A chi conviene l’Italia del rugby

22 Marzo 2021 di Stefano Olivari

Il 52-10 per la Scozia con cui sabato l’Italia del rugby ha chiuso il suo peggior Sei Nazioni di sempre sta ispirando diversi processi alla Nazionale di Franco Smith, non tanto per l’ennesimo cucchiaio di legno (cioè l’ultimo posto nel torneo, a cui gli azzurri partecipano dal 2000) quanto per i pochi segnali di vita di una squadra che ha l’unico pregio di essere relativamente giovane. Non ci sono nemmeno più le belle sconfitte di quando il rugby era uno sport di moda, per lo meno era di moda parlarne, soltanto disfatte annunciate.

Ma ovviamente non vogliamo parlare di rugby, non ne capiamo niente e nemmeno siamo in grado, come in altri sport, di fingere. Lasciamo la discussione sul gioco agli esperti e andiamo su una domanda generalista che secondo noi supera la questione rugby: meglio fare gli sfigati in Serie A o giocarsela in serie B? La domanda è di tipo sportivo, perché in senso finanziario è chiaro che all’Italia convenga rimanere agganciata al treno del Sei Nazioni (la FIR è da noi la terza federazione più ricca, dopo quelle di calcio e tennis) e che alle altre cinque nazionali convenga comunque avere un grande paese come l’Italia, contro cui anche selezioni sperimentali possono fare bella figura. In altre parole, non è che passato il periodo delle sconfitte onorevoli, del terzo tempo, dei valori positivi e di tutto il resto, perdere di tanto sia negativo per lo sviluppo di una mentalità vincente?

Ogni sport ha una sua specificità, perché se Berrettini può dire di aver imparato qualcosa venendo massacrato da Federer non siamo così sicuri che nel rugby funzioni allo stesso modo. Soprattutto negli sport di squadra diversi dal calcio la Nazionale è l’elemento trainante di un movimento, le umiliazioni non fanno morale. Magari giocarsela con Romania, Spagna e Russia, per citare tre nazionali decenti, aiuterebbe a crescere di più, magari no.

Nel rugby non è che un gol su rigore possa ribaltare carriere e valutazioni, i valori sono molto più cristallizzati: l’Italia del calcio è decima nel ranking FIFA, ma non ci troveremmo niente di clamoroso se, per esempio, domenica prossima venisse battuta dalla Bulgaria che è numero 68. Al contrario se l’Italia del rugby, numero 15 (!) del ranking mondiale, giocasse contro la numero 68, Bermuda, non perderebbe nemmeno legando le braccia agli azzurri. Di sicuro molto dell’entusiasmo trasversale e un po’ cialtrone, del genere Luna Rossa, è andato perso e questo è per il rugby, che ha appena cambiato presidente federale, un danno enorme.

Share this article