Ancient Heart, l’esordio e la fine di Tanita Tikaram

10 Gennaio 2021 di Stefano Olivari

Inauguriamo con Ancient Heart, il clamoroso album di esordio di Tanita Tikaram, una rubrica di retrorecensioni musicali che avrà un’unica regola: riguardare album o singole canzoni che conosciamo a memoria e che possediamo in vinile, audiocassetta o compact disc, fornendone una prova fotografica in stile Brigate Rosse. Nelle nostre intenzioni il bello di questa rubrica non sarà solo parlare di grandi dischi ma anche quello di pentirci di acquisti effettuati con entusiasmo e che oggi ci appaiono inspiegabili. Perché l’acquisto fisico, anche a parità di spesa, era e rimane anche nel 2020 una scelta emotivamente più forte rispetto allo streaming.

Ancient Heart, dunque, che comprammo su musicassetta nel 1988 (si sente ancora benissimo, test effettuato l’altroieri) e che di fatto contiene tutte le grandi hit dell’artista britannica di origine asiatica, all’epoca diciannovenne. Una delle tante ragazze con la chitarra che oggi nessuno identificherebbe con gli anni Ottanta, ma che invece andavano fortissimo anche dal punto di vista commerciale, si pensi solo a Tracy Chapman, emergendo dal ghetto del cantautorato senza snobismi: qualche mese dopo Tanita Tikaram l’avremmo vista addirittura a Sanremo, esibirsi (non all’Ariston ma al PalaBarilla) poco dopo Francesco Salvi e la sua Esatto nell’edizione condotta dai quattro ‘figli di’: Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi. La sua immagine era quella della ragazza profonda di cui tutti ci siamo innamorati almeno una volta, consapevoli fin dall’inizio che l’avrebbe data ad un altro (un’altra, nel suo caso).

Tornando ad Ancient Heart, la celeberrima e cupa Twist in my sobriety ha secondo noi resistito al tempo meno bene di Good Tradition e Cathedral Song, oltre che della trascinante World outside your window, ma il disco è complessivamente di un livello altissimo ed i 6 milioni di esseri umani che lo hanno comprato possono testimoniarlo. Il matrimonio tra folk e pop genera di solito figli pallosi ed impostati, ma non è questo il caso. Incredibile che Tanita Tikaram non abbia replicato il successo di Ancient Heart, nonostante con la sua voce profonda e inconfondibile abbia continuato a fare dischi fino ai giorni nostri, con uno stile un po’ diverso da quello del 1988, con robuste iniezioni jazz. Fra una sua pausa di riflessione e l’altra abbiamo comunque amato diversi altri dischi di Tanita Tikaram, su tutti Can’t go back, del 2012. Come per tanti artisti, ma anche scrittori, registi, campioni dello sport, il meglio lo ha dato subito.

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