La serata di Brian May

17 Febbraio 2012 di Alvaro Delmo

di Alvaro Delmo

 Chi avrebbe mai pensato di poter rivedere Brian May sul palco di Sanremo a 28 anni dalla esibizione di Radio Ga Ga con i Queen? Miracoli di Sanremo e, probabilmente, anche della grande amicizia che lo lega a Zucchero. E dire che la serata del Festival dedicata alle canzoni italiane nel mondo era partita un po’ a rilento con un Gianni Morandi pasticcione, quando si è trattato di spiegare quello che stava per avvenire.
Prima a esibirsi Chiara Civello in compagnia di Shaggy per riproporre Io che non vivo senza te. Sarà che non amiamo per nulla il rap, sarà che certi punti fermi della storia della musica non si possono stravolgere con scelte inspiegabili, ma pollice verso da parte nostra. Meglio è andata con la versione di Romagna Mia che Samuele Bersani ha interpretato insieme a Goran Bregovic e soci? Diciamo di sì, anche se abbiamo fatto un po’ fatica a seguirla nella sua veste folk balcanica. Più rassicuranti invece Nina Zilli e Skye nel proporre Grande Grande Grande senza modificare troppo siffatta canzone. Stesso discorso per i Matia Bazar con Al Jarreau sulle note di Parla più piano: la classe non è acqua. Confessiamo invece che prima di Sanremo ignoravamo chi fosse Gary Go che con Emma (un po’ afona) ha riproposto Il paradiso in una versione fedele all’originale. Invitare José Feliciano non può invece che voler dire Che sarà, che Arisa ha affrontato con grazia insieme al grande talento portoricano. Fino a quel momento i migliori della serata.
Dopo l’inspiegabile intervista a Federica Pellegrini, con tanto di plastico dei blocchi di partenza, un vero classico come Il mondo omaggiato in modo quasi impeccabile da Francesco Renga e Sergio Dalma. Altro personaggio a noi ignoto era invece tale Mads Langer che in Anema e Core ha affiancato con effetto incerto Pierdavide Carone e soprattutto Lucio Dalla. Ed eccoci quindi arrivati finalmente a Brian May. Strepitosa versione di Uno dei tanti con Kerry Ellis e Irene Fornaciari (molto più a suo agio su questi toni) che ci ha lasciati senza fiato risvegliando di colpo anche il teatro Ariston. Altro livello, trascinante. Buona anche l’Impressioni di settembre dei Marlene Kuntz (il cantante però sussurra un po’ troppo, si chiamasse Viola Valentino verrebbe linciato dalla critica) e Patti Smith. Le cartucce migliori sparate a metà (sigh) serata.
E’ quindi stata la volta di Almeno tu nell’universo, grandissima canzone italiana sulla quale Gigi D’Alessio ha introdotto una Loredana Berté in buona forma vocale che ha risposto bene in compagnia di Macy Gray. Grande la prova di Noa con Eugenio Finardi su Torna a Surriento in doppia veste, anche se i brani napoletani rivisitati oltreoceano non rendono pienamente e perdono fascino trasformandosi in anonime marcette. Dolcenera è invece tornata al pianoforte per una versione di Vita Spericolata (che all’estero però non ci pare abbia mai avuto tutto sto successo… se qualcuno dovesse saperne di più lo segnali) in duetto con tal Professor Green. Purtroppo canzone irrimediabilmente rovinata per l’intervento rap, oltre che per il coretto della platea lanciato da Gianni Morandi. A chiudere Noemi con Sarah Jane Morris su Amarsi un po’: tentativo riuscito, peccato per l’ora tarda dell’esibizione… Dopo l’immancabile (e superfluo) balletto di mezzanotte e mezza è stata la volta dei ripescaggi con televoto notturno a orario inspiegabile.

Alvaro Delmo, 17 febbraio 2012

Share this article