Tutte le strade portano a Eupen

17 Febbraio 2009 di Alec Cordolcini

di Alec Cordolcini

1. La regina del mercato invernale? Si chiama Eupen e fino a gennaio veleggiava sul fondo del campionato di serie B belga. Non è la solita sparata dell’IFFHS, l’Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio che di tanto in tanto si diverte a solleticare l’opinionismo calcistico con le sue classifiche sghembe (l’ultima è quella che ha incoronato l’egiziano Abou Terika giocatore più popolare del 2008), bensì un dato di fatto oggettivo. Francia, Portogallo, Ucraina e soprattutto Italia, dalla Serie A alla LegaPro: mai come in questo inverno le strade del mercato hanno condotto verso Eupen. Arrivi dall’Udinese (il terzino sinistro Moreno Aoas Vidal), dal Legnano (il difensore ex Torino Francesco Battaglia), dal Bari (il centrale Mijat Maric), dal Parma via Pro Patria (il portiere Radek Petr, miglior numero uno ai Mondiali under-20 del 2007 in Repubblica Ceca), dalla Fiorentina via Grasshopper (l’attaccante Matthias Lepiller), dalla Paganese (la punta Nassim Mendil), dall’Yverdon (il trequartista Danijel Milicevic, nazionale svizzero under-21), dal Portuguesa (l’incontrista Celio De Conceicao) e dal Metalurg Donetsk (il multiruolo Arsene Né, uno dei Guillou-boys emigrato anni fa dall’Academie di Abidjan per giocare nel Beveren “ivoriano”). Nove giocatori in totale, ovvero quasi un’intera squadra nuova di zecca a disposizione del tecnico Nico Claesen per centrare una salvezza tutt’altro che agevole.
2. Chi si muove dietro la squadra della città di Eupen, centro amministrativo della comunità germanofona belga (71mila abitanti quasi al 100% di lingua tedesca) sita nella Vallonia orientale? Una domanda che sorge spontanea riguardo ad un club privo di facoltosi imprenditori o sponsor di peso in cabina di comando, e con una media spettatori che si aggira attorno alle 500 unità (nelle partite con realtà più grandi quali Lierse, Anversa o Sint Truiden i tifosi ospiti superano spesso e volentieri quelli locali). E il fatto che il KAS Eupen, ragione sociale (Königliche AllgemeineSportvereinigung) e sito internet in lingua tedesca, rappresenti l’orgoglio di un’intera minoranza (paragonabile ai sudtirolesi in Italia) non giustifica una rete europea di contatti così vasta. “Stiamo solo cercando di dare una mano ad un club in difficoltà” ha spiegato il procuratore ticinese Mattia Galli al quotidiano svizzero Il Giornale del Popolo. “La collaborazione con l’Eupen è nata attraverso comuni conoscenze. Noi abbiamo accettato perché lì ci sono vari potenziali mercati che possono aprirsi per i nostri giocatori”. Niente speciale insomma, almeno in apparenza. In Belgio però ci sono forum in cui si parla di “movimenti di capitali italiani di provenienza sconosciuta” attorno alla società calcistica. Troppo fresco è infatti il ricordo dello scandalo partite truccate del 2006 che mise in piazza i panni sporchi del calcio belga puntando i riflettori sul sottobosco di faccendieri e pseudo-procuratori che gravitava attorno ad un nutrito numero di squadre locali, sia nelle Fiandre che in Vallonia. Una di queste, il La Louviere, si sgretolò sotto l’accusa di essere una squadra controllata dalla mafia e finì in Derde Klasse (Terza Divisione) senza nemmeno i soldi per pagare il pullman ai giocatori. Due stagioni prima giocava in Coppa Uefa contro il Benfica ed era una delle piccole regine del calciomercato belga.
3. Il La Louviere era una società vallona. Nella Jupiler League 08/09 sopravvivono solo cinque club (Standard Liegi, Charleroi, Mouscron, Mons e Tubize) provenienti dalla regione francofona del Belgio, ieri area economicamente fiorente per l’abbondanza di foreste, ferro e carbon fossile, oggi alle prese con una congiuntura negativa che ha portato elevato debito pubblico e alto tasso di disoccupazione (specialmente nelle zone di Liegi e dell’Hainaut). L’ottimo Standard di queste ultime due stagioni, in Belgio come in Europa (da anni non si vedeva un club così competitivo fuori dalle mura del paese di Re Alberto II), rappresenta l’eccezione di una regola che parla di problemi di bilancio e spettro di imminente fallimento. Lo Charleroi galleggia cedendo ogni anno i suoi pezzi migliori (ricordiamo il compianto Francois Sterchele e, più recentemente, Laurent Ciman e Joseph Akpala, mentre il prossimo della lista potrebbe essere il marocchino Moushine Iajour, grandi potenzialità finora espresse poco e male); il Mouscron di Scifo è a rischio iscrizione per il prossimo campionato; il Tubize ha già compiuto un autentico miracolo lo scorso anno conquistando la promozione con una squadra costruita a costo zero; il Mons infine è in piena crisi, tecnica ma anche economica. Due allenatori esonerati, giocatori ammutinati, penultimo posto in campionato e casse vuote. Una situazione diventata ancora più tesa dopo il rifiuto di due giocatori, il portiere Frederic Herpoel e il difensore italiano Roberto Mirri, di indossare la fascia di capitano. E contro la dirigenza e l’attuale allenatore Christophe Dessy ha avuto parole poco tenere l’altro numero uno della squadra, Gregory Delwarte, che ha sfogato la sua rabbia su Facebook. Scoperto, per lui è in arrivo una multa salata. Dalla tragedia alla farsa.
Alec Cordolcini
wovenhand@libero.it
(in esclusiva per Indiscreto)
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