Leggi razziali, diritti acquisiti e le scuse di Pisa

14 Settembre 2018 di Indiscreto

Giovedì 20 settembre a Pisa 80 rettori delle università italiane parteciperanno a una manifestazione in cui, sintetizziamo, a 80 anni dalle leggi razziali si chiederà scusa ai professori e agli studenti ebrei cacciati dalle università italiane. Fra i professori anche scienziati come Emilio Segré ed Enrico Fermi (che non era ebreo, ma lo era la moglie). La scelta di Pisa probabilmente dipende dalla vicinanza di San Rossore, dove il 5 settembre 1938 il vile Vittorio Emanuele III promulgò le leggi razziali, ma al netto di queste scuse fuori tempo massimo è fin troppo facile prevedere che qualcuno, magari fra gli stessi rettori, stimolato dall’esempio di Moscovici farà paragoni fra il 1938 e Salvini o Di Maio.

Ma questa è noiosa attualità, più interessante la storia che ci dice che pochi docenti, fra quelli non ebrei, espressero almeno perplessità rispetto alla legge fascista. Ancora più interessante, non lo sapevamo e lo abbiamo letto una ventina di giorni fa in un articolo di Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, il fatto che 896 cattedre vennero riassegnate a professori non ebrei e che di questi 896 soltanto uno si rifiutò di rubare il posto in quel modo disonorevole. Era Massimo Bontempelli, arrivato ai posteri come scrittore ma che nella vita era stato anche militare (decorato nella Prima Guerra Mondiale), esponente di primo piano del Futurismo, fascista della prima e seconda ora. E dopo quel gesto e l’espulsione dal PNF sarebbe stato in piena guerra condannato a morte dai nazisti, candidato senatore poi eletto (ma con elezione annullata per i suoi trascorsi fascisti) con il Fronte Popolare alle Politiche del 1948, Premio Strega 1953 e varie altre cose. Insomma, una vita definibile vita.

Mentre non sapremmo come definire quella degli 896 subentranti che a guerra finita si rifiutarono di restituire il posto ai docenti ebrei, appellandosi ai diritti acquisiti, tipo il pensionato retributivo che tutti conosciamo. Il mondo accademico, pur essendosi trasformato in antifascista dalla sera alla mattina, si schierò quasi compatto dalla parte di quegli 896 e così annusata l’aria molti ‘vecchi’ docenti ebrei decisero di rimanere all’estero. Molti altri erano morti, a causa delle note vicende, e per i rimanenti, dopo un surreale dibattito politico proprio sui diritti acquisiti, ci volle ai fini della loro riassunzione un decreto apposito, intitolato in maniera geniale “Riassunzione in ruolo di professori universitari già dispensati per motivi politici e razziali”. Dispensati! Ovviamente chi era arrivato al loro posto non perse il lavoro e lo stipendio universitario, quell’Italia disastrata e poverissima dovette tenerseli a carico. I diritti erano stati acquisiti. Quanto alle scuse di Pisa, andavano fatte dopo 8 anni e non dopo 80.

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