L’Italia profonda di Tonino Carino

16 Marzo 2010 di Libeccio

di Libeccio
La provincia senza più personaggi, la penosa Polverini, i motivi di Mourinho, lo schema di Raiola e il vero campo di Totti.

1. La scorsa settimana è scomparso il giornalista Rai Tonino Carino, diventato prima un’icona della tv pallonara del tempo che fu e recentemente restituito agli onori come personaggio “macchietta” in una trasmissione trash della solita Simona Ventura dove faceva (insieme a Biscardi) la caricatura di se stesso. Tonino Carino è entrato come un cono di luce nella nostra giovinezza agra. Dimostrazione che nella vita una possibilità esiste per tutti. Espressione della provincia pallonara italica e dei suoi riti sanguigni e cialtroneschi insieme. Le giacche a quadri, un leggero strabismo, le basette esagerate dalla cui radice partiva un riporto epico a narrare voglia di esserci e inadeguatezza insieme. “Non ero fatto per stare in tv”, sembrava dirci Tonino Carino da Ascoli, mentre dietro di lui il quadro umano muoveva figure rubizze, catene di salcicce e fiaschi impagliati di verdicchio e pecorino di Offida. Cantore dell’epopea di Costantino Rozzi, costruttore abile nello sfruttare la crescita economica dell’Italia di mezzo, Carino è entrato nell’immaginario anche perché ha rappresentato la provincia vera. Mentre oggi in televisione ci sono solo città piene di opportunità o graziosi borghi da weekend, non la provincia nè buona né cattiva ma sempre uguale a se stessa: chi ci vive sa di cosa stiamo parlando. Azzimato Tonino per quanto era scapestrato e scamiciato Costantino, forte dei suoi soldi e della sua roba, urlante appagato e furbissimo dei primordi processuali biscardiani. Erano tempi in cui il calcio era miraggio fortissimo e onirico. Lontano dal quotidiano come fosse epico e leggendario. Ora ci ritroviamo Piccinini e Caressa, i migliori di una generazione di replicanti che qualcuno ha definito ‘manichini’. Di chi può essere l’ignobile colpa?
2.  Stiamo cercando da un paio di giorni il termine giusto a definire l’esibizione di Renata Polverini allo Stadio Olimpico di Roma durante la gara Lazio – Bari (non risultava fosse tifosa della Lazio) a cavalcioni dello striscione della curva nord della Lazio in memoria di Gabriele Sandri…alla fine l’abbiamo trovato: penosa. La politica italiana è veramente diventata una terra di nessuno. A Roma più che in altre piazze d’Italia calcio e politica vanno a braccetto, spesso non è un bel vedere. Oltretutto per la Polverini la discutibile passerella si è tradotta in un clamoroso boomerang: le due tifoserie di Roma l’hanno invitata a non andare più allo stadio visto che, considerati i risultati (era andata a
Trigoria alla vigilia della gara con il Milan), non porta bene a entrambe le squadre capitoline.
3. L’Inter in caduta libera in campionato e in crisi seria di classifica, di punti e di gioco. Praticamente la crisi di fine campionato che normalmente gestiva tranquillamente grazie al grande vantaggio accumulato si è presentata in largo anticipo e con un bottino molto più magro. In più il Milan viene “aiutato” con sistematica puntualità (anche domenica il gol del Chievo è stato da tutti considerato regolare), in mezzo alle minimizzazioni dei media (”Abbassare i toni”: chi l’aveva detto?). La gara dei nerazzurri con il Chelsea è aperta ad ogni cosa. La sconfitta col Catania può funzionare come punto più basso dal quale ripartire con una prova maiuscola, oppure come detonatore per far esplodere una
crisi ancora peggiore. E’ il bello del calcio. E lasciamo stare Mourinho che dovrebbe essere più quieto, visto che la sua irrequietezza è stata spesso in passato un valore aggiunto. In termini psicologici può essere interessante notare come il disastro di Muntari coincida più o meno con il momento globale della squadra e del suo allenatore: nervosismo straripante. La cronaca delle ultime ore annuncia la clamorosa esclusione di Balotelli dalla gara di Champions. Avrebbe in modo reiterato inneggiato al recupero del Milan in campionato durante gli allenamenti e denunciato un malanno al ginocchio per la gara col Catania che gli esami medici invece avrebbero presto escluso. Certo per rinunciare al miglior jolly a sua disposizione nella gara più importante dell’anno Mou deve avere delle ragioni serissime. Speriamo.
4. A proposito di Balotelli, come ormai quasi tutti sanno Mino Raiola è il suo nuovo manager. Per chiunque conosca, anche poco, le vicende interiste le implicazioni sono chiarissime: in quanto tempo il talento nerazzurro migrerà verso altri lidi? Vedrete che presto da parte di Rajola partiranno le punture di spillo e anche dell’altro. Magari alla vigilia di partite importanti, con dichiarazioni di Rajola tipo: “Il ragazzo è sempre stato milanista e sarebbe felice di giocare nel Milan”. Oppure, scenario più probabile: “Le prime 4 squadre d’europa sono pazze per Balotelli, solo all’Inter non lo sanno”. E anche: “Supermario per quello che fa vedere in campo dovrebbe guadagnare come un top player nell’Inter. Molte cose sono da rivedere”. Su Raiola, che con furbizia fa i suoi interessi, vogliamo aggiungere una cosa: non ci associamo al modo tutto italiano di definirlo (Ex pizzaiolo o cose del genere). Perché allora, ad essere seri, occorrerebbe citare gli antichi mestieri di molti che del calcio italico attuale sono gli assoluti protagonisti o lo sono stati. Sempre rispettati e temuti, però con qualche dottore di troppo nel nominarli. Raramente si legge di pizzaioli disonesti, la stessa cosa non si può dire della classe dirigente del nostro calcio.
5. Francesco Totti gioca pochissimo nella Roma da diversi anni, però ha una quantità di attività succedanee da far impallidire George Clooney. A Roma soprattutto lo vediamo ovunque: in tv, nelle radio, sui manifesti, nella cartellonistica stradale e pubblicitaria. Non rararamente puoi trovartelo di
fronte anche se vai a fare la spesa nell’ipermercato o dal concessionario di grido. L’ultima sua comparsata riguarda la promozione di un nuovo sito web dove si può giocare a poker, pensate con quali vantaggi per i giocatori virtuali ma non tanto. “Anche Totti gioca per party poker” recita il refrain. Diciamo che ormai Totti gioca sopratutto per se stesso. E anche benissimo.
Libeccio 
(in esclusiva per Indiscreto)

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