Mon amour
Bellissima sconfitta
Stefano Olivari 27/04/2007
“Fin du reve”, fine del sogno…la Francia ha accarezzato l’idea di battere la più quotata Italia di Zoff e Scirea, nazionale senz’altro più ricca d’esperienza rispetto ai Galletti, ma si è risvegliata sconfitta, e ora diventa indispensabile fare risultato contro gli agguerriti padroni di casa dell’Argentina…la Francia ha perso contro una grande squadra, la sconfitta ci poteva stare, ma la situazione ambientale è diventata terribilmente difficile, poichè i giornalisti alloggiano nello stesso albergo dei giocatori, l’Hindu Club. Così, come ovvia conseguenza, insieme alle difficoltà della partita appena perduta scoppia il cosiddetto “Affaire des chaussures”, o “Caso degli scarpini”… l’Adidas, all’epoca praticamente monopolista delle scarpe da calcio (solo la Puma, tra le grandi multinazionali oggi sul mercato, era presente) aveva offerto ad ogni giocatore una cifra intorno ai 1500 franchi (circa 250/300 mila lire) perchè i giocatori della Francia, nel prepartita, pitturassero di bianco le tre strisce dello sponsor sulle scarpe, in modo da farle vedere chiaramente in mondovisione…la cifra però viene ritenuta troppo bassa dai giocatori che non riescono ad ottenere il desiderato aumento: accade così che per protesta Platini e compagni non solo non ridipingono di bianco le strisce, ma in alcuni casi le nascondono col nero…insomma, non si saprà mai se nel prepartita di Italia-Francia i Bleus siano stati più concentrati sul mostrare o meno lo sponsor piuttosto che su come fermare Paolo Rossi e Bettega. In ogni caso questo pretesto viene colto al volo dai tanti giornalisti desiderosi di sparare a zero su Hidalgo e i giocatori…senz’altro possiamo aggiungere che all’epoca una discussione sui soldi che lo sponsor avrebbe dovuto pagare era vista dall’opinione pubblica molto peggio rispetto ad oggi, ma parliamo di cifre comunque ridicole se rapportate a quelle attuali… 6 Giugno 1978, Buenos Aires, stadio del River, 80 mila spettatori scatenati riempiono il prato di papelitos intonando all’unisono “Ar-gen-tina! Ar-gen-tina”, i calciatori francesi si rendono conto del dramma di questa gente oppressa da una crudele dittatura, e di quanto il Mondiale sia importante per loro, per dimenticare le loro sofferenze…qualche mese prima si parlava di boicottare la Coppa, ma è chiaro a tutti come per fortuna non sia andata così, perchè più di tutti ne avrebbero sofferto queste persone… Luis Cesar “El Flaco” Menotti schiera in porta Ubaldo Matildo Fillol, poi Olguin, Luis Galvan, Passarella e Alberto Tarantini in difesa, Americo Gallego e Ardiles a centrocampo, Valencia e Houseman sulle ali e Kempes dietro il potente centravanti Luque, Hidalgo risponde cambiando qualcosa rispetto all’esordio: sempre Bertrand-Demanes in porta, in difesa con Bossis e Tresor entrano Battiston e Lopez, a centrocampo, con Henri Michel e Platini, Bathenay prende il posto di Guillou, davanti il tridente fantastico Rocheteau – Lacombe – Six. La partita è bellissima, Menotti fuma come una locomotiva, all’ 8′ Lacombe di testa impegna Fillol, poco dopo Rocheteau manca la porta su centro di Six, la Francia gioca bene ma col passare dei minuti l’Argentina prende campo…Houseman si libera di Battiston sull’ala sinistra e appoggia al limite per Kempes che con un siluro centra il palo, Bertrand-Demanes para due volte su Luque, i difensori argentini, Gallego e Passarella su tutti, martellano come fabbri senza che l’arbitro svizzero Dubach reagisca come si deve… Sul finale del tempo Luque entra in area, Tresor lo affronta in tackle, il rimpallo gli termina sulla mano destra, Dubach lascia correre, Gallego lo ferma e lo porta dal guardalinee, l’arbitro ci ripensa: è rigore! I francesi sono increduli, o meglio, si immaginavano che qualcosa del genere prima o poi sarebbe accaduto…Passarella di sinistro colpisce palla e terreno ma questo basta a spiazzare il portiere, si va al riposo sull’uno a zero per gli Albiceleste. Tempo dopo Dubach dichiarerà che, una volta rivisto in tele, il fallo di mano di Tresor è chiaramente involontario e quindi non avrebbe dovuto fischiare il rigore; peraltro dobbiamo dire che di tutti gli episodi con i quali gli arbitri hanno favorito l’Argentina nel Mondiale 1978 questo ci appare uno dei meno scandalosi, soprattutto se oggi pensiamo al concetto di “danno procurato” (che comunque non riguarda la casistica del fallo di mano, per cui rimane il discorso della volontarietà) a causa del quale vengono sanzionati rigori decisamente meno evidenti. Inizia il secondo tempo e dopo 10 minuti Bertrand-Demanes, cercando di deviare uno spiovente di Kempes destinato all’incrocio, batte la schiena contro il palo; sono attimi di preoccupazione perchè il portiere non si muove, poi si riprende ma deve entrare François Baratelli. La Francia attacca, al 60′ Lacombe evita Fillol con un pallonetto in mischia, la palla batte sulla traversa e torna in campo, fortuna vuole che capiti sul sinistro di Platini che di collo pieno da due metri spara in porta per il pareggio francese… Si ricomincia e Platini, con una grandissima azione personale evita tre avversari e con la coda dell’occhio vede il taglio da destra verso il centro di Didier Six, l’ala francese servita alla perfezione da Platoche evita nel contrasto Tarantini e si presenta a tu per tu con Fillol…Six colpisce in diagonale, Fillol non ci può arrivare, la palla rotola verso la porta, sembra gol sicuro ma termina fuori di pochissimo…la Francia ha appena mancato un’occasione incredibile per passare in vantaggio. Chi sbaglia paga e dopo tre minuti Luque si aggiusta la palla sui 25 metri, nessun difensore francese lo pressa, prende la mira e scaglia un tiro potentissimo con effetto a uscire che si insacca alla destra di Baratelli, cui non riesce il miracolo…2-1 per l’Argentina e lo stadio esplode… Finisce qui, Bobby Charlton sulla BBC dichiara di aver appena commentato il match più bello mai visto, la Francia conferma la romantica tradizione di perdente eroica e Platini attaccato dai critici risponde con il solito acume “Non sono nè Pele ne Cruijff, non mettetemi troppa pressione addosso!”…
Carlo Maerna
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