A scuola da Marzorati

13 Settembre 2012 di Fabrizio Provera

Pierluigi Marzorati, 287 presenze in  Nazionale e una sola maglia vestita in decenni di carriera, quella di Cantucky of course, è un emblema non solo del grande basket che fu, ma anche del basket che potrebbe essere in futuro. Perché attorno a questa idea di sport, nonostante le condizioni stravolte di oggi rispetto a quelle di ieri, può rinascere l’amore per la pallacanestro. Quello che si leggeva negli occhi dei ragazzini di 6 o 7 anni che lanciavano la palla verso i canestri sul piazzale del Pianella, sfidando i 17 gradi di una serata settembrina a Cantù. Cominciò così anche Danilo Gallinari, che faceva lo stesso sul parquet di Verona, dove giocò gli ultimi anni papà Vittorio. Beato il popolo sportivo che ha ancora bisogno di eroi, bandiere o simboli. Per ricordarcelo, perché non guasta mai, attorno alle 23.30 di ieri siamo entrati al Pianella – illuminato a giorno, all’interno c’era  solo il custode – e abbiamo camminato sul parquet.  Poi, volgendo lo sguardo in alto, abbiamo ripassato velocemente i nomi di chi ha calcato quel parquet e sudato tra quei muri costruiti nel 1974,  ormai segnati in modo irrimediabile dal tempo: Terry Driscoll, Renato Villalta, Oscar Schmidt, Nando Gentile, Mike D’Antoni, Bob Mc Adoo, Jim Brewer, Bruce Flowers, Antonello Riva, Toni Kukoc, Manu Ginobili, Dino Meneghin, Dan Peterson e Bob Hill, Dado Lombardi e Dido Guerrieri, Aza Nikolic e Arnaldo Taurisano, Valerio Bianchini e Stefano Rusconi, Meo Sacchetti, Gianluca Basile, Dejan Bodiroga. Non c’è futuro senza storia, non c’è un orizzonte senza una tradizione. Vale per molti ambiti dell’umano agire, ma ora vale soprattutto per il basket. ‘Caglieris pistola, il Pierlo ti fa scuola’.

Fabrizio Provera, 13 settembre 2012

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