Fury-Wilder 3, soldi ben spesi

11 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

Non ci ricordavamo l’ultima volta in cui abbiamo fatto un acquisto su Sky Prima Fila, insomma la pay-per view, forse non ci era mai capitato. Solo il terzo episodio della saga Fury-Wilder e poche altre cose potevano spingerci a tanto, non per i 9,99 euro (negli Stati Uniti si viaggiava a quasi 80 dollari) ma per i relativi sbattimenti. Il problema, come al solito, non sono i soldi con cui ormai non si compra nemmeno un pizza (o un tampone), ma la gestione mentale dei mille micropagamenti.

Fury-Wilder, dicevamo. Soldi benissimo spesi, anche se nella boxe non ci sono certezze, per uno dei match più emozionanti di questo secolo, con la conferma dell’inglese fissato con i romani (nel senso di antica Roma) e con la riunificazione del Mondiale dei massimi, il suo WBC con quelli di Usyk, anche se ovviamente il sogno di tutto il pianeta è Fury-Joshua. Magari ci si arriverà dopo la rivincita di Joshua con Usyk, per non dire l’ennesimo trittico della storia della boxe, quindi non prima di un anno.

Rispetto a tutta la concorrenza la peculiarità di Fury non è tanto quella di essere imbattuto, quanto l’essere personaggio in un’epoca in cui non si può dire ormai niente. Anche per il gusto della sfida già scritto nel nome, visto che i genitori lo chiamarono Tyson in onore di Mike e non certo perché fosse un bambino forte, anzi proprio per il contrario: nato di sei mesi e con un peso da incubatrice, decisero che loro figlio per sopravvivere dovesse avere il nome di un lottatore, di uno vero. E Gipsy King è verissimo: chi non ha tempo si guardi almeno le ultime due riprese, senza farsi ingannare dalle maniglie dell’amore.

 

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