Arbitraggi da Champions

21 Febbraio 2008 di Stefano Olivari

I club italiani sono usciti decentemente dall’andata degli ottavi di Champions, guardando solo ai risultati, venendo però surclassati a livello di gioco. Cose che succedono, magari al ritorno accadrà il contrario e senza pudore ribalteremo le nostre granitiche convinzioni: le ‘eroiche’ difese interiste in dieci per un’ora, il Real ‘poco concreto’ e l’intelligente ‘muro’ Milan a maglie in campo invertite sarebbero stati, secondo il manuale del bravo geogiornalista, martellanti superiorità di una squadra brava a crederci fino alla fine, con Ibrahimovic abile nel guadagnare l’espulsione di Carragher, una splendida Roma che ha fatto passare passare 90 minuti di terrore a Casillas, soccombendo davanti ad un Real fortunato, ed un Milan dalla manovra avvolgente che ha buttato l’Arsenal nella sua area ma ha pagato l’assenza di un uomo-gol come Inzaghi, e peccato per quella traversa di Gilardino. Rispetto al campionato, la differenza più sensibile che si è notata è stata nel metro di arbitraggio: in Italia il fallo professionale ed in generale tattico non ha, nonostante le raccomandazioni di Collina (e la casistica dell’International Board, va aggiunto) sulle maglie trattenute, una sanzione univoca, mentre si tende a punire di più tackle e spallate anche puliti, per non parlare dei rigori che invece in Europa sono stati ‘depotenziati’ semplicemente concedendoli solo in casi macroscopici. Che una squadra molto fisica come l’Inter abbia sofferto più (ma poco di più) di Milan e Roma il cambio di scenario, oltre ad avere avuto anche in parità numerica un atteggiamento da italiana anni Settanta, è in fondo una cosa logica più dei discorsi sulla ‘dimensione internazionale’, visto che in Italia Ibrahimovic gioca anche contro Milan e Roma. Comunque i fisici, soprattutto quelli usurati da carriere pesantissime, stanno ad uno ad uno crollando: pensando all’Europeo con tre difensori di trentacinque anni su quattro, con il quarto che ne ha trentuno…

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