Professionista nell’amore

28 Giugno 2012 di Alvaro Delmo

Julio Iglesias

Che tristezza leggere di recente un titolo come “Torna Julio Iglesias, padre di Enrique“. Tristezza legata al tempo che passa, considerato che Iglesias (il primo) è un personaggio che ha fatto la storia della musica leggera. E constatare che oggi bisogna specificare che si tratta del “padre di…” vuol dire che i parametri si stanno rovesciando (o, cosa ancor più grave, che noi stiamo invecchiando).

Certo il suo genere sentimentale è sempre stato appannaggio di un pubblico prettamente femminile (ma non solo), affascinato dal suo modo di modulare la voce su composizioni romantiche, secondo un gusto tipicamente latino. Sì perché lo scenario musicale di lingua spagnola ha sempre riservato grande dignità al genere.

Le biografie di Julio Iglesias – noto anche per il suo caratteristico modo di impugnare il microfono – parlano di oltre 300 milioni di dischi venduti nel mondo. In Italia i suoi album più noti sono Se mi lasci non vale e Sono un pirata sono un signore (con la celebre frase sono un pirata ed un signore professionista nell’amore) che chi ha vissuto gli anni ’70 si ricorderà comunque bene insieme a classici come Manuela e Pensami, pur se concentrato su altri artisti e movimenti.

Dopo ancora qualche disco italiano l’ex portiere del Real Madrid ha sostanzialmente abbandonato le nostre classifiche, a seguito anche del dilagare del mainstream di scuola anglosassone. Al quale suo figlio Enrique alla fine appartiene nonostante le radici spagnole, riuscendo (e gliene va dato atto) ad avere grande successo. Anche se per emulare il mito del padre di strada ce n’è ancora molta da fare. Cosa che ai figli d’arte non sempre riesce (anzi…).

Alvaro Delmo, 28 giugno 2012

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