Maldini non li deve incontrare

24 Settembre 2007 di Stefano Olivari

Il Milan batte il Benfica senza l’apporto della curva e pareggia contro il Parma con gli ultras scatenati. Giustizia é fatta. Ancora una volta si dimostra che il discorso del pubblico, soprattutto della curva vicina alla squadra, dodicesimo uomo e altre amenità, é solo una delle tante ipocrisie, tenuta in piedi da giocatori e dirigenti, perché non possono fare altrimenti, e anche dei giornalisti perché temono per la propria incolunità. Le curve sono una tassa da pagare per tutti, é evidente. Insomma, per farla breve, se i tifosi avessero davvero un ruolo decisivo, allora le squadre turche e greche dovrebbero vincere sempre la Champions. Ci risulta escano sempre al primo turno e gli avversari manco se ne accorgono dei 50.000 scalmanati; ma forse ci sbagliamo.

E’ diventato un luogo comune, quello dell’aiuto del pubblico. La Roma gioca divinamente e vince in casa come in trasferta; nessuna differenza di rendimento. Così come tre anni fa perdeva sempre con Bruno Conti in panchina, nonostante i 70.000; l’incitamento era lo stesso. A proposito di ex giallorossi, l’unico italiano che non é riuscito a fare carriera come allenatore in Romania é Giuseppe Giannini, cacciato dal FC Arges, squadra retrocessa grazie a lui. Bergodi invece é sempre più amato, Zenga é tornato e Pedrazzini, che faceva il vice di Walter e poi di Hagi, si prepara di esordire in Champions contro l’Arsenal, sulla panchina dello Steaua. A proposito di Romania: là i media difendono la polizia, non gli ultras. D’altronde solo in Italia potrebbe accadere una cosa del genere, con cronisti semianalfabeti che si improvvisano sociologi e cercano di giustificare tutto e tutti.

Ma torniamo alla favola della curva che ti spinge verso la vittoria: perché se Gilardino avesse segnato negli ultimi minuti avrebbe ringraziato loro; i giornali comici, o fanzine, come preferite, avrebbero scritto che senza l’apporto dei tifosi si sarebbe rimasti sul 1-1. Invece si é rimasti per davvero sull’1-1: come la mettiamo? Semplice, 35.000 oppure 65.000 fa lo stesso. Zitti oppure rumorosi, ancor di più. Se ricordiamo bene in Champions l’Inter ha otenuto un anno tre vittorie su tre senza spettatori, mentre l’anno dopo ha vinto solo due volte.

Chi davvero ci ha delusi é Maldini. Quando abbiamo letto che giovedì i giocatori rossoneri, il capitano per primo, hanno ricevuto la delegazione dei tifosi a Milanello, ci sono cadute le braccia. Ci sono giornalisti che aspettano mesi per un’intervista con un giocatore (rossonero, giallorosso, nerazzurro, non importa), invece gli scalmanati e gli sfaccendati vengono ricevuti. Bah. Quello che non capiamo é perché capitan Maldini, oppure Galliani, non abbiano detto semplicemente “Fatte quello che vi pare, noi siamo il Milan, deve essere un onore tifare per noi e starci accanto, se non vi va state a casa”. Cosa cambia per una società come il Milan avere oppure no uno striscione pro Dida e Gilardino? Perché non si mette mai in difficoltà gente che si spara e si ammazza per cento biglietti gratis?

In Italia si diceva che sono rimasti tabù soltanto due argomenti, Garibaldi ed i sindacati. Sbagliato, ce ne sono tre: il terzo sono le curve. Dove sono i giornalisti coraggiosi? O si può manifestare il coraggio solo in pizzeria con gli amici? Un noto cronista é stato picchiato dagli ultras in una caldissima piazza, dovendo cambiare città. Il suo giornale, così (finto) battagliero contro la Juve che non rinnova a Del Piero (che ha 33 anni, cosa potrà mai dare a 35?), non ha scritto una riga. Su un proprio dipendente picchiato per aver fatto il suo dovere. Cosa ci possiamo allora aspettare dai dirigenti, che devono solo regalare cento biglietti, senza rimetterci il timpano, come il giornalista? Ovviamente nulla. Avanti così, facciamoci del male.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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