L’incomprensibile e l’incompreso

1 Febbraio 2007 di Stefano Micolitti

Capitolo a parte nella nostra piccola storia dei Settanta merita (si fa per dire…) JOHNNY NEUMANN, play guardia di 1.98 m in forza alla Gabetti Cantù. Pettinatura alla Charlie’s Angels e pessima reputazione, uno dei più grandi ‘could have been’ della storia del basket USA. Arrivò da noi già alla frutta, ed aveva appena 27 anni…talento incredibile, se solo dell’umore giusto poteva fare qualsiasi cosa su di un campo da basket, ma questo accadeva raramente e la norma erano svogliatezza, forzature assurde e passaggi sulla faccia delle signore nel parterre. Miglior marcatore della nazione al suo secondo anno ad Ole Miss con 40,1 ppg…dopo che li aveva scherzati segnandone 48, disse di lui il leggendario Adolph Rupp, coach di Kentucky: ”Neumann da sophomore è forte come Maravich da senior”, e tutti sappiamo cosa fece Pistol a LSU ! A 19 anni firmò con i Memphis Tams dell’ABA per 2 milioni di $ (1971 !!!) ed i soldi gli diedero subito alla testa. Sfogliando il game log delle partite ABA, il nome Johnny Neumann appare un bel po’ di volte come top scorer della gara con svariati 30elli e 40elli, ma dopo tre stagioni decenti a Memphis cambiò 8 squadre in 5 anni litigando con allenatori, compagni ed avversari. Durante la sua migliore stagione (1972-73 a Memphis con 19,6 ppg, 5,9 apg. e 47% dal campo) il suo coach, Bob Bass, esasperato, durante una partita lo caccio negli spogliatoi al terzo quarto. Sempre Bass un giorno lo prese da parte e gli chiese di essere meno egoista e di cercare di più i compagni. Johnny ebbe partite consecutive con 15 e 16 assists, dimostrando l’immenso talento di cui disponeva, ma tutto finì lì e ben presto anche la sua carriera pro (con una media di 3.0 assist a partita in 455 gare). Terry Pluto gli ha dedicato un intero capitolo in quello che è, a mio parere, insieme a ‘The City Game’ di Pete Axthelm, il più bel libro di basket mai scritto: ‘Loose Balls – The short wild life of the ABA”. A Cantù arrivò un po’ più umile e più maturo…fece una buona stagione alternando cose fantastiche alle solite ‘neumanate’…memorabile una sua partita contro Siena: lui ne mise 40 e Bucci 38 con medie stratosferiche. Vinse una Coppa delle Coppe ma durò comunque una sola stagione. Incredibilmente ha intrapreso la carriera di allenatore… Per chiudere il ‘78-‘79 in bellezza ho lasciato un altro dei miei favoriti, RICH LAUREL, straordinaria guardia di casa a Trieste. La prima volta che vidi Laurel fu una sera d’estate del 1978 a Philadephia. Precisamente alla McGonigle Hall, palestra della Temple University, che ospitava le partite della Baker League, lega estiva della città dell’amore fraterno, dunque Broad Street e Montgomery Avenue, una delle zone più pericolose della città. Tre ragazzini, unici bianchi in un palazzetto con oltre 2.000 persone, ma chissenefrega, quella sera giocava Lloyd Free, idolo assoluto, e dunque ne valeva ampiamente la pena. All World arrivò con molta calma all’inizio del secondo quarto, ma intanto la mia attenzione era stata calamitata da Laurel, Philly kid con un passato alla mitica Overbrook High School. Swingman mancino magrissimo, come oggi non ce ne sono più (tipo Gervin), Rich segnava da tutte le posizioni con una semplicità impressionante. Era il classico pacco completo: molto tecnico, atletico, micidiale da fuori, ma non aveva problemi ad inchiodarti una schiacciata sulla faccia, buon passatore e ball handler, era reduce da un anno rookie molto deludente, e quella fu la sua unica stagione NBA. Un grand total di 10 partite! Francamente non ho idea del perché, sicuramente la testa non era di prim’ordine ma neppure peggiore di quella di tanti NBA veterans. Anche in questo caso peggio per loro e meglio per noi, soprattutto per Trieste, che Rich portò in A1 a suon di 50elli. Stravinse la classifica dei marcatori dominando come poche volte si era visto dalle nostre parti: ha mantenuto un legame con la città tanto da tornare qualche tempo fa per una partita di esibizione tra tutte le vecchie glorie del basket triestino, ed è inutile dire per chi sia stata l’ovazione più grande.

Stefano Micoliti
smicoli@tin.it

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