La salita di Sterchele

12 Maggio 2008 di Alec Cordolcini

1. Nel mezzo della stesura di questa analisi sulla stagione di Jupiler League appena conclusa (questa settimana Radio Olanda si dedica esclusivamente ai cugini del Belgio), ecco la doccia fredda. Alle prime luci dell’alba di giovedì 8 maggio, il calciatore italo-belga dell’Fc Bruges Francois Sterchele è deceduto in un incidente stradale avvenuto all’altezza di Vrasene, paese nei pressi di Beveren, sulla statale N49 che collega Anversa e Knokke. Per il 26enne di Liegi lo schianto contro un albero è stato fatale. Ci piace ricordare Sterchele come uno di quei giocatori che si sono costruiti la carriera da soli, con impegno e professionalità, un po’ come Christian Riganò e Danny Koevermans, arrivati non più giovanissimi alla grande ribalta del calcio professionistico. Nella stagione 2003-2004 Sterchele vinceva, con 24 gol, la classifica marcatori della Vierde Klasse (la serie D) con la maglia del Kermis, trasferendosi l’anno successivo in Derde Klasse (serie C) per segnare altre 21 reti con l’Oud-Heverlee di Leuven, condotto ad una brillante promozione. Ecco quindi le sirene del calcio professionistico; arriva un ingaggio nello Charleroi, che lascia però dopo un solo anno (e 9 gol) per il Germinal Beerschot, con il quale si laurea capocannoniere della Jupiler League 2006-2007 realizzando 21 centri e diventando un pezzo pregiato del mercato belga, conteso da tutte le big. Lui sceglie l’Fc Bruges, firmando un quinquennale e completando la prima parte della sua irresistibile ascesa. Lo scorso marzo arriva il debutto in nazionale contro il Portogallo; vestirà la maglia dei Diavoli Rossi altre tre volte. Stavamo scrivendo di una stagione interlocutoria, la sua prima a Bruges, nella quale la minor lucidità mostrata sotto porta (11 reti segnate, comunque miglior marcatore dei fiamminghi) era stata parzialmente compensata dall’emergere di buone qualità come rifinitore. Non conoscevamo personalmente Sterchele, ma quando per anni si seguono, con frequenza quasi quotidiana, campionati e calciatori lontani dal grande pubblico, inevitabilmente viene a crearsi una sorta di legame. Specialmente con chi aveva le potenzialità per crescere ancora e magari sfondare ad un livello più alto. Un saluto a Francois.
2. Parliamo di calcio belga, dunque. La Jupiler League 2007-2008 ha un solo grande vincitore, ed è lo Standard Liegi. Il ritorno sul gradino più alto del calcio belga 25 anni dopo l’ultimo successo è avvenuto grazie ad un rendimento super che ha visto i Rouges incassare la prima, e unica, sconfitta del loro campionato alla giornata numero 32 in casa dello Charleroi. Gran parte del merito di questa impresa va assegnata al tecnico Michel Preud’Homme, che ha raccolto la scorsa stagione una squadra in piena crisi di identità (una costante negli ultimi anni) portandola prima ad una finale di Coppa di Belgio (poi persa, immeritatamente, contro l’Fc Bruges) e quindi, dodici mesi dopo, alla grande vittoria. Tanti i protagonisti, dall’ottimo Fellaini al brillante Defour, rispettivamente il braccio e la mente di un centrocampo improntato alla linea verde che ha valorizzato anche l’esterno destro Witsel, classe 1989 già nel giro della nazionale maggiore, per arrivare al trio di attaccanti De Camargo-Mbokani-Jovanovic, ruotati a turno con grande perizia da Preud’Homme, tutti in doppia cifra (considerando anche coppa nazionale e Uefa), tutti importanti, nessuno indispensabile. Bene anche la difesa, con l’americano Onyewu ritrovatosi dopo il flop al Newcastle e gli esterni Camozzato e Dante Bonfim meticolosi nel puntellare un reparto arretrato capace di incassare solo 19 reti in 34 partite. Una bella squadra, che se non verrà smantellata in estate potrebbe anche dire la sua nella prossima Champions League, quantomeno qualificandosi alla fase a gironi e portandola a termine in maniera dignitosa. Trattenere i big non sarà comunque facile; Fellaini, ad esempio, è conteso da svariati grandi club (Real Madrid, Manchester United, Bayern Monaco, Tottenham Hotspurs), con l’ovvia assenza di quelli italiani. Da noi si preferisce importare Sergeant e Roussel, e poi lamentarsi che sono dei bidoni.
3. E’ stata chiamata la “vittoria dei poveri” quella dello Standard, con riferimento al budget del club, inferiore a quello di Anderlecht e Fc Bruges, ma anche alla particolare situazione della città di Liegi, alle prese con gravi problemi sociali. E’ cresciuta la disoccupazione ed è aumentata in maniera esponenziale la criminalità, soprattutto nelle periferie, tanto che in Belgio il soprannome politically uncorrect della città è “Palermo aan de Maas”, Palermo sulla Mosa (con tante scuse agli abitanti del capoluogo siciliano, ma il nick non lo abbiamo inventato noi). Una pessima nomea che si basa su un miscuglio di realtà (i dati sulle attività a delinquere sono incontestabili) e stereotipi (Liegi è un città a forte componente italiana, e il becero assioma italiani uguale mafiosi trova sempre terreno fertile) difficili da estirpare, soprattutto in una società fortemente divisa come quella belga dove fiamminghi e valloni si guardano costantemente in cagnesco. Un esempio lo può fornire, rimanendo in ambito calcistico, un fatto verificatosi lo scorso autunno al Regenboog Stadion di Waregem, quando lo speaker dello stadio, tale Fadi Glor, accolse i tifosi dello Standard con le seguenti parole: “Siete stanchi della mafia di Liegi? Comprate casa dalle nostre parti…”. Per lui divieto di ingresso allo stadio fino a gennaio 2008 e multa di 500 euro direttamente comminata dal Ministro degli Interni, per il Belgio l’ennesima polemica sui “valloni mafiosi” e sui “fiamminghi nazisti” che va ad aggiungersi a quella, già in corso da tempo, sulla creazione di due nazionali separate “perché i giocatori parlano due lingue diverse e in campo non si capiscono”. Eppure a Mexico ’86 Pfaff e Ceulemans non sembravano avere troppi problemi nel comunicare con Scifo e Vercauteren.
4. Assieme allo Standard ci sarà l’Anderlecht a rappresentare il Belgio ai prossimi preliminari di Champions League. Per i bianco-malva è stata un’annata in chiaroscuro, dove ad una pessima prima parte di stagione si è accompagnata una decisa ripresa (forzata dalla dirigenza con l’esonero del tecnico Franky Vercauteren, che aveva sì messo in bacheca due titoli nazionali negli ultimi due anni, ma sempre con un gioco raffazzonato e confuso) dall’inizio del 2008, inutile però per colmare il gap con lo Standard. Bene Gillet, Zitka e l’egiziano Ahmed Hassan, sempre intermittente Boussoufa, male Biglia, rivelazione dello scorso anno. Il grosso tallone d’Achille dei biancomalva è stato però il mercato, dove si è peccato di scarsa lungimiranza; con il sottovalutato Frutos infortunato, lasciar partire Tchitè poco prima della chiusura del calciomercato estivo senza avere in casa un sostituito adeguato (il Racing Santander ha pagato bene, e quindi l’occasione era da prendere al volo, ma la dirigenza già da tempo sapeva che il giocatore era al centro di varie trattative…) è stata una leggerezza imperdonabile, visto che poi per i gol fino a gennaio ci si è dovuti affidare all’oggetto misterioso Thereau (sbolognato dopo metà stagione allo Charleroi, non prima però di aver vinto lo Zoccolo di Legno quale peggior giocatore del campionato) e ai super-scontenti Akin Serhat e Mbo Mpenza. Sulla carta invece i bomber non mancavano di certo all’Fc Bruges (Club Brugge), con Wesley Sonck e il povero Francois Sterchele, entrambi mortificati da un gioco di caratura assai modesta. Tanti portatori d’acqua (alcuni anche discreti, come Simaeys) ma pochissimi ingegneri (il croato Leko ha provato più volte a dare la scossa, ma non è bastato); quando lo scorso dicembre un dirigente dell’Anderlecht disse che “il Bruges gioca peggio di noi ma ha più fortuna, e quella non dura in eterno”, parlò indubbiamente con il dente avvelenato, ma centrò il problema.
5. Due le grandi sorprese, il Cercle Bruges e il Dender. I primi sono rimasti nella scia delle big per tre quarti di stagione proponendo un calcio agile e frizzante, finché un grave infortunio ai legamenti ha messo

fuori uso il loro elemento migliore, la punta Tom De Sutter, ottenendo lo stesso effetto di un secchio di sabbia gettato nei meccanismi di un macchinario fragile ma perfettamente oliato. Un duro colpo che ha visto De Smet, Gombami, Serebrennikov e compagnia bella scivolare al quarto posto finale, un risultato comunque di assoluto rilievo che però significa solo qualificazione all’Intertoto, torneo al quale il club non sembra intenzionato a partecipare. Ne potrebbe così approfittare il Germinal Beerschot degli ottimi Losada (centrocampista al fosforo già accaparrato dall’Anderlecht), Malki (capocannoniere del campionato con 17 centri in coabitazione con Akpala dello Charleroi) e Steppe, quest’ultimo portiere rivelazione che vanta già diversi estimatori nella classe media della Premier League. L’impresa del Dender è invece legata alla voglia di riscatto del tecnico olandese Johan Boskamp, smanioso di ricostruirsi una minima credibilità in terra belga dopo i disastri combinati lo scorso anno con lo Standard Liegi, dove si beccò un esonero dopo sole quattro giornate. Missione pienamente riuscita per questa “vecchia linguaccia” (la definizione è sua) che ha raccolto la matricola Dender a novembre sul fondo della classifica e l’ha condotta ad una salvezza comoda. A livello individuale invece, oltre ai giocatori già citati, ci è piaciuto molto il nigeriano dello Charleroi Akpala, classe 86 veloce e dal feeling tutto particolare con le triplette (ne ha messe a segno due). L’augurio è di non intraprendere la strada delle meteore-afro Ogunsoto e Bancè, incapaci di brillare per più di una stagione. Applausi anche per la punta israeliana Barda, unico a salvarsi nel disastro Genk, che ha vinto il confronto con il più quotato connazionale Golan, l’uomo che fece piangere la Russia nelle qualificazioni a Euro 2008. Arrivato in gennaio a Lokeren grazie ad uno sforzo economico notevole da parte del club giallo-nero, Golan non è riuscito a mascherare con qualche gol delle prestazioni francamente imbarazzanti, tanto che con tutta probabilità verrà rimandato a casa. Positivo anche il metronomo del Malines (Mechelen) Persoons, direttore d’orchestra di una squadra che non vive rimpiangendo un passato che non potrà più ritornare, preferendo invece ricostruire il proprio mondo mattone su mattone dopo il terremoto del fallimento che la aveva fatta sprofondare fino alla Derde Klasse.
6. Il capitolo delusioni è un po’ particolare. Non ha sicuramente disputato il campionato che ci si aspettava il Gand (Gent) di Trond Sollied, maestro di calcio norvegese che includiamo nella nostra personalissima top dieci degli allenatori attualmente in attività. Il sesto posto finale non può accontentare i Bufali, arrivati però fino alla finale di Coppa di Belgio (ribaltando anche un clamoroso 1-5 raccolto in casa del Kortrijk con un altrettanto impronosticabile 4-0) con annessa automatica qualificazione alla Coppa Uefa, dal momento che si troveranno di fronte l’Anderlecht. In caso di vittoria “Mago Gelo” Sollied (l’anno prossimo sulla panchina dell’Heerenveen) potrebbe diventare uno dei pochissimi allenatori al momento ad aver vinto almeno un trofeo in ogni club allenato, nel suo caso Bodø/Glimt, Rosenborg, Fc Bruges (mitico quando, durante un periodo di vacche magre, rispose ai giornalisti: “quale crisi? A Baghdad c’è una crisi, non certo a Bruges”) e Olimpiacos. L’unica eccezione era rappresentata proprio dal Gand, da lui già allenato nella stagione 1999-2000, ma forse ci è tornato proprio per questo. Ha deluso tanto invece il Genk (quanto brucia l’eliminazione al secondo turno preliminare di Champions contro l’Fk Sarajevo, non certo il Chelsea), anche se la rosa obiettivamente non era all’altezza di quella che centrò il secondo posto lo scorso anno; brava comunque la dirigenza a rimborsare gli abbonati di parte dei soldi spesi, per un bagno di umiltà raro nel mondo del calcio. Non è raro invece il razzismo, che ha fatto finire dietro la lavagna il presidente del retrocesso Fc Brussels (Fc Molenbeek Strombeek). Nel mezzo di un’infuocata discussione nello spogliatoio del secondo club di Bruxelles infatti il signor Johan Vermeesch aveva pensato bene di invitare il colored Zola Matumona, che aveva appena fallito un rigore contro lo Charleroi, a “saltare su un albero e mangiarsi un casco di banane”. Una volta scatenata la bufera si è poi cosparso il capo di cenere (anche perché lo sponsor della società, la casa automobilistica Kia Motors, aveva immediatamente rescisso il proprio contratto con club), ma la frittata ormai era fatta. E i 19 punti raccolti in 34 partite rappresentano la peggior prestazione di un club di Jupiler League da sei anni a questa parte.
7. Chiudiamo con un pizzico di Italia. Ennesima stagione positiva per il nostro connazionale Roberto Mirri, che si sta avvicinando con buon piglio alle 100 presenze con la maglia del Mons (Bergen). Nel frattempo ha dato il proprio importante contributo nella salvezza conquistata, non senza qualche patema d’animo, dai Dragoni (alla fine la penultima piazza è toccata al Saint Truiden), nelle cui fila ha provato a rilanciare la propria carriera anche Alessandro Pistone dopo due stagioni trascorse nell’infermeria dell’Everton. Quando, nel corso di un’intervista, gli abbiamo detto che se oggi nel Milan gioca Favalli e nella Juventus Molinaro allora in Serie A ci potrebbe benissimo essere posto anche per lui, si è sbellicato dalle risate, però non ci ha voluti smentire. Auguri.

Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it

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