La vita è una scommessa

A noi Sarkozy conviene

Stefano Olivari 13/03/2012

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di Stefano Olivari
Siamo freschi della visione di Le mains en l’air (in italiano tradotto con un tremendo Tutti per uno), film poco militante ma lo stesso molto duro di Romain Goupil sia sul problema dei sans papiers che sui problemi dei sans papiers. Inevitabile ambientazione parigina, con escursione in Bretagna, Valeria Bruni Tedeschi al suo meglio, temi importanti: tutto molto bello, ma la nostra mentalità anni Ottanta ci porta sempre ad interessarci più al pubblico che all’opera. E il pubblico di quel cinema, ci riferiamo al pubblico francese (il film era in lingua originale), ci sembrava al 99% contrario non solo alle politiche di Sarkozy sull’immigrazione, ma proprio a Sarkozy e a tutto quello che rappresenta in generale.
Senza bisogno di inchieste, lo si capiva dalle reazioni ad alcune battute del film e alle risate ad alcune considerazioni del regista durante la presentazione del lungometraggio (siamo pur sempre cresciuti con la TSI). Sarkozy, Berlusconi, Bush, Putin considerati secondo la peggior logica macchiettistica, quella dei Vauro e della società civile (che raccomanda i figli come quella incivile, facendo sudare gli editorialisti della casa che poi devono ingigantirne i meriti): non sintomi di un problema, o addirittura gente che gode o ha goduto di consenso popolare, ma ridicoli cattivi che impediscono alla brava gente (a noi brava gente, per citare Riccardo Fogli) di far vivere in armonia il mondo. Ma torniamo al marketing e a quel 99% anti Sarkozy. Che ci è tornato in mente oggi leggendo le quote sul primo turno delle presidenziali francesi su Agipronews, arrivate dopo un sondaggio (realizzato per Europe 1 e Paris Match) che per la prima volta dopo mesi vede passare in testa il presidente in carica sul candidato socialista: 28,5% contro 27. E allora perché la vittoria di Hollande si può scommettere a 1,29 e quella del cognato della citata Valeria Bruni Tedeschi a 4,00? Escludendo che i bookmaker siano diventati di sinistra come Goupil (ex attivista trotzkista, fra le altre cose), una possibile ragione è che i quotisti formino le proprie opinioni anche attraverso i media e che i media descrivano una realtà un po’ diversa rispetto… alla realtà. Non che i giornali mentano in maniera sistematica, è solo che rappresentano una parte della società e si rivolgono sempre a quella parte della società. Non c’è soltanto questo, ovviamente, ma anche il fatto che mesi di sondaggi pro Hollande hanno portato una grande massa di denaro sul candidato socialista e che quindi la quota debba essere tenuta bassa per ridistribuire il gioco. Di sicuro, a queste quote, Sarkozy conviene. Agli scommettitori, non certo ai sans papiers.


Twitter @StefanoOlivari

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