Le ragazze di Top Gun: Maverick

30 Maggio 2022 di Stefano Olivari

Top Gun: Maverick ci è piaciuto tantissimo, ma non vi infliggeremo la milionesima recensione del film. Tanto ne hanno già parlato tutti ed essendo stato presentato a Cannes sono stati costretti a farlo anche i critici veri. Di sicuro dopo il primo fine settimana nei cinema ha incassato 248 milioni di dollari, 156 soltanto negli Stati Uniti, cifre che ne fanno il miglior debutto nelle sale di un film di Tom Cruise. Merito doppiamente suo, visto che il seguito del Top Gun originale, film del 1986, era stato girato tre anni fa e nel periodo di pandemia era stata forte la tentazione di darlo a Netflix, Amazon, eccetera. Ma il protagonista si era schierato per il cinema, e fare senza Tom Cruise la promozione di un film con Tom Cruise è sembrata fin da subito una cattiva idea.

Né recensione né spoiler, quindi, ma la sottolineatura del fatto che a 57 anni, tanti ne aveva nel 2019, Cruise è ancora molto credibile nel ruolo di Pete ‘Maverick’ Mitchell, sia nelle scene di volo e di combattimento sia, a maggior ragione, in quelle in cui c’è da rivangare il passato. Rappresentato soprattutto da Rooster, cioè dal figlio del suo defunto copilota Goose oltre che di sua madre, 36 anni fa una sconosciuta Meg Ryan che evidentemente non si è autoridotta l’ingaggio perché Top Gun è una grande famiglia, come si scriverebbe per il calcio. Dal passato anche l’ex rivale Iceman, un commovente Val Kilmer.

Maverick, ormai a fine carriera, viene ripescato per fare da istruttore ai migliori piloti della Marina, prima di una missione fra il difficile (distruggere un impianto di arricchimento dell’uranio, in una valle protettissima di una stato canaglia) e l’impossibile (tornare vivi), con i piloti in missione scelti secondo il manuale Cencelli del politicamente corretto: la donna, l’ispanico, il nero, il nerd bianco. Più altri due, davvero non imprevedibili. Di riserva il bianco arrogante e cazzuto (fra le minoranze etniche invece tutti educati), antipatico ma sportivo. Non diciamo di più, per non togliere il piacere.

Comunque astuta l’indefinitezza dello stato canaglia, visto che un domani (facciamo dopodomani) il film potrebbe essere venduto in Russia e Cina, ma Maverick è uno dei pochi film di ambientazione militare in cui il nemico non è un’ossessione. Il nemico, punto. In un trentennio è cambiato Pete Mitchell, ma siamo cambiati anche noi: la solita donna da riposo del guerriero (una splendida Jennifer Connelly) possiamo apprezzarla come citazione degli anni Ottanta e perché magari al prossimo giro proporranno un trans o direttamente un uomo, ma come importanza del personaggio si poteva fare meglio.

In fondo, come al solito, ciò che ci ha colpito al cinema (nel nostro caso il Gloria) sono le persone. Un gruppo di ragazze sedicenni, molto simpatiche, che erano lì senza essere trascinate da ragazzi, o peggio ancora dai genitori (correzione: sono peggio i ragazzi), a vedere quello che in teoria sarebbe un film maschile. Nessuna, stando ai loro discorsi, aveva mai visto il Top Gun originale in uno dei mille passaggi televisivi, e tutte probabilmente conoscevano Tom Cruise  per i vari Mission: Impossible. La più precisa di loro si era però andata a leggere su Wikipedia la trama di Top Gun, spiegando poi alle altre il significato dell’espressione.

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