Colibrì in maglia azzurra

26 Febbraio 2024 di Oscar Eleni

Oscar Eleni accompagnato sul sagrato della chiesa isolata in fondo alla valle Camonica dai colibrì con la coda larga e in maglia  azzurra. Sono piccoli, deliziosi, veloci e hanno una grande memoria. Li presento al cane che ha invaso il campo durante le qualificazioni  del basket fra Cile ed Argentina, parlo di loro e con loro del fine settimana in azzurro. Sul basket che avrebbe spazzolato la Turchia a Pesaro e poi l’Ungheria nella bella Savaria magiara non avevamo dubbi, ci siamo abituati ai colibrì di Pozzecco che è descritto benissimo nel “Domenicale” campaniano dal Bonaga che deve aver goduto vedendo cadere due volte Scariolo e la Spagna. Il caso del giorno perché dopo il flop mondiale l’armada di don Sergio ha scoperto che anche il campionato più ricco sta mettendo ai margini i talenti locali. Il fatto poi che la Lettonia di Banchi sia andata a vincere nella casa dorada iberica deve aver ridotto ai  minimi termini, come un partito qualunque di opposizione in Italia, il gruppo di minoranza che sotto il Pavaglione bolognese ancora difendeva le ultime stagioni dell’avvocato in casa Zanetti con Baraldi come muro invalicabile. Certo anche la sconfitta in Belgio (58-53, ma dai!) deve aver spalancato le porte per i mostri che mangiano idee e passione.

Ma torniamo ai colibrì con maglia azzurra nella settimana dove la Quadarella ha portato i suoi due ori mondiali persino sul tavolo del Fazio, mentre Jasmine Paolini, stupendo uccellino combattente e multicolore del tennis ha vinto a Doha salendo in graduatoria  fra le prime 15 con il sogno di prendersi anche una medaglia alle Olimpiadi di Parigi, magari in coppia con la Vinci. Anche se ai tennisti diciamo che il portabandiera a Parigi forse si dovrà scegliere in sport diversi pur rispettando le magie di Sinner ormai ovunque.

Bastavano questi risultati a farci dimenticare manganellate e puttanate, morti sul lavoro, i troppi episodi che potrebbero dare vita ad una seconda versione del bel film Cosa ci dice il cervello di Riccardo Milani con la Cortellesi “giustiziera”, ma ecco altri colibrì in maglia azzurra a cambiare umore e spazzar via qualche pregiudizio, tipo quello che l’Italia è un paese difficile per chi ama il rugby come ha detto anche il nuovo allenatore argentino. Ci voleva la Francia a riaprire il pozzo dei desideri sportivi nazionale anche se noi, vigliaccamente, facevamo finta di tifare Scozia contro Inghilterra, impazzendo per l’Irlanda, spiegando che l’Azzurra con palla ovale non l’avremmo seguita già alla fine degli inni. Eppure avevamo avuto un sabato speciale scoprendo che c’erano giovani talenti in maglia italiana capaci di mandare a letto senza cena i piccoli galletti. Accidenti, allora qualcosa di buono si muove anche da noi, ma pensavamo fosse soltanto un episodio fortunato. Dopo aver cambiato canale troppe volte ecco la meta di Capuozzo e il pareggio di Garbisi. Sì, è vero, si giocava 15 contro 14 da oltre 40 minuti, ma l’espulso si meritava il rosso dell’arbitro inglese, insomma ci andava bene quel pari a Lilla che aveva tolto armonia ai 50 mila dello stadio. Mano sul telecomando e il colibrì sulla spalla che ci becca e ci minaccia. Resistere e sperare. Quando l’orologio che segna il tempo è già rosso ecco una punizione contro i francesi. Fermi tutti. Torna Garbisi in piazzola, il tetto chiuso lascia passare uno spiffero che costringe il calciatore italiano a rimediare in fretta la caduta dell’ovale. Ci prova lo stesso da oltre 30 metri. Dai che va dentro, dai che ci siamo. Palo. Fine del gioco, soddisfatti, ma non rimborsati. Per fortuna tutta la squadra è andata ad abbracciare subito Garbisi avvelenato e ci è venuto in mente perché il rugby andrebbe amato comunque, anche quando ci dicono la verità sulle pecche del sistema.

Dovremmo fare la stessa cosa con altri sport, dimenticando la tirannia calciocentrica perché fra il nuoto e l’atletica, che ai mondiali indoor di Glasgow porterà una squadra davvero interessante pur senza Tamberi e Jacobs, stiamo andando oltre il malevolo disinteresse di chi sale sul carro soltanto se vinci e ti nega i soldi che servono per tenere in piedi la baracca che, per fortuna, resiste anche senza dover dipendere da chi ha in mano la borsa.  Un po’ il discorso sui medici e gli infermieri che resistono nonostante tutti i tagli e le evasioni.

Settimana per ricominciare a vedere i campionati nazionali dove quelli nati nella scuola italiana fanno soltanto i mozzi nella stiva. Spesso anche nel calcio, vi direbbe Spalletti che dovrebbe già essere benedetto e quindi ben protetto quando dice che lascerà a casa i malati della playstation, quelli che sul tavolo massaggi hanno l’auricolare e il telefonino funzionanti, chi va al raduno senza credere che servirà una squadra unita. Viaggio avventuroso nelle coppe internazionali con il calcio italiano che fa il pieno, anche se poi è lo stesso che viaggia in rosso e non sa come pagare i troppi debiti.

La settimana azzurra del basket restituirà gente sorridente  a Venezia e Brescia, forse anche a Milano se Melli  potrà andare in campo a Lione venerdì, se Tonut sarà pronto e allegro almeno come il Bortolani visto in Ungheria, anche se il problema al polso potrebbe fermarlo. Dare le pagelle dopo una settimana di quiete dove tutti si abbracciavano  e sorridevano, dove un pezzo di torta non è stato negato a nessuno. Si torna alla fiesta mobile e Pozzecco restituirà al Banchi due volte vincitore un Pajola bello feroce, mentre la Georgia non farà la stessa cosa con Shengelia che in Danimarca ha visto festeggiare soltanto il compagno Lundberg.

10 A Carlo RECALCATI che ha saputo sorridere quando a Pesaro gli hanno detto che al preolimpico non ci sarebbe stato un posto per lui in panchina come assistente di Pozzecco. Pregherà per il suo mattocchio nella speranza che a San Juan l’Italia possa  battere prima Portorico e poi la Lituania.

9 A POZZECCO se riuscirà a mantenere questo festoso clima di baci e abbracci anche nel torrido portoricano quando dovrà ripresentare Fontecchio che a Detroit vive i suoi bei tormenti e scegliere fra gioventù ed esperienza, nella speranza che il bersaglio olimpico dia energia a gente come Belinelli, Gallinari e, magari, Hackett. Scartare è sempre doloroso, ma Super Poz non troverà giocatori risentiti come successe quando l’escluso era lui.

8 A PAJOLA E  PETRUCELLI coppia di mastini che ha indicato la strada alla Nazionale del sorriso, prima a Pesaro e poi nel terzo quarto con  gli ungheresi che ci avevano scavalcato. Uomini garanzia, ma, purtroppo, potrebbero anche essere sacrificati perché nel loro ruolo c’è una ressa. Quella che, purtroppo, manca al centro.

7 A Luca BANCHI che ha deciso di tormentare davvero SCARIOLO. Prima ridando un senso al progetto Vu nere, che invece rendeva scettico l’uomo che ha dato titoli e gloria al basket iberico, e poi mandando a rotoli la ricostruzione della stessa Spagna che aveva già “rovinato” ai mondiali di Manila.

6 A POLONARA che all’esordio come capitano ha indicato la strada alla Nazionale che gli ha fatto persino ritrovare il piacere di fare canestro tirando da lontano.

5 Alla TURCHIA che dopo averci fatto un po’ soffrire a Pesaro è andata a vincere soltanto di 1 con l’Islanda mettendoci in ansia per la prossima finestra europea di novembre quando, si spera, avremo smaltito le fatiche olimpiche.

4 A GIGI DATOME splendido capomissione per Azzurra gioiosa se non tornerà a guardare il mondo intorno a lui con spirito critico perché gli stessi che oggi si affollano sotto il suo balcone domani gli grideranno contro se dovesse candidarsi davvero per un ruolo nel consiglio federale.

3 Al progetto EUROLEGA-DUBAI che secondo qualcuno sarebbe già stato siglato e dovrebbe durare  per  almeno sette anni. Niente da dire se ci sarà collaborazione fra forze economiche potenti, ma questo azzardo sembra stravolgere troppe cose.

2 Ai GIOCATORI di PESARO che non possono tradire una  passione sportiva per il basket come quella mostrata accogliendo la Nazionale contro la Turchia.

1 A Nicolò MELLI, il migliore azzurro a Pesaro, capitano di qualità, se  dovrà infortunarsi per avere un po’ di riposo. Parli chiaro ai suoi allenatori se  vorranno averlo al meglio.

0 A TORINO, PESARO, insomma alle città che hanno arene bellissime per il basket se non faranno di tutto per aiutare quelle che oggi sono in campo cercando la promozione o cercando di salvarsi.

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