Paura delle donne

6 Luglio 2011 di Sonia Fusco

Il Mondiale femminile di calcio è considerato un evento importante in quasi tutto il mondo, a meno che i giornali mandino i loro inviati in trasferta a caso. A seconda dei paesi lo spazio mediatico (basta confrontare i siti dei principali quotidiani) cambia, ma in nessuno è pari a zero come in Italia.

In Germania, paese dove non mancano i successi del calcio maschile, c’è stata una media di 14,1 milioni di telespettatori sintonizzati per la partita di apertura della nazione ospitante. Significa quasi il 20 per cento della popolazione tedesca e quasi il 60 per cento di tutti quelli che stavano guardando la televisione durante il gioco. Le nazionali arrivate alla fase finale sono le seguenti: Australia, Brasile, Canada, Colombia, Inghilterra, Francia, Germania, Guinea Equatoriale, Giappone, Corea Sud, Messico, Nuova Zelanda, Nigeria, Norvegia, Svezia, Stati Uniti. Notato niente? Esatto, manca la nazionale Italiana: è per questo che, con qualche eccezione, quest’anno non si sono letti nemmeno quei trafiletti copiati dalle notizie d’agenzia. Anche solo per dire due cose del Canada di Carolina Morace o della fenomenale brasiliana Marta.Vabbé, sbufferà il milaninterjuventino che segue solo Calciopoli e calciomercato, qualcuno va a vedere la Germania per nazionalismo ma del resto importa poco. Sbagliato: il 75% dei biglietti è stato venduto prima dell’inizio dell’evento ed anche la quasi totalità del resto è stata piazzata. A gente vera, non a sponsor che poi li regalano a clienti che poi li stracciano. E per la cerimonia inaugurale a Francoforte c’era il governo tedesco al completo. 
La Panini non ha voluto mancare all’evento e ha creato un album per il calcio femminile e il suo Mondiale. In poche settimane sono andati esauriti i quasi 5 milioni e mezzo di bustine delle sedici nazionali di calcio femminile partecipanti. L’album ha 40 pagine e 17 atlete per squadra, per un prezzo di 2 euro. Peccato che le figurine si possano trovare solo in Germania, paese che ha un forte tessuto di appassionate, di strutture, di atlete con evidentemente una federazione che crede nel calcio femminile, che investe nel calcio femminile, nel settore giovanile, visto che la Germania oltre ad essere stata campione d’Europa e del Mondo domina anche fra le ragazze. Ha dominato (8 a 1 alla Norvegia in finale!), fra l’altro gli Europei Under 19 giocati proprio in Italia a giugno e ovviamente snobbatissimi dai media italiani, come il calcio femminile in media.
In Italia si potrebbe partire da una frase: ciò di cui non parli, non esiste. In Italia il calcio femminile sembra che si faccia di tutto perchè non esista. Come mai Carolina Morace è dovuta emigrare all’estero per poter allenare? A marzo si è svolta la Cyprus Cup, torneo a tre gironi: Italia al nono posto su dodici partecipanti, vittoria del Canada. Il calcio femminile professionistico non esiste, è sotto la Lega Nazionale Dilettanti. Anzi, di una parte: la Divisione calcio femminile, adesso commissariata da quel Tavecchio che aveva cercato proprio quest’anno di trasformarla in dipartimenti senza riuscirci. Pensare che la serie A, dove si giocano scudetti e qualificazioni alla Champions League, è un campionato dilettantistico…
In Italia si è ancora attaccati ad un retaggio culturale maschile per cui il calcio può e deve essere ‘roba da uomini’. 
Il genere maschile non vuole perdere questa che pretende e sente essere solo una sua prerogativa rifiutando il confronto, forse avendo paura che dando la possibilità di esprimersi si possa essere superati. Non come valore fisico-tecnico, ma come interesse del pubblico: come reagirebbe una serie B con i suoi quattro gatti in tribuna a una serie A femminile che possa coinvolgere la maggioranza del pubblico femminile?  Visto che la base del successo del calcio è l’identificazione, una bambina avrebbe più facilità ad identificarsi in una campionessa che in un campione. A meno che in Germania, Stati Uniti, eccetera, siano tutti cretini e gli intelligenti risiedano solo nei nostri media (e nelle nostre case). Siccome non crediamo ci sia un complotto contro il calcio femminile, ma solo ignoranza, è probabile che una Lega piccola e ben strutturata possa in pochi anni raggiungere l’interesse generato da una serie B. Qualcuno ci proverà mai?

Sonia Fusco
(in esclusiva per Indiscreto)

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