Andando alla cieca

23 Settembre 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Dopo anni di questa rubrica dovrebbe essere chiaro che l’unico gioco di massa davvero temuto dai bookmaker, quindi quello più favorevole per noi scommettitori, è quello sui favoriti. Prendiamo in considerazione gli ultimi due anni di 20 campionati europei, circa 10mila partite considerando quelle con un mercato oltre le poche centinaia di euro. Ebbene, il gioco cosiddetto ‘cieco’ e senza considerazioni di valore sui favoriti batte quello sul pareggio e quello sugli sfavoriti, con margini percentuali enormi in quasi tutte le realtà geografiche.
Una buona notizia, mentre quella cattiva è che questo gioco è complessivamente perdente. ‘Meno’ perdente, ma comunque chiuso sempre con una riduzione del capitale. Mettendo su un asse cartesiano la quota e sull’altro il ritorno sul capitale, notiamo che l’area di reale profitto è una sola: quella sotto le quote 1,20, che ci dà poco più dell’uno per cento. Tutte le altre aree sono complessivamente in perdita, con un aumento del salasso all’aumentare della quota della favorita. Alcuni matematici hanno ricavato da questi dati una retta di regressione, che dà un’idea grafica del concetto: il gioco cieco sulle favorite fa tornare alla base circa l’85% del capitale iniziale. Se poi queste favorite sono quotate oltre il 2,00 la percentuale scende sotto l’80. Nessun gioco cieco può quindi battere il banco sui risultati principali, mentre esistono sotto-aree (gli Under, per fare un esempio) in cui considerazioni psicologiche consentono di sfruttare i comportamenti del mercato.
(pubblicato sul Giornale)

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