Il pensiero non debole di Balotelli

22 Aprile 2010 di Libeccio

di Libeccio
La classificazione dei media, un anno vissuto pericolosamente, le ragioni che mancano, il passato che conta e una sfida da numero uno.

1. Di Mario Balotelli abbiamo scritto diverse volte, ma torniamo lo stesso sull’argomento per una ragione che ci sta molto a cuore: il suo talento è talmente importante che il disagio verso l’Inter non può passare inosservato o essere archiviato dai media come la solita ‘balotellata’. Prendendo le parti della società o del giocatore a seconda del proprio editore di riferimento (che magari spera di averlo a prezzo di saldo). Forse può anche servire ricostruire le tappe salienti degli incidenti di percorso di questo ragazzone sempre triste e dall’infanzia travagliata. Si tratta di episodi noti e di cui si hanno documenti fotografici inoppugnabili. Altre cose sono accadute, ma si tratta di ricostruzioni a volte fantasiose. Restiamo a ciò che è documentato.
2. a) 24 febbraio 2009: nella gara di Coppa Inter–Manchester United dopo un fallo commesso su C. Ronaldo che resta a terra, Balotelli lo zittisce e lo invita più volte a rialzarsi e non fingere.
b) 13 marzo 2009: nella gara di campionato Inter–Roma Balotelli trasforma un rigore e poi zittisce la curva giallorossa che lo ha a lungo insultato. Fa anche una linguaccia a Panucci sulla quale a lungo si dibatte.
c) 29 ottobre 2009: Inter–Palermo, Balotelli cede a malincuore un rigore che si era procurato a Eto’o. Capitan Zanetti lo convince a fatica a complimentarsi con Eto’o dopo il gol.
d) 6 gennaio 2010: Chievo–Inter, a fine gara Mario attacca pesantemente i tifosi del Chievo che lo hanno fischiato. ‘Questi tifosi mi fanno sempre più schifo’. Segue ampio dibattito urbi et orbi.
e) 3 febbraio 2010: Inter–Fiorentina, inveisce contro Mourinho che lo sostituisce dopo averlo aspramente rimproverato perché dopo un fallo subito (e relativo taglio sopra l’occhio) è rimasto a terra e non ha rincorso il difensore diretto che avanzava (“ma questo che vuole da me”, dice).
f) 12 marzo 2010: viene annunciato il sodalizio con Mino Raiola. Traspare fortissima l’irritazione della società.
g) 22 marzo 2010: durante la consegna di un tapiro indossa la maglia rossonera e aggiunge che la gara con il Chelsea l’ha vinta la squadra e non Mourinho.
h) 20 aprile 2010: dopo il suo ingresso negli ultimi minuti della gara con il Barca che l’Inter sta vincendo, manda a “parare” il pubblico interista reo di averlo fischiato dopo un errore. A fine gara getta a terra la maglia, manda i tifosi “a fischiare il cuculo” e litiga con i compagni che tentano di calmarlo. Negli spogliatoi si scatena una vera rissa tra lui e gli altri giocatori dell’Inter e quando esce nel garage per riprendere l’auto e andarsene c’è un tentativo di aggressione da parte di alcuni tifosi. Tentativo sedato dalla presenza di Moratti e Tronchetti Provera. Nei giorni successivi “trapela” la minaccia di Raiola vs. la società: o favorite la cessione oppure vi facciamo causa per mobbing.
3. Questi i fatti salienti. Pare chiaro che Mario Balotelli non voglia più assolutamente restare all’Inter, per alcuna ragione al mondo. Non è interista, non stima Mourinho, non ha alleati nello spogliatoio e chi ha cercato di aiutarlo (soprattutto Eto’o) non è stato ascoltato. Vuole a tutti i costi cambiare aria. Ma come è possibile che un giovanissimo campione che gioca in una delle squadre più importanti al mondo sia giunto a questa caparbia determinazione di rottura? Trascuriamo il fatto di essere un tifoso del Milan: non è il primo e neanche l’ultimo campione che gioca in una squadra diversa da quella tifata da ragazzo. Allora solo perché qualcuno gli ha offerto di più in termini di soldi? Non è possibile perché Moratti è quello che paga di più i giocatori in Italia, e anche all’estero nessuno può offrigli al tempo stesso più soldi e la certezza di essere titolare. Fra l’altro Balotelli nell’ultimo anno ha viaggiato su più di 2 milioni di incasso, premi e sponsor compresi. Alla sua età una cifra simile Messi (più anziano di 3 anni) se la sognava. Forse nell’Inter ci sono dirigenti antipatici? Moratti è antipatico? Con nessuno di loro, fra l’altro sempre schierati (e non sempre a ragione) dalla sua parte, Balotelli ha avuto problemi. I compagni sono antipatici o gli fanno scherzi stupidi? Non risulta, almeno fino a martedì. E allora? Forse milita in una squadra condannata a perdere e a non vincere mai? A soli 19 anni ha già vinto con l’Inter tre scudetti e qualche altro scampolo di coppa Italia e supercoppa italiana, in più sta andando verso la finale di Coppa dei campioni e nella peggiore delle ipotesi verso un’onorevole stop in semifinale. Perché fa così?
4. In tutti questi mesi ci siamo fatti un’opinione precisa. io mi sono fatto una opinione precisa. Qualunque essere umano che abbia vissuto parte dell’infanzia in condizioni di grave deprivazione emotiva da adulto può avere gravi problemi relazionali e un carattere che non gli fa prendere le cose nel verso auspicato dagli altri o che per gli altri va bene. Ma trascuriamo questo aspetto (anche se non doveva trascurarlo l’Inter) per concentrarci sulla questione più pallonara. Qui i problemi nascono da una questione sostanziale di campo: Mario pensa di essere il più forte giocatore dell’Inter. Questo il suo pensiero poco debole: ”Dovrei giocare sempre. Essere titolare inamovibile, invece di giocare solo spezzoni di partite spesso compromesse o rese difficili. Essere sempre la prima scelta”. Invece no. Non solo non è titolare inamovibile, ma spesso è seconda o terza scelta. La cosa che lo ha mandato fuori di testa è stata l’arrivo di Goran Pandev. Che arriva e pronti via gioca sempre al suo posto come prima scelta. Mario diventa matto. Reagisce subito: comincia a frequentare Fabrizio Corona, si vendica andando allo stadio a vedere il Milan in Champions (non ne avrà più occasione, ma non crediamo si sia intristito per i gol di Rooney). Comincia a rescindere il legame con la società, con i tifosi.
5. Poi sceglie Raiola. E’ la dichiarazione di guerra. Va dritto per la sua strada. Non accetta mediazioni neanche quando resta fuori per un mese a causa di un diverbio con un preparatore di Mourinho che lo invita a completare bene certi esercizi in allenamento. Lo manda a quel paese e nello stesso posto manda Mourinho che lo strattona per sgridarlo. “Non provarci più se non vuoi fare una brutta fine”, è la sua risposta prima di andarsene dal campo di allenamento. E’ la fine. La società tenta di ricucire. Cerca pontieri in grado di riallacciare un dialogo. Intanto il ragazzo soffre per le ripetute esclusioni in un momento topico della stagione dove l’Inter fatica e non poco. Alla fine si scusa per la “situazione” che si è creata. Non con Mourinho, non con la società, non con i compagni, non con i tifosi. In una intervista precedente dice che non chiede scusa neanche a morire. Che altri dovrebbero chiedere scusa a lui (qui sarebbe da approfondire). E’ la conclusione del rapporto. Tutti pensano che si possa ripartire, ma è del tutto inutile. Si è celebrata la rottura con tutto l’ambiente. Dall’allenatore che non lo capisce e gli preferisce quasi sempre un altro, che lo rimbrotta per cose anche abbastanza ridicole davanti alle tv planetarie, ai compagni che gli fanno il vuoto intorno modello “capro espiatorio” (i gruppi tendono a creare un nemico interno perché in questo modo possono autocelebrarsi e compattarsi), passando per la società che non lo difende da chi ha la sfacciataggine di non riconoscere la sua immensa bravura. ‘Non mi accettate? Benissimo. Io posso fare volentieri a meno di ognuno di voi. Perché io sono il più grande’. A questo punto o cappotta o diventa il numero uno assoluto al mondo. La sfida l’ha lanciata lui e bisogna almeno riconoscergli il coraggio delle proprie scelte. Un coraggioso e ingestibile ex giocatore dell’Inter che, semplicemente, non sopporta di essere secon
da o terza scelta ritenendo di essere non solo prima, ma primissima gold.
Libeccio

(in esclusiva per Indiscreto) 

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