Franco Cerri, via dallo sporco impossibile

18 Ottobre 2021 di Stefano Olivari

Franco Cerri è morto, aveva 95 anni ma ci dispiace lo stesso perché ai suoi corsi di chitarra abbiamo dedicato tanti giorni della nostra vita (su Indiscreto ne abbiamo già parlato nove anni fa, ma siamo ormai in modalità cover) e perché ci era molto simpatico, pur senza conoscere il jazz, campo in cui lui è stato almeno in Italia un grande, e dando il giusto peso alla nostalgia di Carosello: sì, perché lui per gli italiani over 50 sempre sarà l’uomo in ammollo del Bio Presto.

Sporco impossibile, unto di cucina, sporco sulla federa, unto di pelle qui sulla camicia… Non esiste sporco impossibile per Bio Presto bucato a mano. Bio Presto bucato a mano liquida anche l’unto, perché Bio Presto scioglie lo sporco impossibile che di solito non viene via. Visto che pulito? E per Bio Presto bucato a mano niente più sporco impossibile né su asciugatoi da cucina, né sulle camicie, né sulle federe. Bio Presto bucato a mano liquida lo sporco impossibile su tutto il vostro bucato“. Il nome del prodotto ripetuto cinque volte in meno di trenta secondi: queste sì che erano pubblicità cazzute… adesso cosa ci rimane in testa?

Il Bio Presto, tuttora in commercio, è dal 2003 della Henkel, il colosso di Dixan, Nelsen, Vernel, Perlana, NeutroMed, Vape e tanti altri marchi top, ma se qualcuno si ricorda del Bio Presto (forse di recente abbiamo preso i pods per la lavatrice) il merito è di Franco Cerri. Anche se la domanda che ci tormenta da decenni è un’altra: si può imparare a suonare la chitarra con un corso a cassette, da soli nella propria cameretta? La risposta l’ha data la vita dello stesso Cerri.

Milanese al 100%, nato vicino a viale Zara da una famiglia povera e ben lontana dall’ambiente musicale, Cerri a 14 anni fa il muratore per poi arrangiarsi come fattorino, sognando di imparare a suonare la chitarra ma senza grandi velleità di carriera. Il padre non sa di musica ma intuisce qualcosa e gli regala lo strumento, che lui impara a suonare da assoluto autodidatta, basandosi sui consigli di un amico, sulla radio e su dischi che arrivavano chissà come, stiamo parlando del 1943, dall’America.

L’esordio da diciassettenne in una trasmissione Radio Tevere, emittente fatta mettere in piedi da Mussolini che faceva credere di trasmettere da Roma (una storia pazzesca, quella della radio in tempo di guerra, chi non ha mai sentito nominare almeno Radio Fante?) ed invece lo faceva da Milano. Poi le collaborazioni con giganti come Gorni Kramer e Natalino Otto, fino alla carriera propriamente da jazzista in mezzo a superstar come Chet Baker e Dizzy Gillespie ma anche a tragedie personali come la morte di un figlio.

Ed infine una vecchiaia vissuta con ironia e classe, da maestro senza tromboneggiare. Lo incontravamo spesso ai giardini di Pagano e al cinema Ariosto, era anche appassionato di pallacanestro ed una volta l’abbiamo anche incrociato alla presentazione del libro di Sandro Gamba. Ci vergogniamo di aver pensato sempre ‘Ecco l’uomo in ammollo’, ma è la nostra natura. La sua era quella di grande chitarrista creatosi da solo, via dallo sporco impossibile della vita.

 

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