Dove guarda Ranieri

22 Febbraio 2012 di Anna Laura

di Anna Laura
Qualcosa di cui spesso non si è consapevoli viene fuori dallo sguardo. Una energia imperscrutata e imperscrutabile. Se si impara ad usarla, questa energia può fare molte cose: può modellare aspetti della realtà personale, ma anche oggettiva. Non è la sede adatta per discuterne, come direbbe il direttore di Indiscreto che vuole argomenti leggeri, ma solo un pretesto per rispondere ad una domanda: dove guarda Ranieri nelle sue conferenze stampa? Che differenze ci sono tra il suo sguardo e quello di Mourinho? E Zanetti, anche lui quando parla dell’impegno nelle prossime partite, dove guarda?
Mourinho guarda in modo diverso da Ranieri e da Zanetti (Sanetti, in questo caso). Lo sguardo dell’allenatore portoghese è quello di uno che sa cosa cerca, ce l’ha in mente, lo contempla continuamente, coccola il modello mentale. Ranieri ha uno sguardo sfuggente, meno costante. Questo tipo di sguardo significa per lui un continuo cambio di modello, su cui lo sguardo si posa ma immediatamente se ne distoglie per correggere o tentare di farlo la volta successiva. Il risultato è che nessun beneficio ne trae il suo progetto.
Con la stessa modalità il pubblico interista segue col proprio “sguardo” le prestazioni dell’Inter. Distogliendolo continuamente , non fa altro che increspare alla vista degli altri spettatori il modello che avrebbero in mente. Sono guai. Fanno il filo alla loro Inter, ma al contrario. Da ragazzi si guardava il ragazzo/a che ci piaceva con sguardo apposito, lo si circondava di un alone luminoso in grado di coprirne i piccoli difetti, se ne coccolava l’immagine la sera prima di addormentarsi… Di riflesso l’altro ne traeva inconsapevolmente stima ed energia. Il meccanismo lo conosciamo, no? Ranieri non lo fa, i tifosi non lo fanno. Moratti, poi… non ha chiaro nemmeno il modello iniziale, figuriamoci quelli modificati.
Nemmeno io ho questo sguardo. Che sguardo posso dedicare a Branca? Uno che per scelta o per ‘consiglio’ superiore prende Jonathan, Zarate, Palombo, Ranocchia, Castaignos, Alvarez? Se hai un modello e lo guardi, con uno sguardo da Triplete, come fai a confrontarlo con questa Inter? Lo sguardo sfugge, si distoglie dopo un secondo, e succede anche che vorresti che chi ha presentato l’offesa verso il modello Triplete la pagasse cara. E in effetti la paga. Non è questione di allenare. Allenare non basta, non è mai bastato, la LegaPro è piena di tecnici che tatticamente ne sanno più di Mourinho, Guardiola, Hiddink, eccetera. Ma è tutta gente che nell’Inter di Moratti farebbe peggio forse anche di Gasperini (va be’, non esageriamo) e di Ranieri. Diciamo tutto questo prima di Marsiglia, con il golletto della situazione a fare la differenza fra la tragica disfatta e la eroica impresa. Il problema è che si è persa la visione generale, che di solito una società dà ai suoi allenatori. All’Inter deve invece accadere il contrario. 


Anna Laura, 22 febbraio 2012

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