Ranieri e il Massimo

18 Gennaio 2010 di Libeccio

di Libeccio
La rivalutazione di un allenatore, gli italiani di Haiti, i numeri benefici sulle magliette, il vecchio granata Gaucci e l’interesse per il calcio spalmato.

1. La situazione Juve sembra più intricata, dopo la sconfitta subita col Chievo e la solita manifestazione di ‘fiducia’ a Ferrara. Premesso che se ci affidassero una squadra di A la porteremmo dritta in serie B (comiche alcune lettere alla Gazzetta o a Tuttosport, del genere ‘Io che ho giocato a calcio in Promozione vi dico che…’), crediamo che la crisi Juve sia legata a una pianificazione sbagliata e a scelte perlomeno confuse. Anche quelle in teoria principale. Tutti sanno che Lippi ha impostato la campagna acquisti e scelto l’allenatore che doveva “condurre” la squadra fino alla fine dei mondiali, quando Lippi rientrerà in società con tutti gli onori del caso. Anche le dichiarazioni di Lippi di inizio campionato, “La Juve vincerà lo scudetto”, erano un modo di preparare il terreno e indicare nel blocco Juve lo schema di riferimento per la nazionale. Ora tutto il disegno sembra in crisi e anche ciò impedisce di fare scelte chiare e coerenti. Situazione spiacevole e per nulla facile, soprattutto a guardare cosa sta facendo Ranieri a Roma. Se Ranieri fosse stato lasciato tranquillo a lavorare a Torino, oggi la Juve che posizione di classifica occuperebbe? Per gli juventini Lippi è il massimo, non ci sono dubbi, ma fra gli altri allenatori una graduatoria di bravura è comunque possibile.
2. A Roma ad un’asta pubblica è stata acquistata una tomba al cimitero del Verano per la modica cifra di 900 mila euro. Ad Haiti i cadaveri sono abbandonati a migliaia per le strade e mostrati con insistenza in mondovisione senza ritegno alcuno. Sono le infamie del nostro tempo. Le immagini che stiamo vedendo sono terribili e drammatiche e ci colpiscono come mai era accaduto in passato: addirittura anche il calcio italiano ha fatto la sua parte, fra aiuti finanziari (per ora solo sbandierati) e minuti di silenzio che per l’occasione sono stati davvero di silenzio su quasi tutti i campi. Nonostante ciò, molti giornali nostrani riportano in prima pagina il dramma delle poche decine di italiani ivi dispersi. Titolo visto stamane in rassegna stampa: “Si cammina su un tappeto di cadaveri. Paura per gli italiani dispersi”. C’è chi dice che il campanilismo sia la vera forza del nostro paese, ma a noi fa ribrezzo così come molti suoi sottoprodotti (non ultimo la mafia, nelle sue varie forme).
3. Fra poco spunteranno sui vari campi le magliette con i numeri di telefono, quindi è bene ricordare che stanno spuntando anche organizzazioni cosiddette umanitarie che non esistevano fino a 48 ore fa. Dal nostro punto di vista gli sciacalli umani sono ben peggiori di quelli animali. Diamo anche  noi una mano ad Haiti, ma facendo attenzione a come e tramite chi. In occasione dello tsunami che pochi anni fa colpì drammaticamente il sud est asiatico circa il 70% degli aiuti che allora vennero raccolti in mastodontica quantità, finì nelle tasche di soggetti, organizzazioni, istituzioni, che in quell’area geografica non avevano neanche fatto un viaggio last minute (dati Onu). Un dolore ancora più grande per quello che sta accadendo in quella sfortunata parte di mondo.
4. Grande fermento nel calcio nazionale e internazionale. Stando a quanto si legge sui giornali Cairo sarebbe sul punto di mettere in vendita il Toro non essendo riuscito non diciamo a rilanciarlo, ma perlomeno a garantirgli un posto dignitoso nella massima serie italiana. Così l’ennesimo tentativo di ridare lustro ai granata si è risolto in quasi farsa, con l’appendice delle scommesse ancora da chiarire. Per rilevare la società si è già fatto avanti Gaucci che ha manifestato la volontà di subentrare, aggiungendo che è il suo sogno da sempre (e ti pareva). La memoria è sempre corta, se davvero Gaucci dovesse farcela qualcuno che gli metterà una sciarpa del Torino al collo lo troverà di sicuro.
5. L’Italia in realtà è una repubblica fondata sempre di più sul calcio, unico elemento unificante. Il campionato di calcio (serie A) si giocherà sempre più spesso spalmato: il venerdi sera (per dare modo alle squadre impegnate nelle gare di Champions di avere più tempi di recupero), il sabato (già accade), la domenica alle 12.30 (avventura già iniziata), la domenica pomeriggio e la sera (ordinaria amministrazione) e, udite udite, anche il lunedì sera a far data dal 2011. “Il range utilizzabile del calcio deve essere allargato”, hanno detto i maggiorenti del pallone nostrano, aggiungendo: “per l’interesse di tutti”. Tra questi interessi il nostro non figura, ma non siamo talmente malati di protagonismo da pensare che in quel “tutti” ci potessimo stare anche noi. Purtroppo il calcio è una delle poche cose della vita che non viene mai a noia. Incredibilmente sfugge addirittura alla legge economica dei bisogni saziabili che vale per qualsiasi altra cosa. Anche il Padreterno quando ha creato l’uomo gli ha concesso un giorno della settimana da dedicare al riposo. Lo stesso dovrebbe accadere con il calcio: un giorno a settimana da dedicare (insieme al riposo) al calcio andava più che bene. Poi uno si potrebbe (dovrebbe) interessare anche d’altro per essere Persona a più dimensioni e non diventare un animale da telecomando. Non ci pare che sia più possibile: il lunedì si gioca il campionato, il martedì ci sono le coppe, il mercoledì le coppe o il campionato, il giovedi le coppe o la coppa italia, il venerdì il campionato, il sabato idem e pure la domenica. Ma occorre fare uno sforzo tutti; per l’interesse di tutti…..
Libeccio
(in esclusiva per Indiscreto)

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