A che punto è la notte

9 Marzo 2009 di Oscar Eleni

di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal Milan Club di Leonforte, provincia di Enna, Sicilia, dove idealmente abbiamo accompagnato Pierluigi Marzorati in visita pastorale benefica nel nome di Cantù, delle sue coppe, nel nome della battaglia per portare acqua nel Ciad. Commovente Pierlo, così come commovente è Dino Meneghin in mezzo alle ragazze di Faenza allenate dal Paolo Rossi, piratesco e inaffondabile capace di rivoluzioni che fanno bene al basket e non soltanto quello femminile, mentre sollevano la coppa Italia. Difficile fare il presidente, durissimo essere sempre sorridente, essere in ogni angolo, anche nel retrobottega dove inseguiamo il libraio maledetto con un mazzo di cipollotti per averci consigliato di comperare, quindi anche leggere, La teoria dei colori di Wolfang Goethe subito dopo aver perso la testa dietro agli eoni di Fruttero e Lucentini cercando di scoprire chi ammazza il prete e a che punto è la notte. Per quanto ci riguarda è molto avanzata. Parlando con un amico senese di Chiusdino ci siamo dimenticati del suo compleanno, ci siamo dimenticati che anche l’anno scorso, durante l’Eroica di ciclismo, eravamo rimasti senza parole quando i corridori sono passati di fianco al Palasclavo dei campioni d’Italia di basket e il Bulbarelli non ha nemmeno fatto un cenno. Ripetere le cose giova? Sì, se ti portano al teatrino del Rincosur.
A che punto è la notte del campionato che a noi sembra esposto sempre a mezzogiorno se lasciamo perdere il drago senese, le 100 vittorie del Pianigiani che certo ispira l’avvocato Giannelli nelle stupende vignette di prima pagina per il Corrierone, perché il giovane lupacchiotto del 100 su 110, ma con lode, può dire davvero quello che vuole se i suoi avversari non riescono a metterlo in difficoltà neppure quando oltre a Lavrinovic regala Domercant. A parte questo, sole sulla classifica dove torna a cantare Milano incolonnata dietro la croce del Piero Bucchi che sballotta da una parte all’altra il Dalmonte a cui deve mille cene perché non c’è allenatore di scuola bolognese che gli dia più dell’elettrino che in Brianza vive da re fino a quando trova un capo Armani vestito da Mike Hall, fino a quando non sbatte sulla difesa a zona di una squadra che, sicuramente, non discende dai nobili lombi del passato quando quella difesa era considerata sacrilegio. Certo dura legge del contrappasso per Cantù che un tempo, quando doveva imbrigliare la grande Ignis, quando doveva mandare fiori sfatti a Rubini, cloroformizzava le partite con la zona e pungeva con il contropiede.
Pensieri nella notte a domandarsi a che punto è il basket in un mondo sportivo che manda in differita l’oro europeo dell’atletica, che nasconde quasi il record mondiale della Duse Pellegrini, ma celebra la vittoria dei tennisti che ora avanzano verso lo spareggio per tornare in serie A. Capite il problema. Noi, qui, fra i cesti bucherellati, pieni di sdegno quando sentiamo una telecronaca di Sky dove il cielo è sempre più blu, l’arbitro sempre più su, dove tutto è meraviglioso, cerchiamo di farci sempre del male andando dietro al pettegolezzo infame sullo stato di salute del gioco, delle società, sulle possibilità per i ragazzi italiani di essere catalogati fra i fiori protetti.
Pensierini nella notte. Questo Lino Lardo è davvero un combattente nel mercato equo solidale: compriamo da lui saggezza e coraggio. Questo Boniciolli che perdona la Virtus indegna fermata a 55 punti è una brava persona, un allenatore fatansioso e anche molto bravo, ma non può esserci verità davanti a certe figuracce fra Germania e terra dei sabini. Dolore forte quando Snaidero ha lasciato la tribuna del Carnera, stanco di quella sua squadra che difende in maniera vergognosa anche l’ultima frontiera, quella che porta verso il torneo di A2, verso un limbo magari senza di lui. Bella la faccia rubizza di Sacripanti al Pianella dopo la scorpacciata pesarese (al lettore maligno che tempo fa ci riprese per aver scritto pescarese invece di pescarese mandiamo il conto correzioni di questo sistema balordo) in Friuli. Si goda i momenti felici. Non si sa mai.
Bravo Valli a trovare fuoco persino in Allan Ray. Male Zare Markovski e non dica che gli va tutto storto soltanto per caso. Ora gli tocca Milano e lui è a rischio anche se non ne è sicuro. Attenti ai lupi da spogliatoio e da bar. Il Finelli che trova la difesa è un Finelli felice e ne siamo tutti contenti. Il Soragna che chiede alla Treviso rimasta a quota 50 di cambiare mentalità è soltanto un sognatore? Non veniteci a dire che Caserta ha ritrovato la strada soltanto mandando via il povero Betti? Se fosse così potremmo suggerire a tanti presidenti una purga risolutoria e risparmiosa. A proposito, chi ci spiega bene cosa è accaduto a Reggio Emilia quando hanno mandato via Marcelletti? Già pentito di aver creduto a Mancinelli e al suo grido di vendetta dopo il colpaccio Fortitudo contro Siena? Forse, ma certo anche il pasticciaccio del tesseramento negato per superamento della linea rossa dei bilanci è un fatto da registrare, altro che parchi delle stelle, altro che prendersela con il povero Pastori come è accaduto all’inizio dell’anno. L’autocanestro Fortitudo è la canzone cult di una stagione che rischia di essere rovinosa. Ridateci l’emiro. A Luca Bechi, trovato smorto nel piombo maelodorante di Assago, chiedevamo se la bagna cauda dell’anno scorso gli aveva rovinato la digestione e lui, sornione, livornese del nostro segno, sussurrava che presto avremmo sentito riparlare della vera Biella, quella dove gli Aradori e i Gaines cantano soltanto nelle mattine dei mesi bisesti.
Esiste una nuova polvere nera che da Milano arriva in Brianza per far diventare timidi i giocatori di una squadra che proprio sfidando l’Olimpia si era sempre esaltata? Sì, anche se è giusto dire che la cilindrata NGC soffre i ritmi lenti e per questo si doveva inventare qualcosa pur di correre, o magari pur di congelare ancora di più una partita al passo con i giorni in cui Pessina segnava e non parlava. Ci sono stati ? Pochi, ma ci sono stati. Non sappiamo dirvi se nella notte della ventunesima giornata ci ha colpito di più la rasoiata di Hall o l’abnegazione di Rocca, se è davvero finita l’avventura milanese del frastornato Jobey Thomas che non ha più avuto un giorno da felice da quando il presidente Proli, si era all’inizio, disse che voleva dodici giocatori come lui, salvo essere zittito, poco dopo, da chi considerava molto più bravo uno dei gemelli Boselli, nal caso Franco più di Dino, di questo onesto faticatore che a Montegranaro il canestro lo vedeva bene e sul campo lasciava il suo marchio.
Non diteci che adesso volete anche le pagelle? Le volete davvero ? Va bene.
10 A Simone PIANIGIANI per la centesima vittoria su centodieci partite, ma, per favore, adesso faccia respirare Siena come chiede persino Stonerook e non dica che pensava di metterci più tempo a diventare “o fenomeno” di Fontebranda. Lui è nato per esserlo e lo
sarà anche a Parigi dove lui ed Armani potrebbero rilanciare il Saint Germain. Di calcio? Anche. A proposito, dove abita quello che ha previsto Pianigiani in azzurro e Messina a Siena? Cercatelo e spiegategli cosa è il Montepaschi e perché è diventato proprio così.
9 A Lino LARDO e anche al presidente PAPALIA perché se in una bufera del genere, con il corteo funebre già pronto, insegnano l’educazione sportiva ai cocchi belli della Virtus vuol dire che qualcosa hanno seminato e resterà per sempre.
8 Al CARRARETTO senese che non ha mai voluto sapere perché la sua vita in Nazionale è stata sempre più difficile di quella dei finti eroi da tanto al metro.
7 A Luca GARRI a patto che non chieda subito di tornare in Nazionale. Resti nella cesta come avrebbero detto Rocco o Radice. Ma è difficile che lo faccia, comunque sta andando forte e forse è maturato davvero. Forse.
6 All’organizzazione di FERRARA che onora questa partecipazione alla vera serie A senza smontarsi anche davanti all’ingiustizia, aggrappata con le unghie al suo palazzo che resta pieno di diamanti come ci disse un giorno il Crovetti che rivogliamo sulla nave di capitan Sparrow Porelli.
5 A Nando GENTILE che dal primo giorno, quando c’era ancora Repesa e poi in quelli della rivolta bieca dei nemici di Gelsomino, tutta gente dalla voce chioccia, dallo sguardo ambiguo, avrebbe dovuto dire al presidente Toti che senza un vero regista non si poteva costruire una grande squadra. Jaaber? Stupendo, ma un regista di riserva, una super guardia scelta. Jennings? Ma per favore. Giachetti? Chissà perché il computer scrive spesso Giochetti, anche se di strada ne ha fatta e con grande volontà. Ma davanti ha dei colossi gli direbbero a Siena.
4 A Flavio TRANQUILLO, prima voce SKY, perché siamo tutti pronti a marciare con lui verso la sede della FIBA, minacciando strage per cambiare le regole che non gli piacciono, ma non arrivano inviti alla scampagnata fra Svizzera e Baviera. Avanti per chiarire cosa è un palming, relatore Facchini, avanti per chiarire cosa serve la mezzaluna d’area, avanti contro l’abolizione della palla contesa. Saremmo con lui anche per chiedere a Rigas e compagnia che gli arbitraggi in Europa tornino ad essere seri e questo senza esagerare nel considerare quelli italiani perfetti visto che proprio loro denunciano di non poterlo essere per colpa del potere e del bajon.
3 A Jobey THOMAS e al colosso avellinese WILLIAMS perché sono finiti nella zona d’ombra dove siedono i giocatori senza patria, con passaporto sbagliato. Pensare che a qualcuno gente di questo tipo farebbe tanto comodo. Pensare alla ricchezza sprecata mentre in campo vediamo degli ammazzaconigli da vomito.
2 Al povero DATOME che ha risposto senza cadere per terra dal ridere quando gli hanno detto che la NBA poteva davvero essere interessata ai suoi progressi. Questo veleno indotto dovrebbe essere proibito anche dall’associazione giocatori.
1 Ad Auro BULBARELLI telecronista del ciclismo e del biliardo perché non si ricorda mai di informare i telespettatori che l’Eroica passa di fianco al palazzo dei tre scudetti senesi nel basket, che passa vicino al laboratorio MINUCCI pronto a lanciare il nuovo Palasport Europa, buono anche per il palio al coperto. Sono monumenti come le grandi chiese e le grandi piazze.
0 A Michele D’ANTONI che continua a perdere e Romeo SACCHETTI che continua a disperarsi con i finti pentiti di Udine, se non riusciranno a spiegare perché grandi giocatori che amavano il rigore delle buone difese appena diventano allenatori dimenticano il sano principio del primo non prenderle e si lanciano nel basket con le bollicine che Peterson dice di gradire così come il peperoncino quando non è sulla sua pasta. Certo al convegno dovrebbero partecipare anche i grandi attaccanti come Dado Lombardi che, da allenatore, era invece, un maniaco delle difese truccate e cambiate ad ogni fischio arbitrale.
Oscar Eleni
(per gentile concessione dell’autore)
Foto tratta da http://www.cantubasket.com/
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