Rassegnati stampa

18 Febbraio 2008 di Stefano Olivari

Alcuni interisti gradiranno, altri no, di sicuro i manciniani saranno in tripudio, mentre gli altri non si sa. Anzi, forse forse un’idea ce l’abbiamo su come imprecheranno. Noi lo sospettavamo, ma sabato sera ne abbiamo avuto la conferma. Euforici per lo scudetto quasi vinto, alcuni giocatori nerazzurri si sono lasciati andare a confessioni scomode. Due di loro ci hanno raccontato una storiella che a noi é piaciuta tanto. Ai giornalisti, presuntuosi e permalosi oltre ogni limite, saputelli e tuttologi, avversi alla gente con spiccata personalità (a un frustrato non può piacere un vincente), forse no. I fatti. Mancini é sempre meno morattiano e sempre più il capopopolo interista ed i giocatori lo hanno eletto a idolo, condottiero, leader. Perché? Non per i risultati, il mondo è pieno di allenatori che vincono, magari più di Mancini, e che non sono amati. Non per i rapporti personali, visto che Mancini fuori dal campo non frequenta nessun giocatore a parte Stankovic. E nemmeno perché i giocatori pensano che lui starà all’Inter a vita: basterà uscire dalla Champions con il Liverpool e subito si leggerà di Mourinho, Hiddink, Cruijff, eccetera (in realtà Hodgson, di ritorno dal Fulham). No, lo spogliatoio interista lo ama per un motivo poco calcistico: lo ama per il modo spesso sprezzante, ironico e strafottente con il quale tratta parte della stampa che segue l’Inter, quella che ama i perdenti simpatici. Mancini se ne infischia altamente, anzi, ama vederli rosicare nel proprio brodo, fatto di frustrazioni e cattiverie verso chi vince. Va avanti. “Ogni giorno ci gasa con i suoi commenti sui giornalisti, noi poi leggiamo cosa si scrive su di noi, o contro di noi, e diventiamo delle belve”, ci dice uno di loro. “Forse non si rende conto, ma agendo cosi nei nostri confronti la stampa non fa altro che motivarci ancor di più. Se in linea di principio un vantaggio di undici punti potrebbe ammorbidirci, l’odio che i media hanno nei nostri confronti ci fa stare sempre con la bava alla bocca. Non vogliamo dare loro la soddisfazione di poter ballare sul nostro cadavere”. Elementare. Però immaginate l’esercito di anti-Mancini, con il livore bollente. Mentre lui ghigna, sorride e incita i suoi. Un vero gruppo si cementa quando si lotta per lo stesso obiettivo e soprattutto quando si hanno dei nemici comuni. Inutile precisare che tanti giornalisti, critici e non, vengono risparmiati da questa singolare rassegna stampa: Mancini ce l’ha soltanto con chi ritiene in malafede. Perchè c’è una leggera differenza fra l’antipatia personale ed il lavorare su commissione. A proposito. I giocatori dell’Inter hanno trovato un modo per evitare i giornalisti, nella mix zone: una uscita parallela, in modo da non dover dare il cinque alto a gente che un secondo dopo gli parla dietro. Magari rimpiangendo, da tifosi (purtroppo molti giornalisti sono tifosi della squadra che dovrebbero seguire professionalmente), qualche relitto del recente passato del genere ‘Mancini non mi dà opportunità’. Questo la dice lunga sul rapporto fra i media ed i nerazzurri, nel senso che di solito almeno quando vinci ti fai vedere. Mancini, giustamente, ha fatto capire ai suoi che un giornale rimane soltanto un giornale e che una televisione vende spazi pubblicitari, non certo verità. Il 4-4-2, con o senza rombo, lo sanno insegnare anche allenatori di C2, l’atteggiamento da tenere di fronte agli avversari fuori dal campo ed alle mille pressioni di una squadra di vertice invece no. Per questo Mancini, Ancelotti, Ranieri, Capello e pochi altri sono al loro posto (che non significa vincere, ma almeno provare a farlo) mentre altri, magari più preparati teoricamente, saranno sempre ‘di categoria’.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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