Di qua o di là

Aborto, l’obiezione di coscienza è giusta?

Indiscreto 22/11/2016

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Le recenti parole del Papa sull’aborto riguardano il perdono e la misericordia nei confronti dei singoli, non mettono certo in dubbio il fatto che per la religione cattolica l’aborto sia un peccato molto grave e tale rimanga. Posizione con varie sfaccettature di un po’ tutte le religioni cristiane, delle principali scuole di pensiero islamiche (non essendoci una gerarchia vale tutto, visto che nel Corano l’argomento non viene affrontato) e dell’ebraismo anche moderno, con qualche eccezione in caso la madre rischi di morire. Posizione che è anche di molte religioni non ‘rivelate’, con distinguo come nel caso del buddismo (il Dalai Lama, per dire, sostiene che si debba decidere caso per caso). Fra l’ottusità religiosa e quella laicista, tipo Hillary Clinton che poco prima dell’8 novembre si è detta favorevole all’aborto anche al nono mese (!) di gravidanza, forse su consiglio di qualche spin doctor alla ricerca del voto femminile, è impossibile per i mitici moderati avere la risposta giusta.

In concreto, parlando di Italia, il problema è che l’aborto nel rispetto della legge è spesso difficilissimo. Abbiamo letto che circa due terzi dei ginecologi ospedalieri italiani sono obiettori di coscienza, ma l’osservazione personale ci dice che in certe regioni (la Lombardia è una di queste, vista l’influenza di CL nelle assunzioni e nei concorsi) la percentuale è molto più alta, al punto da costringere la donna a umiliazioni supplementari che si aggiungono alla pesantezza della situazione sotto ogni profilo. Il punto non è che questi ginecologi obiettori siano fuorilegge, perché la legge prevede espressamente la possibilità dell’obiezione, ma che il fatto che possano esistere come ginecologi ospedialieri. Qualcuno li equipara a un militare che rifiuti l’uso delle armi o a un postino contrario alle raccomandate, e il Di qua o di là è proprio su questo: l’obiezione di coscienza, nel caso dell’aborto, è giusta? Domanda banale, che sarebbe superflua nel caso i concorsi pubblici non fossero taroccati e per un mero fatto statistico si assumessero medici con diverse sensibilità.

Ammettiamo che il ‘Di qua o di là’ è a tesi. Vogliamo infatti dimostrare, e magari non ci riusciremo, che è impossibile che una legge approvata dalla maggioranza degli italiani sia in realtà respinta da due terzi dei medici. È insomma un discorso politico e non etico, fra l’altro siamo anche più contro (l’aborto) che pro.

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