Basket

Andare verso le metropoli

Stefano Olivari 03/12/2009

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di Stefano Olivari
Quello che sta accadendo a Napoli meriterebbe un po’ di attenzione da parte di quello che rimane della Lega, non solo per i ritardi nei pagamenti (ovviamente smentiti dalla società, che ha dato la colpa delle proteste ad un imprecisato ‘clima di scetticismo’ che circonda fin dall’inizio il trapianto reatino) con tanto di sciopero di americani e non americani.
Ieri niente allenamento, da oggi si riparte in vista della partita di domenica con l’Armani Jeans. Con Travis Best, forse. Il forse dipende dal parere della Comtec (a proposito: se entro fine anno Papalia non salderà i contributi arretrati ci saranno altri punti penalizzazione, già siamo a meno due) ma anche da quanto gli diranno Damon Jones e Robert Traylor: tutti consapevoli di essere lì per mettersi in vetrina, anche se non avrebbero mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere. Curiosamente a partire sarà lo sloveno Drobnjak, destinazione Ostenda, proprio dopo aver giocato un’ottima partita contro la Benetton. Abbiamo pochissime idee e quindi continuiamo a ripeterle: questo professionismo di serie B, senza ricavi coerenti con le entrate e sempre alla ricerca di soldi esterni al sistema, è arrivato al capolinea un po’ in tutta Europa. La retorica dei ‘bilanci a posto’ tranquillizza i cultori del Codice Civile ma non quelli del basket, costretti a vivere alla giornata come i loro dirigenti: senza il ricco da turlupinare, lo sponsor ‘convinto’ da politici locali, il riciclatore o il manager che spende soldi dell’azienda per ritorni privati, in Italia non si possono organizzare ad alto livello sport diversi dal calcio. Senza un nuovo modello economico ed etico saremo insomma sempre qui a proporre ricette improvvisate. Il mantra del basket che deve andare verso le metropoli sembra ogni giorno più ridicolo, ricordando anche la freddezza del pubblico di Roma (qualcuno contesta Toti…) e Milano. La realtà è che finché non ci sarà convenienza a tenere in piedi il circo saremo sempre qui a contare i feriti e gli avventurieri. A chi interessa tutto questo?

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