Se i cinesi sapessero

11 Febbraio 2008 di Alec Cordolcini

1. La nuova frontiera in casa Ajax si chiama Cina, mercato sterminato e fecondo già nelle mire di diversi grandi club europei. Gli ajacidi hanno deciso di fare le cose in grande, presentando un progetto di partnership con la Federcalcio cinese, la televisione di stato locale e uno dei maggiori club della CSL (Chinese Super League), l’Fc Beijing Guoan. “L’Ajax intende mettere a disposizione del calcio cinese tutta la propria conoscenza in materia di organizzazione, gestione e sviluppo di un settore giovanile”, ha commentato la dirigenza durante la cerimonia di varo del suddetto progetto. Sul quale non vi sarebbe nulla da eccepire, dal momento che in tema di scuole calcio il club di Amsterdam vanti pochissimi rivali, non fosse che ultimamente in casa Ajax la terra da coltivare risulti particolarmente arida e di buoni frutti se ne vedano pochi e acerbi. Segnalava acutamente un lettore che nella rosa dell’Olanda under-21 per l’amichevole contro l’Italia figurava un solo ajacide, Siem de Jong (più Mitchell Donald, incluso però solo in fase di preselezione), e non certo perché i migliori fossero già stati cooptati nella nazionale maggiore, come accadeva in passato per i vari Van der Vaart, Heitinga, Sneijder e Babel. Dettagli che probabilmente sfuggiranno ai cinesi, ma quando qualcuno di questi interpellerà i nuovi Maestri, poniamo, su come “costruire” un buon terzino destro che sappia difendere, impostare, sganciarsi, proporsi e rientrare, potrebbero con loro grande stupore sentirsi rispondere che “noi i laterali destri li compriamo”.
2. Proprio così, il club che ha regalato al calcio olandese il miglior terzino destro della sua storia, Wim Suurbier, non produce più in proprio, ma compra, spendendo tanto e non sempre bene. Nel 2006 sono stati 3 i milioni di euro messi sul piatto dello Steaua Bucarest per il rumeno George Ogararu il quale, dati alla mano, è attualmente il giocatore con il peggior rendimento in casa ajacide. Poi è arrivato dall’Inghilterra il cavallo di ritorno Jurgen Colin, ex-Psv Eindhoven mai rimpianto da alcun tifoso che bazzica il Philips Stadion, mentre ora è il turno dell’uruguaiano Bruno Silva, anni 27 ma almeno buone referenze da quel di Groningen. Totale: oltre 7 milioni di euro spesi in un anno e mezzo per tre terzini, e questo la dice lunga sul fatto che in casa Ajax andrebbe rivisto qualcosa in sede di programmazione. Perché se è vero che il raccolto, in tema di giovani, non sempre può essere buono, la gestione delle risorse può e deve essere fatta con maggiore razionalità, per evitare casi come quello di Rasmus Lindgren, ceduto a parametro zero al Groningen nel 2005 e ricomprato per 2.5 milioni un paio di anni dopo (e lo stesso potrebbe accadere presto con Nordin Amrabat del Vvv Venlo), oppure di Danny Landzaat, lasciato andare al Feyenoord perché chiedeva uno stipendio troppo alto, quando in casa ci sono panchinari fissi (Alberto Luque) che guadagnano anche di più. E dov’è finita poi la famosa rete di talent scout del club di Amsterdam? Facile comprare Huntelaar, Suarez o Bakircioglu quando questi sono reduci da ottimi campionati con altre maglie, più difficile vedersi aprire le porte del negozio-Malmö e capire che, di fronte ad Afonso Alves e Markus Rosenberg, debba essere scelto il primo. Poco meno di cinque anni fa l’Ajax sfiorava le semifinali di Champions League, nelle ultime due stagioni è uscito ai preliminari contro, è bene ricordarlo, Fc Køpenaghen e Sparta Praga. Acqua in bocca però con i cinesi.
3. Non è comunque intenzione di Radio Olanda improvvisarsi pubblica accusa di un fantomatico processo contro la società Ajax, della quale vanno comprese le oggettive difficoltà a muoversi in un mercato sempre più squilibrato economicamente. Attualmente il capitale a disposizione degli ajacidi, circa 65 milioni di euro, è pari a quello di uno dei più poveri club di Premier League, il Derby County, e forse la prossima volta che in campo europeo il Blackburn o il Middlesborough di turno elimineranno l’Ajax sarebbe opportuno lasciare nel cassetto termini quali “impresa”, “sorpresa” e “caduta dei giganti”. Un motivo di consolazione tuttavia i tifosi dell’Ajax ce l’hanno; la loro squadra non finirà mai in mano ad un miliardario russo o a uno di Dubai. La struttura societaria del club di Amsterdam prevede infatti la gestione del 73% della proprietà direttamente dalla Vereninging Ajax (Società Ajax). “Abbiamo così la garanzia che tutto rimarrà sempre a casa nostra”, ha commentato il direttore generale Marten Fontein, “evitando casi di autentica colonizzazione come sta avvenendo in Inghilterra”. Già, perché i nuovi ricchi avanzano da ogni parte del mondo, dalla Cina alla Thailandia, dagli Stati Uniti alla Russia, con le borse gonfie di quattrini, spesso di dubbia provenienza, da immettere nel mondo del calcio. Adesso l’Eldorado è la Premier League inglese, presto però potrebbe toccare ad altri campionati. Feyenoord e Ado Den Haag sono stati presi di mira nel recente passato, finora però senza conseguenze. Ma i club olandesi sono piuttosto a buon mercato, e di gente smaniosa di entrare nel business pallonaro ne circola parecchia…
4. C’era una volta il Pitbull, adesso al suo posto c’è uno Yorkshire, sempre pronto a digrignare i denti, rognoso e scontroso, ma pur sempre uno Yorkshire. Abbiamo troppa stima di Edgar Davids, stiamo parlando del calciatore, per affondare ulteriormente il dito nella piaga, ma vederlo arrancare in campo alla ricerca di una stilla di benzina residua in un serbatoio ormai vuoto non è piacevole. Davids è stato uno dei più grandi centrocampisti olandesi dell’ultimo ventennio, e per capirlo basta leggere il suo curriculum: Ajax, Milan, Juventus, Inter, Barcellona, Tottenham Hotspur e di nuovo Ajax, oltre a 74 presenze in nazionale con una coppa del mondo (quella del ’98, ovvero la terza miglior Olanda mondiale di sempre) e tre campionati europei disputati. E’ pertanto comprensibile che all’alba dei 35 anni la carrozzeria, reduce da mille scontri, non sia più scintillante come ai bei tempi. Il problema è che un giocatore focoso come lui non può essere recuperato, come invece era accaduto per Jaap Stam, in chiave “grande vecchio”, come uomo d’esperienza della squadra con compiti da mentore per i giovani. Chiedetegli tutto, grinta, tecnica, fantasia, dinamismo, senso tattico e personalità, ovvero il suo antico repertorio, ma non chiedetegli saggezza, quella non è nel suo dna. Perché un giocatore d’esperienza non prenderebbe mai un cartellino rosso al minuto 93 di un Ajax-Psv Eindhoven dal risultato (2-0 per il club della Philips) già chiuso a doppia mandata in cassaforte, rimediando così una squalifica che lo renderà indisponibile per il De Klassieker, alias la sfida delle sfide in Olanda, quella tra gli ajacidi e il Feyenoord. “Siamo alla ricerca di un giocatore alla Davids”, ha dichiarato il direttore tecnico Martin van Geel illustrando i prossimi obiettivi di mercato. Quanto basta per capire che le strade del Pitbull e dell’Ajax si separeranno in maniera definitiva a fine stagione.
5. Perdendo in casa del Roda 2-1 l’Ajax ha forse perso l’ultimo treno utile nella lotta per il titolo; con il Psv bloccato sul pari casalingo dal sempre ottimo Heerenveen, i tre punti per il club di Amsterdam diventavano fondamentali per ridurre il cospicuo divario (8 punti) che li separava dai rivali. Kerkrade è un campo tutt’altro che semplice, ma la squadra di Koster si è arresa con troppa facilità. Unica consolazione, l’ottima partita di Siem de Jong, centrocampista 19enne già citato a inizio rubrica. Nato nel Canton Vaud in Svizzera, De Jong (nessuna parentela con l’ex ajacide Nigel, o con John del Psv) è fresco del diploma al Riteveld Lyceum di Doetinchem, la scuola nella quale si sono formati, tra gli altri, Guus Hiddink, Paul Bosvelt e Klaas-Jan Huntelaar, e di un contratto fino al 2013 nonché dell’ingresso nel giro della nazionale under 21. E’ soprattutto un giocatore già completo; ambidestro, ottimi fondamentali, lucidità e personal

ità in mezzo al campo. Sostituisce Maduro oggi, sostituirà Davids domani. Una bella notizia per l’attualmente criticatissimo vivaio ajacide.
6. “La prostituzione appartiene alla città Amsterdam così come Anna Frank”. Non rinuncia alla provocazione un membro del gruppo “Platform 102”, il comitato creato da alcuni commercianti locali (il nome deriva dal codice di avviamento postale della zona) per opporsi alla decisione del consiglio comunale di Amsterdam di chiudere diverse attività all’interno del De Wallen, il famigerato quartiere a luci rosse della città. Il teatro del sesso Casa Rosso (scritto proprio così) nell’Oudezijds Achterburgwald e lo strip club Banana Bar gli ultimi due esercizi colpiti dal provvedimento (i proprietari non hanno superato il “test d’integrità” previsto dall’amministrazione). Non intendiamo addentrarci nella polemica che sta squassando l’Olanda intera, ma ci limitiamo ad un paio di osservazioni; per esperienza personale, essendoci trovati anni fa a pernottare in un hotel alle soglie del suddetto quartiere (non avevano scelto noi l’albergo, ce lo aveva rifilato l’agenzia viaggi come alternativa a quello, improvvisamente tutto esaurito, da noi scelto), con tanto di irruzione notturna della polizia nella stanza adiacente alla nostra, possiamo affermare che il De Wallen è uno schifo, una zona sporca, degradata e zeppa di personaggi che mai vorremmo avere seduti accanto a noi a cena. D’altro canto occorre rilevare come il provvedimento, nato per colpire criminalità, spaccio di droga e riciclaggio di denaro sporco, finisca con il colpire l’anello più debole e meno colpevole della catena, ovvero le hoertjes, le belle di notte. Sono una nazione contraddittoria i Paesi Bassi, basta pensare che nella piazza davanti a una delle più belle chiese di Amsterdam, la Oude Kerk, campeggia la statua in bronzo di Belle, una signorina che invita a “rispettare le lavoratici del sesso in tutto il mondo”. Contraddittori, ma non ipocriti.

Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it

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