Recoba e il significato di fuoriclasse

31 Agosto 2020 di Indiscreto

La rubrica su Recoba diventa quotidiana, a esattamente 23 anni dalla storica doppietta al Brescia? Chissà. Comunque oggi partendo proprio dal Chino volevamo proporre una riflessione sul termine fuoriclasse. Nel calcio di oggi il termine fuoriclasse viene utilizzato con grande frequenza per descrivere stelle nascenti, atleti tecnicamente dotati e campioni. L’abuso di tale parola è ormai una regola non scritta forse perché di “Persone eccezionalmente dotate o nettamente al di sopra della media”, copiamo dal polveroso dizionario, in fondo ce ne sono talmente poche sul terreno di gioco e nessuna di loro è certamente Álvaro Recoba. Chi meglio di lui potrebbe definirsi fuoriclasse?

Nessuno, perché chi è stato in grado di segnare una rete da centrocampo, disegnando una parabola che ha dell’incredibile, è sicuramente di un altro livello e dispone di una mente calcistica superiore. Quella pazzesca prodezza del Chino contro l’Empoli è un qualcosa che difficilmente si può spiegare a parole e noi che abbiamo vissuto tale magia dal vivo abbiamo ancora i brividi al solo menzionarla. Non per l’aspetto per così dire balistico, ma per il pensiero (o l’assenza di pensiero) che ha preceduto quel gesto tecnico.

Si dirà: “Sono passati più di 20 anni e la Serie A di allora era meno tattica e lasciava agli attaccanti più libertà: oggi Recoba non potrebbe giocarci”. Forse, del resto in ogni epoca si dice la stessa cosa, ma secondo noi il punto è un altro: l’attuale calcio di Serie A è talmente aggressivo, catenacciaro in senso moderno (gli attaccanti primi difensori, il gegenpressing e così via: una volta non si andava oltre il ‘generoso Graziani’) e poco spettacolare che anche un quarantaquattrenne Álvaro Recoba riuscirebbe a nobilitarlo nel corso della stagione 2020-2021 pur giocando da fermo.

Il Chino, insomma, farebbe un figurone nel torneo che sta per iniziare, grazie a un talento cristallino che con il passare del tempo non può venir meno. Immaginatelo, per assurdo, ancora con la casacca nerazzurra addosso lanciare da fermo Lukaku. Altro che 34 gol: il belga arriverebbe a conquistare la Scarpa d’Oro con grandissima facilità, se l’uruguaiano, ipoteticamente parlando, potesse imbeccarlo.

Un Recoba pronto a calcare nuovamente il terreno di gioco il prossimo 19 settembre, sebbene sia evidentemente impossibile, sarebbe certamente in grado, con la sua intramontabile classe, di sconvolgere tutti noi e il mondo stesso del bet. La quota scudetto dell’Inter salirebbe di sicuro… Pensate che stiamo esagerando nel pensare che Recoba potrebbe giocare ancora oggi? Nel calcio delle cinque sostituzioni i Recoba e i Totti potrebbero stare in campo fino a cinquant’anni, così come Pirlo.

Cercate su Internet il missile su punizione tirato in un derby di Montevideo tra Nacional e Peñarol proprio allo scadere, a detta dell’uruguagio la conclusione più bella di tutta la sua carriera, e, chissà, magari riusciremo a convincervi del contrario.

Álvaro Recoba poteva fare molto di più visti i mezzi tecnici che il Dio del Pallone gli ha donato: questa è la critica maggiore fatta a un giocatore che ha vinto troppo poco e ancora meno ha inciso, se non a intermittenza, ogniqualvolta chiamato a fare la differenza in campo. I suoi lampi di genio, che noi amiamo alla follia se non lo si fosse capito, sono stati decisivi fino a un certo punto: l’uruguaiano non ha saputo trascinare l’Inter alla vittoria, per questo molti tifosi dell’Inter non hanno di lui un grande ricordo. Ma gli appassionati di calcio non necessariamente sono tifosi, anzi.

Cosa è dunque un fuoriclasse? Secondo noi una persona che nella sua professione o arte fa cose fuori dal comune. Vincere è un’altra cosa, non certo in contraddizione con l’essere fuoriclasse ma pur sempre un’altra cosa. Dipende dai compagni, dagli avversari, dal momento storico in cui si è capitati, anche dalla voglia feroce di vincere e dal significato religioso che si attribuisce alla vittoria. Arriviamo al punto di dire che per vincere sia meglio avere tanti campioni (come Lukaku, come Brozovic, come Godin, per fare esempi interisti) che tanti fuoriclasse, anzi averne più di uno o due è di sicuro controproducente. Gli allenatori, cioè gente legata soltanto al risultato (oltre che gli unici di tutto questo mondo a capire davvero di calcio), di fuoriclasse spesso non ne vogliono nemmeno uno.

Beckham era un campione, Cantona un fuoriclasse. Van Basten campione, Ibrahimovic fuoriclasse. Ronaldo campione, Romario fuoriclasse. Cristiano Ronaldo campione, Neymar fuoriclasse. Matthäus campione, Recoba fuoriclasse. Pelé campione, Garrincha fuoriclasse. Zico campione, Socrates fuoriclasse. Vialli campione, Baggio fuoriclasse. Solo Maradona è stato al tempo stesso grandissimo campione, centrato sul risultato, e fuoriclasse fuori dagli schemi, a prescindere dal risultato. Poi Van Basten ha fatto cose geniali e Romario ha vinto tanto, ma pensiamo di esserci spiegati. Dobbiamo andare avanti? Siamo i primi a pensare che si vinca con i campioni, fossimo presidenti di una squadra non avremmo dubbi. Però non siamo presidenti e ci teniamo Recoba.

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