Perché Fortnite ha successo

1 Marzo 2019 di Stefano Olivari

Fortnite è un videogioco geniale o una cagata pazzesca? Domani, sabato 2 marzo, e domenica, su Dmax andrà in onda ‘House of eSports: Fortnite’, trasmissione condotta da Daniele Bossari e dedicata all’ESL Katowice Royale, torneo incentrato sul videogioco dal successo planetario. Un successo che onestamente ci risulta incomprensibile, lo diciamo subito senza voler fare i giovani a tutti i costi. Sul canale 52, di proprietà di Discovery (è lo stesso canale in cui si vedono le partite del Sei Nazioni di rugby), si vedranno anche live, domenica alle 19, le fasi finali del torneo in cui si sfideranno giocatori professionisti, con un montepremi da 500.000 euro. Ma non è che ci importi di copiare un comunicato stampa, pieno di ‘campioni’ dai nickname demenziali e a noi totalmente sconosciuti, di solito bimbiminkia quasi fuori età anche per essere bimbiminkia, né di analizzare il fenomeno degli eSports, visto che il loro futuro olimpico è purtroppo già certo. Troviamo molto più interessante il fenomeno Fortnite, che sta occupando le giornate di tanti ragazzini e ragazzi, oltre che di qualche adulto. Perché il gioco della Epic Sports ha raggiunto i 200 milioni di utenti registrati e il suo successo non accenna a calare?

Scopo del gioco nella modalità ‘Save the world’ è rimanere in vita in un ambiente post-atomico, post-guerra mondiale o post-qualcosa: nella sostanza non si gioca contro un avversario, ma contro l’ambiente ostile (una volta avremmo detto ‘contro il computer’). La chiave di Fortnite giocato in questa modalità, con quattro giocatori, è la cooperazione unita a mosse volte non soltanto alla distruzione del nemico, tipo la costruzione di ripari. Di grande successo è anche la modalità ‘Battle Royale’, dove si può giocare sia da soli sia in squadra: ambientato in un’isola, ha un obbiettivo molto chiaro: distruggere gli altri concorrenti o le altre squadre. Non conosciamo invece la più recente ‘Fortnite Creative’, abbiamo letto cos’è ma non conosciamo nessuno che giochi in questo assetto: a occhio ci sembra troppo filosofica rispetto alla Save the World e alla Battle Royale. Abbiamo sintetizzato per chi mai abbia sentito parlare di Fortnite, ci perdonino gli appassionati veri. Noi abbiamo giusto guardato giocare, senza avere la tentazione (anzi) di inserirci.

Venendo ai motivi del successo, abbiamo già detto che ci risultano incomprensibili ma proviamo a fare uno sforzo. Si gioca nessariamente online e non si può stoppare per riprendere in un secondo momento: in altre parole, chi abbandona la lotta è un gran figlio di…, ma soprattutto viene eliminato. Nessuna pausa, nessun calo di tensione. Non esiste insomma un modo light di giocare a Fornite. Seconda caratteristica interessante è che il gioco è nella versione base gratis, ma i soldi vengono estratti dai conti correnti dei genitori perché a pagamento sono le varie armi (ci hanno assicurato che quelle pay non fanno la differenza, ma ci sembra strano) e le personalizzazioni per così dire estetiche. Terzo fattore che colpisce è il fatto che ci possa essere cooperazione o sfida ad avversari che cooperano: la chiave della dipendenza che colpisce tanti adolescenti è secondo noi qui, nel senso di colpa che ti assale quando abbandoni un gruppo, un qualsiasi gruppo, anche dedito a stupidaggini (si pensi solo alle seghe mentali o alle giustificazioni da prima elementare quando si lascia una chat). Quarto fattore di successo, azzardiamo, la capacità di espandersi nel mondo esterno: basti pensare al successo del concerto di Marshmello o alle esultanze dei calciatori (Griezmann su tutti) mutuate dal gioco. E quindi? Fortnite non ci piace perché ricrea molte ansie della vita reale e perché sembra studiato apposta per divorare tempo, oltre che soldi, con la dipendenza che diventa manifesto programmatico invece di degenerazione. Ma ammettiamo di non capirlo e ce lo hanno fatto notare quando alle nostre piccole vittime abbiamo chiesto “Fammi vedere come si gioca”. Già il fatto di chiederlo, e secondo qualcuno anche di considerarlo un gioco, ci mette out. Di sicuro le azioni di Epic Games sono da tenere d’occhio.

Share this article
TAGS