Le passioni dei padri

7 Febbraio 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal cuore della Ghirada trevigiana dopo la veglia in osteria fra i legionari del movimento “Je suis imbriagon”. Settimana in viaggio per merito del badante C.. Un salto indietro per farne due avanti. Tutti mortali per fegato, malattie varie, ma valeva la pena anche se siamo atterrati nella neve del Forum sbriciolato per sentire i cortigiani del palazzo con diamanti giustificare l’ennesima sconfitta di Milano in eurolega con questa bella trovata da favoletta sulla volpe e l’uva: contro colossi economici è chiaro che l’eurolega non può essere obiettivo primario come coppa Italia e campionato. Ohibò. Quindi se il discorso vale anche qui allora non si discute nemmeno sulla stagione italiana. Ammettere che a vincere sono i soldi, i budget esagerati, nasconde comunque la bufala James, una velina saltatrice che deve aver fatto arrabbiare davvero Luca Banchi, in panchina nelle ultime due uscite, l’errore Kleiza. Godono accontentandosi. Se va bene a chi paga perché dannarsi?

A proposito di eurolega ci ragionino sopra un po’ tutti: soltanto a Malaga ci sono andati meno di 10 mila spettatori. Successone. Formula stimolante per chi dice la verità e sa che non basta più il successo dentro casa. La sconfitta casalinga del Galatasaray di Atman contro il Maccabi ha scatenato l’allenatore ex Siena, furente con gli arbitri. Nella terna c’era anche l’italiano Lamonica, uno che tutti considerano molto bravo. L’allenatore dei turchi ha protestato tirando in ballo gli sponsor di eurolega, come la Turkish Arlines. La stessa cosa, per fortuna, non ha fatto Banchi dopo il trattamento delle terna greco-spagnolo-ucraina al Forum. Almeno questo. Certo si denuncia dall’inizio della stagione l’abbassamento della qualità fra i direttori di gara scelti dall’Uleb. Il problema esiste. Ce lo confermò il presidente Bertomeu l’anno scorso vedendo una partita a Milano, molto prima delle finali mancate dall’Emporio.

Sulla sconfitta EA contro l’Efes dei bambini quasi prodigio proposti dal santo Ivkovic, dei veterani con tagliando in scadenza. A proposito, ci hanno chiesto se la Milano più combattiva aveva soddisfatto almeno sul piano caratteriale. In parte sì. Ma sembrava di essere in discoteca, quella dove ti inseguono luci accecanti e ti deprimono ombre imbarazzanti. Mai tutti bene insieme. Un po’ qui un po’ là e non si dica che la difesa ha funzionato perché l’Efes si è mangiata la dote sotto canestro nelle maniere più banali, non certo per colpa di aree oscurate. Lo stesso Hackett della sveglia nel secondo quarto ci dovrà pur spiegare la scelta finale. Decida lui cosa deve essere, ma quando arrivò sapeva che i terminali offensivi erano altri, a lui spettava tutto il resto, allargare il campo, dare sostanza alla difesa, creare problemi al nemico, ma non con la ricerca sistematica dell’uno contro uno nei famosi mischioni fra giocatori grossi e nani feroci. Basta così. L’Eurolega sembra andata, eppure sull’Efes si poteva correre. Magari CSKA, Fenerbahce e Olympiakos sono fuori portata, ma la squadra di Ivkovic non è davvero una potenza.

Torniamo a noi e alla setta del ‘Je suis imbriagon’ nata dopo l’accusa, riveduta e corretta, dal genio Oliviero Toscani che ha lavorato spesso per la creatività Benetton. Vi racconitamo le tappe della settimana pro delenda senectute.

LUNEDI 2 febbraio, presentazione del signore. Il badante che ha festeggiato sobriamente la vittoria del Quanta contro il Cittadella, la casa madre della moglie, in coppa Italia di hockey in line, il perfido anticipa sempre il suo vecchio e mai dimenticato amore biancorosso su coppe e scudetti, accetta la zingarata verso Bologna. Piazza Azzarita. Derby under 19 fra la Virtus super corazzata di Sanguettoli, un maestro di qualità come Consolini che la Virtus fa bene a tenersi anche adesso che divorzia dal Bruno Arrigoni che meriterebbe approdi sensati in un basket anemico, e la Fortitudo in ricostruzione nel settore giovanile del bravissimo Breviglieri tornato alla sua vera vocazione e famiglia. Quasi cinquemila persone in tribuna, incasso pro campo, versamenti volontari per fare del bene, di 10 mila euro. Pronto Roma, ci avete sentito? Ma anche altre casette della serie A un pubblico del genere se lo sognano. Atmosfera quasi giusta. Purtroppo c’era anche il reparto celere antisommossa. Una tristezza. Ci piacciono i cori, i canti, le prese in giro. Non le sfide a dito medio alzato, con le mani che indicano il tafazzismo della mente di chi va a vedere lo sport per sfogare rabbia, non per il piacere di stare in una festa. Serata da chiudere a Rivabella, mangiando tigelle, aspettando che Ugo finisse l’allenamento dei cinni e si facesse esaminare dal Matteo Boniciolli che ha preso una taglia in più incapace di accettare questo basket pigmeo che taglia fuori la gente che ha voglia e capacità di lavorare. Con lui al tavolo il professor Carlà, pugliese con signoria in Fiorenza, pronto alla missione milanese come sempre nelle settimane di coppa, difensore della fede della scuola italiana con il badante C. Al fianco del san Matteo che non ha mai ripudiato padre Tanjevic, anche se Boscia, incontrandolo, gira la testa dall’altra parte, il suo asssitente di Roma che ora allena e anche bene a Ravenna rivale di Treviso nel campionato del purgatorio per grandi decadute. La scoperta che il declino nasce dalla qualità sempre peggiore dei dirigenti è come quella dell’acqua calda. Notte conclusa con una serie di lacrime scozzesi che Ugo teneva segrete. Il fegato, senza ringraziare, ne terrà conto.

MARTEDI’ 3 febbraio, san Biagio. Maledetta una trappola per gatti, espiato il peccato con una dieta a mezzogiorno, eccoci all’Incontro, ristorante di charme dei tempi belli, con il Giorgio Buzzavo che non si ferma neppure davanti ai pit stop imposti dalle occlusioni arteriose, dalle cadute rovinose. Ha dentro uan carica mai battuta dall’età, dalle scelte difficili in una città come Treviso che adesso, magari, lui la pensa così, lo sopporta poco, ma sa di dovergli tantissimo. A lui e ai Benetton. Per quello siamo andati in Ghirada fra rugbisti che entravano in sala da pranzo a piedi scalzi per non far rumore, stagisti che studiano lo sport come business anche se a noi piace lo sport per passione. Quella meraviglia a Treviso Sud sarà per sempre il capolavoro di credenti che hanno lavorato per la comunità, con passione. Adesso Buzzi il temerario sogna la casetta per bambini sui rami dell’albero grande che si è fatto regalare e che metterà vicino tanti campi sportivi della Ghirada, uno dei quali ci ha colpito per il cartello che vietava ai “grandon” di schiacciare nei canestri della scuola giovani, altezze varie, respiro madrileno. Alla stessa tavola dell’Incontro il presidente dei grandi rancorosi, il Renzo Bariviera che pensa davvero di essere ricordato per qualche errore e non sa invece di essere nella casa della gloria di questo sport, per sempre. Amato da quasi tutti. Non può pretendere che gli vogliano bene anche quelli che ha battuto spesso o, magari, quelli che ha deluso perché pensavano che avrebbe fatto ancora di più. Si è portato dietro l’annuario Panini che non viene più pubblicato per il basket, una bella vittoria cari legaioli affamati dell’immagine, per dimostrare che valeva oro. Ma non c’era bisogno di annuari. Capiamo la sua difesa per Giancarlo Primo, ma, prima o poi, si accorgerà, che la vera famiglia l’ha trovata al Simmenthal e, magari, a Cantù, dopo quello che considera un esilio punitivo nella Forlì che gli ha comunque addolcito la vita. Un Bariviera d’assalto che sembra pronto a creare l’organizzazione per la tutela e il recupero dei campioni che la vita sta trattando male. Speriamo abbia fortuna, intanto lui e Antonello Riva propongono “nuova gioventù” con il polivitaminico che arriva dalla Germania. Un portento, secondo Barabba. Sembra così da come ha sguainato la spada appena ha sentito i nomi degli uomini che hanno incrociato nel bene, più che nel male, la sua invidiata vita da torero dei canestri.

MERCOLEDÌ 3 febbraio, san Gilberto. Giusto allora andare ancora in Ghirada con Buzzavo e i direttori dello stage per nuovi dirigenti dello sport cresciuti vedendo piante da carezzare, non da tagliare come capita spesso quando cambiano le generazioni nelle grandi famiglie e se date un occhiata in giro, da Genova a Milano, da Parma a Pesaro, da Treviso a dove volete voi, saprete che le passioni dei padri non hanno mai entusiasmato davvero i figli cresciuti nella bambagia. Spaghetto con la “bottarga migliore del mondo”, parola del Giorgio da combattimento che soffre soltanto se gli viene il dubbio che nella nuova Treviso, diretta bene da Vazzoler, non ci sarà mai uno spazio per parlare del passato, ma anche del domani e dei giovani che ancora sono in Ghirada, nel gruppo un nipotino di Bariviera, patrimonio della scuola soltanto perché in molti prevale l’ottusità dell’odio nato per un pregiudizio, senza conoscere la verità. Via di corsa per vedere Sportitalia e le coppe di basket. Correre all’impazzata per scoprire che Cantù non voleva e non meritava di essere guardata. Molto meglio la Rometta che in Europa ci fa fare davvero una bella figura perché, con la squadra anche a pezzi, riesce a dimostrare che se lavori bene come Dalmonte qualcosa ottieni, ma questo, cari amici della scuola italiana non vuol dire eccellenza per tutti, andate cauti. Da noi, direte voi, questa Rometta, però fa soltanto partite mediocri. Non puoi reggere il doppio impegno se intorno c’è soltanto aria fredda e posti vuoti.

GIOVEDI 5 febbraio, sant’Agata. Casa non dolcissima casa visto che nevica forte. Tempo per riflettere. Leggendo del furore senese per l’eliminazione in coppa Italia. Non tutti sposano la causa per sola passione. A Napoli, ad esempio, sono avviati a finire di nuovo nel rogo dopo aver dato tanto. Mentre il freddo rende torpidi i movimenti dell’anziano possiamo anche concludere la ricerca sul “basket in diretta” proposto dalla Lega con fanfare e messaggini. Molti interpellati, come noi, non riescono ad aprire la finestra sul nuovo mondo e dire che ci sarebbe piaciuto ascoltare fra’ Galdino Casalini e, magari, questa volta il Caja entrato nell’ottica delle pesature in base alle persone che frequenti, che ti fanno sedere a tavola, insomma pronto a considerare importanti anche personaggi che hanno scelto di non sapere mai se sopra di loro ci sono stelle e se dentro di loro esiste almeno uno straccio di morale. Nella riflessione vomitina pensando allo schiaffo di Moggi per il Moratti gentiluomo ci è venuto in mente di mandare un messaggio alla Lega: carissimi potreste mettere sul vostro sito il meccanismo per poter arrivare all’immagine, parlandoci come se avessimo cinque anni? Con l’età si regredisce. Fareste un ‘opera importante, riconosciuta, riconoscibile, soprattutto adesso che sentiamo aria di burrasca nella confraternita in attesa che arrivi, magari, l’uomo delle stelle che ha visitato altri mondi e cercato di capire come funziona il basket dove non si discute mai di noccioline per una nuova presidenza.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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