Rottura di Maroni

22 Aprile 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
Molti leghisti vogliono dimostrare a tutti i costi di non essere provinciali, forse solo con questa psicanalisi da bar si può spiegare perchè Roberto Maroni abbia impedito la trasferta dei ‘suoi’ varesini del basket a Cantù (!) e invece concesso la libera circolazione calcistica ai tifosi di Roma, Lazio, Atalanta e Napoli.
Gente che che nel corso della stagione non si è di sicuro illustrata per sportività e di cui nessuna città di squadra ospitante (per non parlare degli autogrill lungo il percorso) sentiva la mancanza. Usando uno dei peggiori schemi politici, il ‘liberare tutti per liberare quei pochi che ci interessano’, il Ministero dell’Interno è andato contro l’evidenza e soprattutto contro l’attualità: per evitare polemiche tifose nella Capitale si è alla fine deciso di aprire le gabbie in tutto il paese. Con il corollario grottesco del prefetto di Roma sconfessato: adesso per il comitato sulla sicurezza della manifestazioni sportive l’orario migliore per le partite a rischio dell’Olimpico è diventato quello serale, perchè così (alla luce quindi di nuove scoperte, magari se ne darà notizia a Voyager) la fine della partite non coincide con il rientro a casa delle famiglie dalla gita al mare. Eppure non c’è poliziotto al mondo che pensi sia meglio lavorare con il buio invece che con la luce, specie in un contesto in cui il cane sciolto è più pericoloso del tifo organizzato classico. Il non detto della vicenda è che un esercito in trasferta ha la sua importanza, in una fase in cui ogni fischio è decisivo, e che per ‘tutelare’ lo scudetto della Roma sia sia lasciata la libertà di saccheggio a tutta la feccia della nazione.

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