Biblioteca polverosa

28 Ottobre 2011 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni
Il libro su De Sisti, l’intervista di Bertomeu, lo scandalo Thomas, i tre minuti di Melli, la rabbia di Trinchieri, l’autocritica di Minucci, le fatiche di Basile, la doppia Europa lombarda, la faccia dei greci, l’armata turca e la politica di Siena.


 

Oscar Eleni dalla biblioteca polverosa dove puoi trovare di tutto, meno che un’ Olimpia Milano definita, giustamente? (Sì lo era, anche se il rosso bogoncelliano e del Simmenthal resta inavvicinabile per chi non dimentica), elegante in maglia nera per l’Eurolega a Madrid, dove serve avere pazienza per obbligare la memoria a cercare notizie sul primo sodalizio con Mario De Sisti adesso che i curatori del libro sul nostro caro bugiardo sono pronti, come del resto quelli per Nando Gentile.
Euronervoso per la reazione all’intervista di Jordi Bertomeu, numero uno dell’eurobasket, che ama dire la verità, una verità che da noi offende. Certe cose sui pensieri nascosti di un Giorgio Armani, che preferirebbe 100 Madrid o Mosca a 100 partite nel borgo antico, dicono dalla casa madre catalana, non le hanno mai dette, forse le hanno pensate , ma questo lo pensano in tanti parlando di Europa e non fermandosi al localismo che esclude. Insomma lo stesso paesino che si sarebbe svenato per Bryant, che ha cambiato persino i calendari per una chimera, lo stesso mondo che accusa gli anti Mamba di non amare il gioco, lo spettacolo, va dietro a i finti indignati, a quelli che non riescono neppure ad avere un fido in casa loro, che giocano in palazzetti riadattati, che risparmiano prima di tutto sugli stipendi per il settore giovanile.
Mondo basket, mondo canino che adesso riscopre lo “scandalo“ Thomas che in realtà aveva mandato fuori dall’Eurolega Roma ed è accaduto alla fine dell’89° campionato. Giustizia, gridano dai rostri della rosea in orgasmo. Basta inganni, ma prima vediamo come va a finire con Siena che certo avrà una soluzione giusta da proporre: se lo prendono i campioni allora si deve tornare a ragionare sul resto. Il resto sarebbe la fine delle ipocrisie: italiani e stranieri. Basta. Sul numero l’Eurolandia ci dice che gli stranieri debbono essere almeno 6. Smettiamola di far arricchire i mercanti di passaporti fasulli.
Pensieri di coppa dopo una giornata dove Cantù e Milano hanno sfiorato il grande colpo in trasferta.
1. L’Emporio Armani-Scariolo aveva in mano il Real, ma gli stessi che avevano mezzo le picche sulla schiena dei merengues hanno poi avuto il polso fragile al momento della stoccata. Sembra che don Sergio non abbia fretta di colpi clamorosi, quasi desiderasse costruire una squadra nuova senza attirare l’attenzione degli altri. L’unica verità è che quando bisogna difendere duro qualcuno va ad incipriarsi nel retrobottega. E’ accaduto a Pesaro, non doveva accadere a Madrid. Concordiamo sul fatto che la Milano di oggi ha 6 giocatori di alti livello, 3 buoni sparring, 3 comprimari, ma qui non sappiamo davvero dove collocare la speranza Melli che in estate doveva essere protetto dal supersfruttamento azzurro ed ora si fa i suoi 3 minutini a partita guardando oltre Sant’Antimo, serie A 2, dove la Virtus Bologna ha mandato Moraschini, un altro dei leoni dell’argento europeo. Le grandi società non possono rischiare per far crescere giocatori non vincolabili se non con contratti esagerati.
2. Per una volta, quest’anno, diamo ragione al Custer Trinchieri che si è arrabbiato con i suoi soldati per non aver colto l’attimo nella trasferta sul campo luminoso di Vitoria dove l’orchestra sulle tribune non disturba, crea atmosfera certo più dei cori che gli ultras italiani di ogni sport non sono mai riusciti a cambiare, restando fedeli all’insulto, al bercio sconcio. Da noi cantano, ma soltanto all’inizio e alla fine, quelli di Siena, gli altri fingono di essere organizzati, ma nella sostanza non sanno coinvolgere e se non trovano appoggi vi chiedono perché siete andati a vedere la partita. Tornando alla sconfitta Bennet diciamo che se il pesce puzza sempre dalla testa allora bisogna chiedersi perché nel gruppo viene il complesso di Rodi: giganti d’argilla. Anche qui, come per Milano, siamo all’esperienza educativa. C’è tempo per entrare nelle 16, ma sarebbe stato bello far sapere che in Italia abbiamo tre corazzate vere e non presunte.
3. Il capitano Ferdinando Minucci, console a vita del sistema basket senese e nazionale, ha ammesso di aver visto male quando ha costruito la squadra per andare all’assalto del sesto titolo consecutivo e per una finale europea. Meglio accorgersi subito se le cose non vanno. Ci stupisce questa riserca degli esterni, quasi una legge del contrappasso per la paura di affrontare difese a zona che un tempo erano la specialità mensanina nei giorni gloriosi del professor Cardaioli che, contrariamente a quanto gli è stato malignamente detto, in palestra ci sapeva e ci saprebbe ancora stare. In Europa abbiamo sempre considerato il brigantino senese agile abbastanza per fare grandi imprese, ma non solido per sostenere le tempeste finali. Siamo lontani per giudicare, non abbiamo mai parlato abbastanza con Pianigiani per capire se davvero si sentirebbe meno libero di dare spazio al gioco con l’omone al centro per blocchi, rimbalzi e difesa. Come sempre le soluzioni senesi stupiranno e poi ci si metterà ancora in ginocchio dicendo che sono i più bravi anche con il caffè corretto.  
4. Lo sapevamo che Basile non poteva reggere due fatiche ravvicinate. Legge del tempo, ma anche logica. Meglio un muscolo pizzicato adesso di una situazione avvelenata dagli acidi più avanti. Questo non vuol dire che l’acquisto è stato sbagliato, tutt’altro, ma che serve una copertura doppia nei ruoli e allora perché tanta timidezza con il timido Lighty?  
5. Cantù e Milano in casa giovedì 3 novembre. Peccato perché la Lombardia felix si era abituata bene alla doppia Europa.  
6. Scekic l’uomo di Vitoria. Nicholas quello di Madrid. Ma continuiamo a credere che Micov sarà l’uomo chiave se Cinciarini resisterà alla doppia pressione, siamo sicuri che Hairston può far volare Milano, ma non siamo ancora riusciti a capire se Fotsis e Bourousis si sentono davvero nel posto giusto, se possono confermare il detto mediterraneo italiani-greci una razza una faccia.  
7. Finali in Turchia, sponsor principale turco e le due grandi armate di Istanbul, Fenerbahce ed Efes, nei guai. Valli a capire i giocatori e i manager che fanno certe squadre.  
8. Siena e il suo fascino a livello culturale, oltre che cestistico, avrebbero riavvicinato il presidente federale, in fuga dalla rabbia pesarese per una confessione incompleta, e quello che dirige la Lega amministrativamente. Buon segno? Dipende. Lo capiremo presto.

Oscar Eleni
(28 ottobre 2011)

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