Amici quotidiani

12 Giugno 2009 di Stefano Olivari

di Nando Sanvito

Quanto pesa la comunicazione mediatica sul calciomercato? Molto e lo sanno bene gli addetti ai lavori. La prima pagina del giornale catalano El Mundo Deportivo di mercoledì è, al proposito, emblematica. Vi si annuncia l’accordo Barça-Inter su Ibrahimovic a condizioni a dir poco inverosimili (Eto’o e 10 milioni) se pensiamo che solo 5 giorni prima il presidente blaugrana Laporta se n’era sentiti chiedere 50 più il camerunense. La secca smentita nerazzurra ha poi fatto giustizia di quella notizia, ma è interessante analizzarne la genesi. La serietà professionale dei colleghi spagnoli che firmano quell’articolo fa ritenere che l’informazione sia arrivata loro da dirigenti del club catalano, guarda caso il giorno dopo che gli odiati rivali del Real Madrid annunciano l’acquisto di Kakà. Ma c’è dell’altro oltre al comprensibile desiderio di forzare una risposta immediata agli squilli di tromba dei rivali castigliani. Nelle casse dei catalani i soldi per prendere Ibra non ci sono, potrebbero arrivare dalla cessione di Eto’o (possibilmente entro giugno per salvare il bilancio) e bisogna mettergli pressione perché accetti (si libera nel 2010) di essere venduto. Se ai tifosi, freddini su un oneroso investimento per Ibra a scapito di Eto’o, fai credere che lo scambio è quasi alla pari, Eto’o assume ai loro occhi la parte di quello che vuole danneggiare il Barça coi suoi capricci e la pressione della piazza diventa incompatibile con la sua eventuale volontà di restare fino a scadenza di contratto e con la sua politica di esagerare le richieste per vanificare ogni trattativa di cessione. In fondo è quello che fecero l’anno scorso, quando per convincere i tifosi della convenienza di cedere Ronaldinho cominciarono a far filtrare notizie più o meno fantasiose sul suo conto («s’è inventato un infortunio per non giocare», «è in una clinica a disintossicarsi», eccetera) che puntualmente trovavano eco non su El Mundo Deportivo (schierato allora con Ronaldinho) ma sull’altro giornale catalano Sport, in questi giorni invece tagliato fuori dalle soffiate del club perché da sempre dalla parte di Eto’o. Un po’ come è successo a Madrid tra Marca e As. Quest’ultimo era il confidente dell’ex presidente Ramon Calderon, a cui aveva tirato la volata, l’altro – da sempre vicino a Florentino Peréz – si era poi vendicato dei tanti buchi presi confezionando lo scoop dell’inchiesta sulla frode assembleare che portò alle dimissioni Calderón. Non a caso la scorsa settimana Peréz ha concesso a Marca la prima intervista da presidente ma poi per tenersi buoni i rapporti con l’altra sponda nella notte fece visita alla radio Cadena Ser, appartenente allo stesso potente gruppo editoriale di As. Lo stesso Peréz nell’era galactica quando doveva prendere qualche decisione era uso sondare gli umori della piazza facendo filtrare notizie alla stampa amica. In questi mesi ha ripreso a farlo e l’esca gettata sul nome di Ancelotti gli tornò indietro vuota, la piazza era fredda sulla candidatura dell’italiano alla panchina del Bernabeu e cambiò cavallo salvo poi pentirsi ed essere costretto ad accettare l’unico candidato rimasto e suggeritogli da Valdano, cioè Pellegrini. Si potrà obbiettare che certe dinamiche appena descritte nei rapporti media-club sono riscontrabili anche in Italia. Sì, con una differenza non da poco, e cioè che da noi i presidenti non vengono eletti e non devono curarsi della base elettorale. Non si dice poi che l’erba del vicino è sempre più verde? Appunto…
(per gentile concessione dell’autore, fonte: Il Giornale)
Share this article