I sergenti Foley e Hartman

4 Aprile 2024 di Stefano Olivari

Qualche giorno fa è morto alla bella età di 88 anni Louis Gossett jr., attore dalla carriera lunghissima ma che ovviamente nell’eternità rimarrà come il sergente Emil Foley di Ufficiale e gentiluomo. È superfluo ricordare la trama dello strepitoso film che aveva come protagonisti Richard Gere e Debra Winger, una delle pietre miliari degli anni Ottanta e come tale improponibile oggi come produzione. Non soltanto per le frasi pronunciate da Foley-Gossett, ma anche per l’immaginario suggerito, quello per certi versi eterno del principe azzurro e della ragazza che soltanto lui può strappare ad un destino di miseria.

Ma al di là di questo la figura del sergente Foley, duro ma giusto, è stata apprezzatissima anche da chi nella vita ha trovato un sergente duro e ingiusto durante il proprio servizio militare, prima che questo anno fosse abolito in omaggio al pensiero unico italiano, di destra e di sinistra, di pensare soltanto ai fatti propri. Così i ragazzi possono fare gli stagisti non pagati con qualche mese di anticipo e Crosetto può parlare, senza scherzare, di legione straniera. La storia insegna poco anche quando viene studiata, figurarsi quando nemmeno la si conosce. Mandiamo senegalesi e moldavi a morire per noi che siamo troppo impegnati a calcolare gli expected goals del Brighton.

Ma dicevamo di Foley, il cui legame con Hartman, l’altro famoso sergente della storia del cinema, è strettissimo. Perché la parte in  Ufficiale e gentiluomo sarebbe inizialmente dovuta a andare a R. Lee Ermey. Un militare vero, reduce del Vietnam e impegnato in numerose missioni con i Marines, con tanto di medaglie. Dopo la fine della carriera militare Ermey era entrato nel mondo del cinema come consulente per le scene di guerra in numerosi film (Apocalypse now può bastare?), iniziando anche un po’ a recitare. Il salto di qualità sarebbe dovuto avvenire appunto nel film con Richard Gere-Zack Mayo, ma alla fine di quell’incredibile casting (la parte di Gere era stata pensata per John Denver, proprio il John Denver di Take me home, country roads) fu scelto Gossett ed Ermey rimase soltanto come consulente, caricando al massimo le espressioni di Gossett, che una divisa l’aveva vista soltanto al cinema.

Il risultato fu grandioso, merito anche di una sceneggiatura che su suggerimento di Ermey mise in bocca a Foley battute come “Only two things come outta Oklahoma: steers and queers. Which one are you, boy? I don’t see no horns on you, so that narrows it down!“. Tradotto liberamente, visto che steer vuol dire manzo, nel film con “Solo due cose vengono dall’Oklahoma: tori e checche. Tu chi sei, figliolo? Non vedo le corna, quindi devi essere una checca“. Ma tutto il benvenuto del sergente alle reclute è grandioso, impossibile staccarsene una volta iniziato.

Commovente il saluto finale, con la forza emotiva dell’ultimo giorno di scuola, di caserma, di lavoro, di qualsiasi cosa. E bene che non ci sia stato un seguito, anche se sarebbero proseguite le carriere sia di Gossett sia di Ermey, per non dire di Gere e della Winger.  Ermey (Ermey, non Emery) sarebbe stato ingaggiato come consulente anche da Kubrick per Full Metal Jacket, e fu così convincente che il regista diede a lui la parte, anche questa enorme, eterna, del sergente istruttore Hartman. Ancora più duro e meno ironico di Foley, e proprio per questo realistico. Con una fine, almeno cinematografica, peggiore ma l’eternità ugualmente guadagnata.

stefano@indiscreto.net

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