Cinema
Tropa de Elite
Stefano Olivari 16/07/2024
Quale è stato il primo film che ci è venuta voglia di rivedere una volta usciti da Wimbledon e da Euro 2024? Risposta facile: Tropa de Elite, titolo italiano Tropa de Elite – Gli squadroni della morte, secondo noi fra il miglior cinema del Ventunesimo Secolo. Vincitore dell’Orso d’Oro a Berlino nel 2008, il film di Josè Padilha (autore anche dell’ottimo remake di Robocop) fonde azione e politica, colpendo a 360 gradi. Protagonista è Roberto Nascimento (attore Wagner Moura, il Pablo Escobar di Narcos), capitando del BOPE, nella sostanza il gruppo speciale della polizia di Rio de Janeiro che interviene nelle situazioni e nelle zone in cui nessuno vuole entrare, in particolare nelle favelas, usando evidentemente la forza (eufemismo) e all’occorrenza la tortura.
La caratteristica principale del Batalhão de Operações Policiais Especiais non è però la violenza contro i delinquenti o presunti tali, che pure non manca, o il fatto piuttosto diffuso fra le forze dell’ordine di avere un’ideologia di destra, ma (questa la tesi del film) che si tratti dell’unica parte della polizia brasiliana a non essere corrotta. Uno dei punti migliori del film è proprio la descrizione del ‘sistema’ della polizia di Rio, che si occupa in maniera capillare del pizzo da estorcere ai negozianti come di affari molto più grossi, facendo poi mancare i pezzi di ricambio alle sue stesse auto e rendendo in definitiva ricattabile ogni poliziotto. Nella media con i capi delle varie bande che dominano nelle favelas c’è una coesistenza abbastanza tranquilla, quando non addirittura connivenza. Capita però ogni tanto che la polizia debba fare la polizia, cioè ripulire qualche zona da criminali e trafficanti di droga, e una di queste occasioni è la visita pastorale a Rio di Giovanni Paolo II (siamo nel 1997).
Non spoileriamo la trama di un film comunque stranoto, con anche un buon sequel, che abbiamo rivisto su Amazon Prime Video, ma segnaliamo l’altro tema forte e cioè la contrapposizione fra una borghesia progressista e i poliziotti, quei pochi onesti, che provano a cambiare le cose in Brasile: in questo senso bellissimo il personaggio di André Matias, che si divide fra il BOPE e l’università. Violenza in quantità, addestramenti compresi (bisogna resistere, quando si vede mangiare il vomito), però mai gratuita, per un grandissimo film che porta naturalmente a tifare contro tutti (polizia, studenti, spacciatori, politici) tranne che contro il BOPE. Fra l’altro tutto si basa su storie vere, o comunque raccontate da ex membri del battaglione. Film attualissimo, perché i giustizieri nascono dall’impunità dei criminali.
stefano@indiscreto.net