati, perché altri hanno brindato il giorno in cui l’uomo del miracolo aveva deciso di andarsene.
8 Al SABATINI virtussino perché nel derby delle parole e dei quasi fatto con SACRATI sembra uscire vincitore come cantano le curve bolognesi, come cercano di spiegarci quelli che considerano BYNUM un talento rubato al Maccabi proprio quando stavamo dicendo che sono gli altri che vengono a rubarci i grandi giocatori. Mistero, ma forse anche Mizraki è in crisi.
7 Ad Ariel FILLOY giovane talento che ha lasciato Rimini per Milano. Andandosene ha scritto un bella lettera ai suoi vecchi tifosi. Una cosa che dovrebbe far aprire gli occhietti a chi per questo italianizzabile non ha fatto molto e per gli italiani veri si sta strappando i vestiti mentre loro, lo dice la storia recente, appena hanno avuto la possibilità se ne sono andati lasciando la casa dove erano stati coccolati e ben pagati.
6 A Ferdinando MINUCCI per i premi vinti, per averci fatto sapere che si è sentito sorpreso e gratificato dal riconoscimento europeo che in Italia viene notato soltanto dalla Lega o in Federazione, ma non nell’associazione giocatori. Accidenti se uno fa cose che risaltano oltre i confini possibile che qui remi contro il povero giocatore italiano?
5 A Dan PETERSON perché ci fa venire il nervoso che uno di 72 anni sia sempre applaudito e venerato ovunque si presenti a parlare, ovunque faccia una lezione. Nella bella storia raccontata da Sciascia sulla Prealpina ci ha fatto rabbia scoprire che è ancora integro oggi ed è stato sprecato tanto ieri da chi poteva ricostruire con lui una società che avesse almeno memoria, che non facesse prendere paura a chi vede nei nuovi abbracci gli occhi della mantide.
4 All’ULEB e alla FIBA se non trovano immediatamente un premio per ricordarci del professor Nikolic con lo stesso affetto che abbiamo provato per il colonnello Gomelski a cui è dedicato il trofeo sollevato da Ettore Messina a Berlino.
3 A ROMA e MILANO che congedano la gente quasi nel silenzio, che assumono la gente quasi in segreto. Aspettiamo chiarezza sul passaggio di Saibene alla panchina Armani come secondo di Bucchi, aspettiamo di sapere se davvero fossìle Fucka, nervino Bulleri, Watson, Gabini, sono da mercato, sul mercato, fuori dal mercato.
2 A GENOVA che resta illusione per un basket di vertice e TORINO che resta una chimera per quelli decisi a cambiare sede dopo essere stati trattati male dai loro amministratori. Pazienza Genova, ma tornare a Torino soltanto per Italia-Bulgaria è doloroso. A meno che il progetto GANZ, Reale società ginnastica e DON Bosco non vada davvero a buon fine.
1 All’ufficio stampa FEDERALE per non averci spiegato chi è Massimo Valle che nel raduno di Bormio sarà team manager al posto di Meneghin. Per non averci fatto sapere almeno un po’ della storia di Giovanni Benedetto scelto come assistente da Recalcati. Gente famosa, gente brava di sicuro, ma è bello, in vecchiaia, essere aiutati a ricordare.
0 All’ASSOCIAZIONE ALLENATORI che deve chiedere scusa a Recalcati per avergli dato in vista delle qualificazioni europee almeno dieci giocatori inguardabili sui diciotto che ha convocato. Se non è colpa loro ci facciano i nomi dei colpevoli e non tirino fuori sempre la storia dei campionati giovanili che non selezionano, delle società che non rischiano sul fringuello italiano. Lo sanno tutti, quello che non sappiamo è perché qualcuno rivitalizza, rinfresca, scopre, alleva davvero, mentre altri sono pronti a fare soltanto i cavalier serventi di chi garantisce un posto nel grigio orizzonte, dove se magna, dove sei figo e tosto se non rispondi al telefono e rinneghi quello che giuravi fosse soltanto la verità su certa gente, certi agenti, certi giocatori.

Oscar Eleni
Fonte: www.settimanasportiva.it

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